RENZI SENZA USCITE: ELEZIONI SUBITO NON E’ PIU’ TABU’
I FEDELISSIMI DEL PREMIER IPOTIZZANO ELEZIONI IN AUTUNNO: LUI PUNTA AD ANDARE AVANTI, MA NON SCARTA L’IPOTESI…. E IN SERATA VA DA RE GIORGIO
“Caro Matteo, non amo il ruolo del grillo parlante ma l’evoluzione delle resistenze al cambiamento conferma la mia previsione che questo Parlamento non è in condizione di fare le riforme. E allora torno a dirti: andiamo a votare”.
La lettera aperta di Roberto Giachetti, vice presidente della Camera renzianissimo, al premier, viene diffusa nella tarda mattinata.
Il Senato è un pantano incontrollabile, le riforme costituzionali sembrano entrate in una palude senza via d’uscita e l’ingorgo parlamentare rischia di fare arenare insieme a loro praticamente tutti i decreti.
“Meglio votare con il Consultellum che insistere con questo ostruzionismo che colpisce e uccide la speranza di milioni di italiani”, insiste Giachetti.
La sua non è una voce nel deserto.
E l’orizzonte del voto viene preso in considerazione pure a Palazzo Chigi. “Il Presidente del Consiglio non ha paura delle elezioni”, ripetono i suoi.
Certo, il sistema proporzionale non è il massimo, e certo in questa fase Renzi dovrebbe chiedere agli italiani un consenso sulla base di cose non ancora fatte.
Ma non è detto che l’alternativa non sia peggiore del male. “Meglio andare a votare adesso, subito, in autunno. Meglio additare ai cittadini chi è che ha fatto crollare le riforme. Meglio non lasciare agli altri il tempo di riorganizzarsi. Fanno ostruzionismo? È tutta benzina per Matteo”, commenta a Montecitorio un renziano doc.
E allora, ecco che tra gli scenari possibili per il voto non si parla più solo della prossima primavera, ma addirittura si valuta l’ipotesi autunno.
Minacce a quella che il segretario regionale della Toscana, Dario Parrini, anche lui ultra-renziano, definisce “vetocrazia e non democrazia”.
Minacce più che reali intenzioni, per ora: perchè la posizione ufficiale di Renzi è un’altra. Punta ai 1000 giorni, al 2018.
E si mostra ancora una volta fiducioso: “Non capiscono che ogni giorno di ostruzionismo in più è un’ulteriore iniezione di consenso per il governo”, commenta a sera parlando con i suoi.
Per chiarire il concetto, ha coniato l’hashtag #mentreloro: “loro” sarebbero i Palazzi, Camera e Senato, contrapposti all’esecutivo che lavora.
“Sulle riforme, l’importante è arrivare al traguardo”, commenta il premier.
Ma l’appello di Giachetti lo registra: in altre parole lo tiene presente. Anche se a Palazzo Chigi si fa notare che i parlamentari non saranno mai disposti a suicidarsi, e dunque alla fine cederanno, consegnando al premier le riforme che vuole.
Su questo presupposto, Renzi continua ad agitare l’ipotesi elezioni. Pensando che alla fine comunque è lui il più forte.
E a sera va da Giorgio Napolitano: si parla quasi esclusivamente di Europa.
Il premier sa che il Presidente non sarebbe d’accordo con un’ipotesi di voto anticipato. Ma sa anche che tutto dipende dalla possibilità di portare a casa quelle riforme alle quali Re Giorgio ha legato sia l’inizio che la fine del suo mandato.
E infatti il monito-appello di ieri in materia lo recepisce come un assist al suo lavoro. E dunque, Renzi se si dovesse rendere conto che non ce la fa ad andare avanti, che questo Parlamento non lo segue, non dovrà far altro che scegliere il momento per lui migliore e indicare al Colle e all’Italia i colpevoli “frenatori”.
Per chi non avesse capito ci pensa il presidente del Pd, Matteo Orfini in serata a chiarire a In Onda: “O si vota per le riforme o per le elezioni”.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano)
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