RENZI SI INTESTA PURE LA FERRARI DA BORSA: A PIAZZA AFFARI ALLE 9 VA IN SCENA LO SHOW
CON MARCHIONNE PER CELEBRARE IL DEBUTTO IN BORSA DELLA FERRARI
Matteo Renzi monta sulla Ferrari per cavalcare il mito italiano per eccellenza ed entrare nel mondo della finanza. Dopo Wall Street, il Cavallino fa il suo debutto storico a Piazza Affari.
Il premier, alle 9 in punto, sarà immortalato nelle foto accanto al presidente Sergio Marchionne, protagonista assoluto della nuova vita della Rossa.
La Ferrari per Renzi è il simbolo del global tricolore capace di unire la creatività nostrana, fatta di artigianato e grande tecnologia, alla capacità di far circolare il brand nel mondo.
Completata la separazione tra Fiat Chrysler Automobiles e Ferrari, sbarcano in Borsa i due titoli scorporati: passaggio cruciale all’interno di uno scenario che guarda al consolidamento dell’industria dell’auto.
La vetrina di Piazza Affari è di quelle prestigiose, oltrechè nazionalpopolari, e Matteo Renzi, nonostante si tratti del debutto in Borsa di un’azienda privata, non mancherà . Davanti a Palazzo Mezzanotte, come avvenuto a New York, sarà esposta l’intera gamma della casa di Maranello: una decina di vetture, comprese le serie speciali LaFerrari e l’ultima nata F12 Tdf.
Di questo grande evento Renzi e Marchionne avevano già parlato in modo informale durante il Gp di Monza.
Segno che il rapporto tra i due è diventato quasi simbiotico, nonostante nell’ottobre del 2012 volassero gli stracci.
“Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l’economia”, diceva l’allora primo cittadino di Firenze.
E l’amministratore delegato della Fiat replicava: “Renzi? È la brutta copia di Obama, pensa di essere Obama, ma è il sindaco di una piccola città ”.
E ancora: “Marchionne dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare di Firenze”, rispondeva a sua volta Renzi.
I toni erano questi e all’epoca al centro dello scontro c’era il fallimento del progetto ‘Fabbrica Italia’.
Ma poi, quando nel febbraio 2014 Renzi diventava premier, già nel mese successivo, durante il salone di Ginevra, i vertici Fiat iniziavano ad abbracciare la politica del nuovo presidente del Consiglio.
La riduzione del cuneo fiscale “è un atto dovuto anche per incoraggiare le imprese”, diceva l’a.d. del Lingotto mentre si schierava anche a favore dell’abolizione dell’articolo 18, definito un rottame su binari morti, e del Tfr in busta paga.
La comune distanza nei confronti della Cgil di Susanna Camusso e della Fiom di Maurizio Landini si può dire che tra Renzi e Marchionne sia stata galeotta.
Negli anni della crisi, la numero uno di Corso d’Italia aveva definito “pericolosa” la posizione assunta dalla Fiat con il blocco degli straordinari e la sospensione del trasferimento di 500 lavoratori in cassa integrazione da Mirafiori a Grugliasco.
Ma quando Renzi va a visitare lo stabilimento di Detroit, prima di lui era andato Obama, applaude alla nuova Fca: “Straordinaria, eccitante ed esaltante” la “scommessa” di Marchionne su Fiat e Chrysler che erano “bollite”.
E contrariamente a quanto detto due anni prima dal palco del consiglio comunale di Firenze, il premier definisce l’azienda di Detroit un modello da seguire per l’Italia.
E la sintonia con Marchionne è tale che il numero uno del Lingotto, citando il premier, dice: “Delle critiche della Camusso ce ne faremo una ragione”.
A Marchionne arriva così l’attestato di stima più grande e riguarda la partita chiave del gruppo Fiat.
“Per me – dice il premier – non è importante dove si trova il quartiere generale finanziario e delle attività . Per me la cosa importante è mantenere il made in Italy. Non è importante se a Wall Street o a Amsterdam. Quello che è assolutamente importante è l’aumento dei posti di lavoro in Italia”.
Non solo: “Sono gasatissimo dai progetti di Marchionne”.
Più volte, inoltre, i vertici Fiat hanno fatto visita a Palazzo Chigi, dove hanno presentato anche la prima Jeep Renegade prodotta a Melfi.
Come se non bastasse, nel maggio scorso, Renzi ha snobbato Confindustria per andare a Melfi, dove è arrivato a bordo di una Jeep Renegade rossa e dove gli operai lo hanno accolto leggendo una poesia.
Ora arriva un appuntamento particolarmente importante. Gli occhi della finanza mondiale saranno puntati su Piazza Affari e Renzi è pronto a cointestarsi un successo nella speranza di far identificare la sua Italia, che corre e che va spedita, con la fabbrica di Maranello.
E questa accelerazione-identificazione gli serve proprio ora che più che mai, in Italia e all’estero, cominciano ad affiorare critiche e dubbi sul nuovo corso di palazzo Chigi.
(da ““Huffingtonpost“)
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