RIMPATRIO IRREGOLARI: MINNITI VENDE FUMO, LA LEGALITA’ E’ UN’ALTRA COSA
SI AVVICINANO LE ELEZIONI E INVECE CHE DIRE LA VERITA’ SUL PROBLEMA IRREGOLARI SI PREFERISCE RACCONTARE BALLE… AGLI SPECIALISTI SALVINI E MELONI, ORA SI ACCODANO GRILLO E GENTILONI
Chi ha buona memoria non si può stupire della scelta di Marco Minniti come neoministro “muscolare” degli Interni.
Politico calabrese vicino a Massimo D’Alema, vice-ministro degli Interni del governo Prodi, presidente dell’ ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), un centro di analisi ed elaborazione culturale sui temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence di cui era presidente onorario Francesco Cossiga, Marco Minniti è “l’uomo del Pd” esperto in sicurezza per antonomasia, personaggio con ottimi agganci e di indubbio livello mediatico.
Per capirci, tutt’altra cosa da Alfano che coniugava la sicurezza con la politica, lui sembra soffrire di non aver scelto la carriera in polizia.
Non c’è da stupirsi quindi che, con la prospettiva di elezioni a giugno, il Pd metta in campo il “duro” Minniti, personaggio adatto a far recuperare voti.
Ma non a sinistra, come auspicava il suo maestro D’Alema, ma nell’elettorato reazionario ormai trasversale, sulla scia renziana, insomma.
Ma proprio perchè Marco è mentalmente un “funzionario di polizia” gli sfugge che il problema profughi non può essere trattato come un mero fatto di ordine pubblico per venire incontro ad una fantasiosa “percezione di sicurezza”, ma rappresenta un fenomeno complesso dalle mille sfaccettature che necessita di un approccio tecnico ma soprattutto politico.
Vediamo di sintetizzare, partendo dai dati.
Nel 2016 gli stranieri irregolari rintracciati sono stati 38.284: 16.776 sono stati allontanati, 21.508 non sono stati rimpatriati.
Solo 5.066 sono stati rimpatriati nei paesi di origine: Minniti dice che sono pochi e che vanno raddoppiati quest’anno.
Quello che non dice è che per rimpatriarli occorre che il Paese di origine li accetti in base ad accordi e trattati. Ma si da il caso che esistano solo 4 Stati con cui l’Italia ha un accordo in tal senso: Egitto, Tunisia, Marocco e Nigeria.
Sapete quali sono i primi cinque Stati di origine dei profughi? Nigeria (10.135, il 16 per cento), Mali (9.790, il 15 per cento), Gambia (8.575, il 13 per cento), Pakistan (7191, 11 per cento) e Senegal (4.700, 7 per cento).
Quindi 4 Paesi su 5 non hanno accordi per il rimpatrio, tanto per capirci, cosa ben chiara peraltro anche a chi vende fumo.
E si badi bene, qua evitiamo di ragionare su altri aspetti come il fatto che nel 2016 dei profughi arrivati che hanno fatto richiesta di asilo, il 37% ha visto accolta la richiesta di protezione, nelle sue tre forme previste, mentre il 63% no, ma con un sistema originale: quello di negarlo a seconda dei Paesi di origine.
Ma la valutazione delle storie personali è imprescindibile, è il fondamento stesso del diritto d’asilo, l’analisi deve essere fatta sulla base della vita e della storia delle persone. Non si può assolutamente escludere che tra le persone che vengono dal Pakistan, dal Gambia, dal Ghana ci sia chi è meritevole di protezione. Non è pensabile tener conto solo del paese d’origine, perchè si deve sempre valutare anche il livello di vulnerabilità delle persone e della situazione di rischio che si lasciano alle spalle.
Ma con questo sistema “allegro” l’Italia ha pensato bene di stringere i cordoni, negando l’asilo persino a profughi di nazionalità nigeriana che fuggivano da Boko Haram, tanto per capirci.
Piccolo dettaglio: chi si vede negare il diritto di asilo puo’ fare ricorso, è risaputo. Quello che non si sa è il 70% dei ricorsi è favorevole al richiedente asilo, segno evidente che qualcosa non è stato valutato nel modo giusto in prima istanza.
Perchè Minniti non dice nulla su questo?
Perchè vorrebbe rimpatriare anche questi “irregolari” che poi tali non sono?
La legalità è tale se sa coniugare rigore e certezza del diritto, non deve rispondere emotivamente alle mode e ale paure, o peggio alle speculazioni elettorali.
Per non parlare dei centri di identificazione ed espulsione (CIE) che Minniti vorebbe ripristinare.
Questi centri hanno senso se hanno una durata brevissima, altro che un anno di attesa, e se vengono rispettate le condizioni di umanità : se sono stati chiusi è per le denunce documentate degli organismi internazionali su condizioni igieniche vergognose in cui erano costretti a vivere gli immigrati.
Ma Minniti anche su questo tace, non ricorda la vergogna, non parla di di tempi ristretti.
Come tace su un altro aspetto del fenomeno: perchè non chiede al governo per quale motivo la Ue, a fronte di un impegno ad accogliere 35.000 profughi nel 2016 ne ha accettati solo 1.500?
Che ha fatto l’Italia e il partito di Minniti di fronte a questa ignobile procedura?
Perchè il governo non ha almeno trattenuto i costi del mantenimento degli altri 33.500 profughi che avrebbero dovuto essere ripartiti tra gli altri Stati europei?
Ma ritorniamo a chi dovrebbe esere rimpatriato: se è così semplice, secondo Minniti perchè non rimpatria i circa 20.000 detenuti stranieri nelle nostre carceri visto che quelli non possono certo scappare?
Forse perchè non ci sono convenzioni internazionali sull’espiazione della pena nei Paesi di origine?
E allora perchè dovrebbe essere semplice rimpatriare gli altri, suvvia…
Minniti dedichi il suo tempo piuttosto a ripartite i profughi in tutti gli 8.000 comuni italiani, senza se e senza ma, è assurdo che solo un quarto dei comuni italiani debba farsi carico dell’accoglienza mentre gli altri fanno i furbi.
Un ministro è pagato per questo, non per cavalcare elettoralmente le fobie degli egosimi nazionali.
Per quelle basta uno pschiatra.
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