RAZZI TURCHI SU RAS AL-AYN, ERDOGAN NON RISPETTA NEANCHE LA TREGUA CHE HA FIRMATO
AMNESTY DENUNCIA LA TURCHIA PER CRIMINI DI GUERRA… L’AMBASCIATORE TURCO A ROMA SI LAMENTA DELL’ITALIA
L’accordo sul cessate il fuoco siglato ieri ad Ankara dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo e il vice presidente Mike Pence con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non basta per fermare l’offensiva nella regione del Rojava, la zona del Nord della Siria in mano ai curdi.
Per quanto i combattimenti siano diminuiti rispetto ai giorni precedenti, anche oggi si sono registrati scontri: l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia razzi turchi contro la città siriana di Ras al-Ayn, situata lungo il confine. Cinque civili sono stati uccisi. Secondo l’agenzia curda Firat, i raid e i bombardamenti turchi di oggi hanno ucciso 5 combattenti curdo-siriani, mentre altri 2 sono rimasti feriti. La stessa fonte sostiene che i bombardamenti hanno ferito 8 civili. Il fuoco della tensione resta comunque Ras al-Ayn, mentre la calma sembra prevalere nelle altre località teatro nei giorni scorsi di scontri.
Dell’accordo ha parlato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan: “le nostre truppe non lasceranno la zona di sicurezza” concordata nel nord-est della Siria dopo la fine delle ostilità , ha spiegato. La questione relativa a chi controllerà la fascia di sicurezza e alla presenza delle truppe turche è fra gli interrogativi rimasti aperti dopo l’annuncio di ieri.
Intanto Amnesty International ha denunciato la Turchia per crimini di guerra: l’esercito turco e le milizie siriane sue alleate hanno compiuto “crimini di guerra” durante l’operazione militare contro i curdi nel nord-est della Siria lanciata il 9 ottobre. Secondo Amnesty le truppe di Ankara sono colpevoli di una “serie violazioni e crimini di guerra, omicidi sommari e attacchi illegali” ed hanno manifestato un “vergognoso disprezzo per la vita dei civili”.
L’ong sostiene che “le informazioni raccolte forniscono prove schiaccianti di attacchi indiscriminati in aree residenziali, compresi attacchi a una casa, un panificio e una scuola, condotti dalla Turchia e dai gruppi armati siriani suoi alleati”. Tra i casi segnalati anche l’esecuzione dell’attivista curda Hevrin Khalaf. Le accuse di Amnesty sono basate sulle testimonianze di 17 persone tra cui operatori dei soccorsi, medici, giornalisti e gente comune. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime civili sul fronte curdo sono state almeno 72.
Secondo l’intesa raggiunta ieri tra Usa e il governo di Ankara, i combattenti curdi hanno cinque giorni di tempo per ritirarsi dalla “zona di sicurezza”, che la Turchia ha indicato in 32 chilometri di profondità a partire dal confine, nel nord-est della Siria. A quel punto, i turchi dovrebbero fermare l’offensiva e ritirarsi, ma la fascia di sicurezza dovrebbe diventare una sorta di protettorato turco in Siria lungo 120 chilometri.
La città simbolo di Kobane è per ora esclusa da questi accordi.
Fra le conseguenze della tensione c’è da segnalare la tensione fra Roma e Ankara: la guerra di Ankara in Siria ha finito per infliggere un “danno alle relazioni bilaterali” tra Roma e Ankara, secondo l’ambasciatore turco a Roma Murat Salim Esempi. Il danno, ha spiegato il diplomatico, è stato causato dalle dichiarazioni del governo italiano, che lo aveva convocato alla Farnesina nelle prime ore dell’offensiva, e dalla dura telefonata fra il premier Giuseppe Conte e Erdogan, in cui l’italiano chiedeva la cessazione delle ostilità .
(da agenzie)
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