RITORNA LA CIMICE PADANA: DENUNCIATA CON OPPORTUNO RITARDO
BOSSI SOSTIENE DI AVER SCOPERTO, MESI FA, DELLE CIMICI AL MINISTERO E NELLA SUA CASA ROMANA: COME GIA’ FECE NEL 1993… ALLORA TIRO’ IN BALLO I SERVIZI SEGRETI E IL MINISTERO DEGLI INTERNI: ORA, ESSENDOCI MARONI, LO HA INVECE CHIAMATO PER FARGLI “MANDARE I SUOI UOMINI”, NEANCHE FOSSERO A LIBRO PAGA DELLA AVON PER LE CONSULENZE ORALI
Dopo il “grave attentato” alla sede della Lega di Gemonio dove una mano ancora ignota ha tirato due petardi di capodanno in anticipo rompendo una vetrata, ora tocca alle cimici movimentare la campagna elettorale leghista.
Mentre infatti a Gemonio uno dei due fermati, figlio di militanti della Lega, viene liberato per insufficienza di indizi (anche se rimane l’accusa di detenzione di materiale esplosivo in casa, insieme a coltello e pistola elettrica) in quanto il giudice, pur non escludendo che il giovane possa aver avuto un ruolo nella vicenda, ha ritenuto che, in questa fase preliminare delle indagini, non vi siano le basi per convalidare la permanenza in carcere del ragazzo, Umberto Bossi, chiacchierando con i giornalisti nella notte a Ponte di Legno, ha raccontato che un paio di mesi fa, nel suo ufficio al Ministero delle Riforme e nella sua abitazione romana, nella zona di Porta Pia, erano state trovate delle “cimici”.
“Abbiamo chiamato un privato per la bonifica. Non volevo far casino, tanto un’inchiesta non trova niente” ha detto il Senatur.
ll segretario della Lega avrebbe comunque avvisato Maroni “che ha mandato un po’ di suoi uomini”.
Peccato che nessuna denuncia si stata fatta a suo tempo nel merito e che un ministro degli Interni, qualora la notizia fosse vera, si sia prestato a un controllo “privatistico”, pur usufruendo dei servigi di personale dello Stato, trattandosi infatti di funzionari di polizia e non certo di colleghi della Avon, magari esperti in consulenze orali, o di guardie repubblicane padane.
Ma come spesso accade, tutto è già accaduto e il fatto stesso che riaccada vuole sempre dire qualcosa.
A proposito delle cimici trovate nella casa romana di Bossi, e da questi denunciate con opportuno ritardo, a bonifica ormai effettuata, e in un clima che vede la Lega in preteso vantaggio pre-elettorale, varrà la pena di segnalare che nei primi giorni di dicembre del 1993, pure in quel caso parlando con i giornalisti in notturna, il Senatùr fece la stessa denuncia e disse quello che ha detto ieri, compresa la scettica motivazione secondo cui su queste faccende è inutile indagare perchè tanto non si arriva a nulla.
Anche allora vennero tirati in ballo i servizi segreti e la palude romana che si opponeva al grande cambiamento:
Dopo qualche giorno Bossi ridimensionò la sua denuncia.
La posa delle microspie venne in un primo momento addebitata a ignoti, ma non ignari “mariti cornuti”, salvo poi tornare sulla pista del Viminale.
Altri tempi, allora al Viminale c’era Mancino, non il fido sassofonista che manda “i suoi uomini”.
Intanto tra microspie, dossier, strani furti, finti attentati e presunti successi elettorali la corte dei miracolati che plana tra Palazzo Grazioli e via Bellerio si prepara a cercare di salvare la poltrona.
La cimice verde può essere benedetta in questo caso, tutto quanto fa spettacolo.
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