RICORDO DI GIORGIO ALMIRANTE
VIVI COME SE TU DOVESSI MORIRE SUBITO… PENSA COME SE TU NON DOVESSI MORIRE MAI
Venti anni fa si spegneva a Roma Giorgio Almirante, esattamente un giorno dopo la morte di Pino Romualdi. Come quattro anni prima Almirante, sorprendendo tutti, si recò a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer, altrettanto fecero Nilde Jotti e Giancarlo Pajetta nei suoi confronti, segnando la fine di trenta anni di odio e di contrapposizione feroce. Il dopoguerra era finito, iniziava una nuova fase della politica italiana. Migliore o peggiore non spetta a noi dirlo, certamente diversa.
Scrivere queste righe per me, come per tanti della mia generazione, vuol dire ricordare una parte essenziale della propria vita, fatti che l’hanno segnata, marchi indelebili nella mente e nel cuore di uno dei tanti ragazzi che “voleva cambiare l’Italia” in nome di un Ideale politico. La prima volta che vidi Almirante… avevo 15 anni, era un 19 aprile di tanti anni fa, andai al mio primo comizio, piazza Verdi a Genova, tante bandiere tricolori, Almirante parla, una ventina di comunisti alla spalle, fatti avvicinare troppo dalle forze dell’ordine, lanciano sassi e bottiglie, Almirante non si muove di un millimetro mentre i sassi lo sfiorano, una bottiglia piena di sabbia colpisce sotto il palco Ugo Venturini, un giovane operaio, militante del Msi…morirà dopo una lunga agonia il 1 maggio, festa del lavoratori. Nessuno verrà mai condannato per il suo assassinio. Quel giorno, direbbe Pasolini, da una parte c’erano i ricchi borghesi dell’università a lanciare sassi, dall’altra tanti proletari come Ugo.
Quel giorno forse idealmente presi il suo posto, iniziai a fare politica attiva a scuola, una delle due di Genova dove eravamo presenti. Nella mia scuola c’erano due esponenti di Lotta Continua, condannati poi per lotta armata nelle Brigate rosse, tanto per capire il clima. Erano tempi in cui Almirante lo si poteva vedere solo una volta l’anno in Tv, a tribuna politica. Questa era la democrazia… non mi vergogno a dirlo, imparai a odiare … eravamo emarginati, perseguitati… ma uniti all’interno da una passione, un orgoglio, una rabbia, accumunati da valori, onestà e dirittura morale che ci rendeva forti .
Quanti volantinaggi a scuola, quanta incoscienza, quanti sassi che piovevano in federazione, imparai allora a sentire passi a distanza e essere sempre pronto a reagire. Era la vita di chi sceglieva Almirante e non i democristiani come invece facevano i borghesi che stavano chiusi nelle loro belle case di Carignano.
Passarono gli anni e la mia maturazione politica all’interno del Msi mi portò a posizioni opposte a quelle del segretario. Per tanti anni poco condivisi delle sue scelte, entrai negli organismi nazionali del Msi, lo ascoltavo spesso e mai mi convinceva la sua linea politica. Ricordo a un congresso nazionale, ero poco più che ventenne, presentai un ordine del giorno contro la vivisezione …sicuramente mai nessuno nel Msi aveva trattato un tema ambientalista…lo lessi…lui era a pochi metri… ricordo che mi seguì attentamente, alla fine mi fece un cenno di adesione col capo guardandomi coi suoi occhi profondi. Era un signore d’altri tempi, aveva stile e classe, era un uomo intellettualmente onesto.
Parecchi anni dopo venne a tenere un comizio a Genova, in un teatro. Avendo la responsabilità di federazione, affidano a me l’organizzazione del tutto. Tanti giovani ai lati quando entra… .Almirante è soddisfatto, incrocio il suo sguardo e ringrazia con un cenno. Qualche giorno dopo ricevo due righe ufficiali di congratulazioni.
E’ proprio vero che nella vita i giudizi, magari non positivi su una persona, mutano quando poi vengono i “successori” e alla fine rivaluti chi c’era prima… perchè il Msi di Almirante potevi contestarlo, potevamo prenderci a seggiolate in testa ai Congressi, ma i Congressi si tenevano e si parlava di politica e non di poltrone, si discutevano tesi e non di posti in lista, c’era la voglia di mettersi in discussione sempre, di rischiare, c’era passione vera, sangue e lacrime vere, emozioni e sentimenti … E quando avevamo qualche lira in tasca ci si comprava un libro, rinunciando a un paio di pantaloni, facevamo lunghi viaggi in treno in seconda classe perchè non eravamo “gente” da auto blu. Eravamo combattenti di un ideale di vita, di società , di Stato. Dovevano ammazzarci per fermarci… non ce l’hanno fatta e siamo qua. Grazie a uomini come Almirante e ad altri come lui. Non ha importanza che abbia fatto tanti errori … ci piace ricordare l’esempio di stile di vita che ci ha trasmesso, la serenità del suo sguardo, il non rinnegare e non restaurare…sarebbe stato bello se se lo fosse ricordato qualche suo successore, ma si sapeva come sarebbe finita…
Sono passati 20 anni, sono cambiate tante cose, non è mutato il nostro “fare politica per passione e non per interesse”, che ci ha insegnato anche Almirante.
“Quando vedi la tua verità fiorire sulle labbra del tuo nemico, devi gioire, perchè questo è il segno della vittoria” … sono tue parole Giorgio… oggi tanti riconoscono che avevamo ragione, tanti sono diventati di “centrodestra” per convenienza…non ha importanza… non saranno mai dei “maestri di vita” …i veri maestri non si cercano per averne un utile, si incontrano per caso…in quelle strade di periferia dove tu, macinando chilometri con le scarpe bucate, nel dopoguerra tenevi insieme il “mondo dei vinti”… E quello spirito, quel contatto con il popolo vero, è sempre stata la nostra via maestra, il nostro orgoglio, il nostro valore aggiunto.
Grazie di tutto Giorgio.
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