PROCESSO MARONI, SALA TESTIMONE: “MAI AUTORIZZATO IL VIAGGIO A TOKYO DELLA PATURZO”
IL GOVERNATORE LOMBARDO E’ ACCUSATO DI AVER FAVORITO DUE COLLABORATRICI A CUI SAREBBE STATO LEGATO DA “RELAZIONE AFFETTIVA”
«Io non ho mai dato l’autorizzazione definitiva alla trasferta» di Maria Grazia Paturzo a Tokyo nel 2014 «perchè il suo viaggio costava troppo e non era in linea con la sua missione» di temporary manager di Expo per gli «eventi del World Expo Tour e quello non lo era».
Lo ha spiegato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex commissario unico di Expo 2015 spa, testimoniando nel processo milanese a carico di Roberto Maroni per presunte pressioni per far ottenere un contratto e un viaggio a due ex collaboratrici.
Il sindaco, è stato sentito come testimone, citato dall’accusa.
Il governatore lombardo è accusato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita in relazione alla presunte pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo nell’ambito del `World Expo Tour’ a due sue ex collaboratrici.
Il nome di Sala, all’epoca dei fatti commissario di Expo, compare più volte nelle carte, soprattutto in relazione al viaggio dell’allora collaboratrice di Maroni, Maria Grazia Paturzo (non indagata) alla quale, è la tesi del pm Eugenio Fusco, sarebbe stato legato da una «relazione affettiva».
Alla fine la donna, nonostante le perplessità di alcuni manager della società , venne inserita nella lista dei partenti per decisione di Christian Malangone, uno dei più stretti collaboratori di Sala, che ha già patteggiato per questa vicenda.
«Il capo è allineato», scrisse Malangone, riferendosi a Sala, in una conversazione intercettata. Maroni è imputato assieme ad Andrea Gibelli, segretario generale del Pirellone e presidente di Ferrovie Nord Milano, Mara Carluccio, ex sua collaboratrice al Viminale e il capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello.
Sala ha spiegato di aver «subito deciso che non era il caso» che Paturzo (ex collaboratrice al Viminale del Governatore) partecipasse al viaggio a Tokyo del 30 maggio-2 giugno 2014 perchè quello, come altri, era un evento «organizzato dalla Farnesina per promuovere Expo per la festa del 2 giugno».
E non rientrava, dunque, ha chiarito Sala, «nella missione» di Paturzo, temporary manager di Expo per il «progetto del World Expo Tour, un’iniziativa della Regione Lombardia».
«La mia intenzione – ha chiarito Sala – era di far sì che Paturzo non andasse a Tokyo, perchè il suo viaggio costava troppo, settemila euro era la cifra che mi aveva detto Malangone (ex dg di Expo, già condannato a 4 mesi per induzione indebita in abbreviato, ndr) e non era in linea con la sua missione».
Ed ha chiarito di aver scelto per quella situazione la «via di disincentivare la Regione» affinchè Paturzo non partecipasse alla missione a Tokyo, perchè in quello, come in altri casi, «il mio ruolo era anche quello di ricondurre al buon senso per far capire che non era il caso, tiravo la palla in avanti, in pratica».
Poi ha chiarito ancora: «Non ho mai detto un `no’ netto a Malangone, ma gli ho detto di far presente che la cifra per il viaggio di Paturzo mi sembrava troppo alta e di segnalare anche che quell’evento non c’entrava con il World Expo Tour».
Al pm Eugenio Fusco che gli ha chiesto, poi, cosa significasse la email che all’epoca Malangone scrisse a Roberto Arditti, allora capo della comunicazione di Expo, dove il primo diceva, a proposito della trasferta di Paturzo, `ok capo allineato’, Sala ha risposto: «Io credo significasse `capo informato della situazione’, altrimenti avrebbe scritto `capo d’accordo’».
Secondo la Procura, Maroni avrebbe voluto che Paturzo fosse inserita nella delegazione della Regione per il viaggio a Tokyo e che fosse spesata da Expo, perchè il Pirellone non poteva coprire i costi.
Da qui, sempre secondo l’accusa, le presunte «pressioni» di Maroni su Malangone, attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (anche lui imputato), e l’accusa di induzione indebita. Maroni, poi, non andò a Tokyo (dove la delegazione fu guidata da Mario Mantovani) ma a Berna, sempre per promuovere l’Expo per la festa della Repubblica.
(da “il Corriere della Sera”)
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