RAPPRESAGLIA SENZA FINE
IL COLPO CHE IL GOVERNO DI ISRAELE HA DATO ALL’IMMAGINE DELLA NAZIONE E’ IRRECUPERABILE
Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha avuto parole molto dure contro l’esibizione di un gruppo musicale che al concertone del Primo Maggio ha cantato un testo filopalestinese sulle note di Hava Nagila (popolarissimo canto della tradizione ebraica).
Fadlun ha definito quell’esibizione “un insulto e una violenza inaccettabile”. La sensibilità lesa è la sua e nessuno ha il diritto di sindacare sui sentimenti di Fadlun e della comunità che rappresenta.
Ma sbalordisce, al tempo stesso, l’incapacità o peggio il rifiuto di percepire che il macello di Gaza è di tali dimensioni, e di così lunga durata, da sconvolgere ogni precedente assetto della questione israelo-palestinese, e ogni precedente
opinione sulla stessa.
Con osceno eufemismo, la destra israeliana ha definito a più riprese “migrazione volontaria” la fuga degli abitanti di Gaza dalla smisurata rappresaglia dopo la strage criminale del 7 ottobre; con ancora più osceno cinismo, Trump e i suoi famigli valutano lo smantellamento di Gaza come una lucrosa operazione immobiliare, facendo sembrare la distruzione sistematica di quelle case e di quegli edifici pubblici una specie di demolizione anticipata, in attesa dei nuovi cantieri in una Gaza post-palestinese.
Dentro questo tragico quadro due milioni di esseri umani, compresi le donne e i bambini, compresi gli oppositori di Hamas, hanno zero diritti e un solo dovere: scomparire. L’interruzione a singhiozzo dei rifornimenti di cibo e di medicinali aggravano un quadro già ampiamente imputabile di persecuzione su basi etnico-nazionali.
Il colpo che il governo di Israele ha dato all’immagine di quella Nazione è tremendo, forse irrecuperabile. Molto più preoccupante, per gli ebrei di tutto il mondo, di una canzone sul palco del Primo Maggio.
(da La Repubblica)
Leave a Reply