RAGAZZA VIOLENTATA A ROMA, UN ALTRO VIDEO INCASTRA IL MILITARE AGGRESSORE
IL RACCONTO AGLI INQUIRENTI DEL FIORISTA TESTIMONE CONFERMA LA VERSIONE DELLA QUINDICENNE
«Eccolo, è lui, è passato correndo fortissimo, arrivava da via Sabotino e ha svoltato in via Monte Santo, questione di pochi secondi».
Dopo quelle del ristorante, anche le telecamere esterne del chiosco di fiori tra via Sabotino e via Monte Santo in Prati hanno ripreso la fuga di Giuseppe Franco, il militare di 31 anni accusato di aver stuprato una quindicenne la sera del 29 giugno. «La polizia ha voluto vedere i filmati – conferma il negoziante – noi siamo aperti tutta la notte, gli agenti lo stavano ancora cercando, gli abbiamo indicato la direzione che aveva preso».
L’inseguimento
Sono le 23.46, la violenza si sarebbe appena consumata nei pressi della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, la ragazzina è corsa a raccontare tutto alle amiche, la madre di una delle due si fionda in strada e comincia l’inseguimento.
«Alto, molto muscoloso, pantaloncini corti», Franco viene individuato praticamente subito. In un primo video delle telecamere di zona, diffuso venerdì, si distingue nettamente il marinaio allontanarsi spedito, dietro la donna che cerca di tallonarlo mentre la vittima crolla in un pianto disperato abbracciata ad una delle coetanee. Franco sta correndo verso il fioraio, Botros Mohsen Youssef, la cui testimonianza è ora agli atti degli inquirenti: «Sentivo delle urla – racconta – poi ho visto quest’uomo correre velocissimo, indossava una maglietta e dei bermuda, non sapevo cosa fosse successo mi sono solo scansato perchè andava molto forte, all’inizio ho pensato a un incidente o a un furto, cioè a una persona che stava scappando».
L’«esca» della bicicletta
«Pochi minuti dopo – continua Botros – è arrivata qua anche una donna in bicicletta, ho pensato che fosse la madre perchè ha fatto sei, sette giri del quartiere mentre continuava a chiedermi “dov’è andato, ditemi dov’è, lo devo trovare, da che parte è andato”, io ho indicato via di Monte Santo e poi è arrivata la polizia, non ho fatto in tempo a chiamare io il 113 perchè era già pieno di lampeggianti».
Alla fine, Franco non l’ha ritrovato la madre ma gli uomini della Squadra Mobile: “l’esca” della bicicletta, parcheggiata dal militare e recuperata dal fratello Mario – indagato per favoreggiamento – la mattina successiva, ha permesso agli agenti di risalire all’abitazione dei due.
(da “il Corriere della Sera“)
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