RENZI AL NAZARENO CON LA CARICA DEI 120
L’EX SEGRETARIO SICURO DI AVERE LA MAGGIORANZA… SE MARTINA CHIEDE LA FIDUCIA FINO AL CONGRESSO, SARA’ ROTTURA
L’hanno ribattezzata “linea Fazio”, nella war room renziana.
Dove la Direzione è preparata come una battaglia campale per il controllo del Pd: “Vogliono il confronto con i Cinque Stelle? — è il ragionamento che trapela dai piani alti del Nazareno — Bene, ma in streaming. Il punto fermo è mai Di Maio a Palazzo Chigi. E no a Salvini. Noi siamo per un Governo delle regole”.
Parole accompagnate dai numeri squadernati sul tavolo, dopo un ultimo giro di telefonate notturne e mattutine.
Ci sono 119 parlamentari su 160 che hanno detto “mai a un governo con Di Maio”.
E c’è il pallottoliere della Direzione. L’ultimo aggiornamento dice che 120 sono blindati: “Ma se vogliono la conta, presentiamo il nostro documento e finisce 130 a 70”.
Numeri. Calcoli. Strategie e spifferi, nell’ora della grande conta nel Pd.
Pare che ogni punto di mediazione, al momento, sia saltato.
Da un lato c’è l’ex segretario, in questo suo ritorno in campo per non perdere il controllo del partito, dall’altro tutti i big storici del Partito Democratico.
A poche ore dall’inizio della Direzione la loro richiesta, a quel che si capisce, è di accordare la fiducia a Martina fino al congresso.
Se così fosse, si andrebbe incontro a una clamorosa rottura. Col presidente del partito, Matteo Orfini, pronto ad alzarsi e a leggere lo statuto secondo cui il reggente può riceverla fino all’assemblea, ma non fino al congresso.
Perchè solo un nuovo segretario, non un reggente, può condurre il partito al congresso. E a quel punto ci si conta, per poi contarsi nuovamente in assemblea.
Se invece Martina chiederà “fiducia” solo fino all’assemblea, allora via libera anche dagli uomini dell’ex segretario, che eviterebbero volentieri la conta perchè comunque attesta che i numeri di Renzi in Direzione non sono più quelli di una volta.
Voi capite che quando un partito arriva a lacerarsi su queste questioni, siamo a un passo dalle sedie che volano, come accadeva in indimenticabili direzioni dei partiti della prima Repubblica.
Normalmente accadeva prima delle scissioni. Parlando un po’ di politica, tutto questo cosa significa, oltre la fotografia di un partito che ha perso il contatto con la realtà ? Significa che, tra l’intervista a Fazio e il documento sottoscritto dalla maggioranza di parlamentari, Renzi ha fatto saltare la linea dell’accordo con i Cinque stelle.
In tre giorni, ha picconato un accordo che equivaleva a un renzicidio sul terreno del governo, e ha messo nero su bianco i numeri i numeri della sua maggioranza tra i gruppi parlamentari e in direzione, di ciò che resta del Pd.
Si può condividere o no, può piacere o no.
Può essere vista come una “linea” o come una “cieca vendetta”, ma il comunicato in cui il Quirinale convoca le consultazioni senza neanche attendere la direzione del Pd (perchè non c’è nulla da attendere) certifica un suo successo tattico: Di Maio Palazzo Chigi non lo vedrà mai, neanche col binocolo.
Prospettiva che invece domenica mattina era ancora in vista finchè il dialogo con i Cinque Stelle era nelle mani di Martina. In fondo era prevedibile perchè il Pd è diventato (e non da oggi) il Pdr, nel senso di partito di Renzi.
Nè andrà a Palazzo Chigi Salvini, perchè non ha i numeri per chiedere un incarico. All’ordine del giorno c’è il governo del Presidente, che nasce come governo di tutti e magari si realizza come governo di chi ci sta.
Non è un terreno distante dal governo delle regole proposto dall’ex segretario. Dipende dal nome che sceglierà Mattarella, dal profilo dei ministri, dalla mission complessiva, ma è un terreno su cui il Pd può scendere dall’Aventino e giocare a fare politica.
E a meno di clamorose novità sui numeri il dominus della nuova fase è lo stesso della precedente e di quella prima ancora.
Accade così nei partiti, come viene spiegato nei manuali. Il ricambio è possibile finchè i partiti non mutano geneticamente. Poi diventa impossibile, perchè i critici diventano ospiti in casa altrui.
(da “Huffingtonpost”)
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