PUTIN AL FRONTE MOSTRA TUTTA LA SUA DEBOLEZZA: LA VISITA DEL PRESIDENTE RUSSO NEI TERRITORI OCCUPATI DI KHERSON E LUGANSK È UNA MOSSA PER RASSICURARE SOLDATI E COMANDANTI
“MAD VLAD” SA BENE CHE NEI PROSSIMI MESI I TANK NATO ULTIMO MODELLO, UNITI AL MEGLIO DELL’ARTIGLIERIA, DEI MORTAI E DEI DRONI PRODOTTI DALLE AZIENDE OCCIDENTALI, POSSONO TRAVOLGERE L’ARMATA LESSA
A prima vista verrebbe naturale mettere sullo stesso piano le due visite al fronte compiute a poche ore di distanza rispettivamente da Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Se non fosse per il fatto che si sono recati in luoghi opposti, ma non speculari, dei campi di battaglia, sarebbe logico presentare l’evento come l’incarnazione nei corpi e nei gesti dei due presidenti avversari della sfida senza esclusione di colpi tra Russia e Ucraina a 14 mesi dall’inizio della guerra.
Il presidente russo ha perso l’iniziativa che si era arrogato lanciando l’invasione (non provocata) delle sue truppe sul suolo ucraino il 24 febbraio 2022 con il piano di eliminare l’avversario tramite la brutale forza militare. Mirava a vincere tutto entro poche settimane, ma oggi si ritrova a dover proteggere le sue conquiste: la sua offensiva dell’inverno è impantanata nei fanghi del disgelo primaverile, le sue truppe combattono una sanguinosa battaglia a Bakhmut che, se anche vincessero avanzando tra le macerie degli ultimi quartieri occidentali, cambierebbe ben poco degli equilibri militari.
Così, la sua visita lunedì tra le langhe della zona orientale di Kherson (quella occidentale se l’è vista portare via dagli ucraini in novembre) e poi a Lugansk ricorda da vicino quella notturna compiuta un mese fa tra le rovine disperate di Mariupol, dove ancora i lavori di cosmesi per la ricostruzione dei palazzi del centro non riescono a nascondere lo scempio provocato dalle bombe russe.
La cruda realtà resta che Putin è andato a rassicurare soldati e comandanti di fronte alla prospettiva, tutt’altro che remota, per cui i tank Nato ultimo modello, uniti al meglio dell’artiglieria, dei mortai e dei droni prodotti dalle aziende occidentali, potrebbero travolgere il suo esercito.
Non a caso Kherson è la porta per la Crimea: l’anno scorso gli ucraini non l’avevano difesa perché costretti a fare barriera per impedire l’arrivo a Kiev delle colonne nemiche scese dalla Bielorussia.
Ma oggi la situazione appare diversa: i russi da novembre scavano trincee, erigono bunker, minano i campi come forsennati. E lo stesso avviene a Lugansk: un anno fa era visto come la piattaforma di lancio delle truppe russe, che avrebbero dovuto unirsi a quelle in arrivo da Kharkiv e dunque irrompere nel centro del Paese verso Dnipro;
Da qui, il significato della visita di Zelensky ieri ad Avdiivka. La cittadina è parte integrante del sistema difensivo ucraino costruito nel 2014 per fermare la guerriglia filorussa. Un mese e mezzo fa, logorati dalla sfida per Bakhmut, i comandi di Mosca hanno provato a conquistarla con martellanti bombardamenti. I risultati sono stati però meno che scarsi. E ieri il messaggio del presidente ai suoi soldati è stato chiaro: resistete ancora un poco, dateci il tempo di organizzare l’offensiva, presto da Avdiivka andremo a liberare tutto il Donbass.
(da Corriere della Sera)
Leave a Reply