RIVOLTA IN LIBIA: SU INTERNET LE VOCI DEI MANIFESTANTI CHE SFUGGONO ALLA CENSURA
LE NOTIZIE CHE RIESCONO A USCIRE, VIOLANDO LA CORTINA DEL SILENZIO DEL REGIME LIBICO…L’OSCURAMENTO PARZIALE DELLA RETE NON IMPEDISCE AI MANIFESTANTI DI RENDERE NOTI I MASSACRI, IL NUMERO DEI MARTIRI, LE RIVOLTE IN ATTO, IL GENOCIDIO ORDINATO DAL COMPAGNO DI MERENDE DI BERLUSCONI E MARONI
“Tutto questo non fa che rendere i libici più uniti. Ogni città ora ha i suoi martiri — scrive un’attivista che si fa chiamare Lybian Dude su Twitter, e aggiunge — soltanto il tempo potrà chiarire la reale portata del massacro. Prego soltanto che l’esercito e i commando facciano la scelta giusta”. Changeinlybia è uno degli account più attivi sul sito di microblogging, uno dei pochi, assieme a @ShababLibya che riescono a superare la cortina di silenzio stesa dal regime del colonnello Gheddafi sulle rivolte interne.
Le notizie che arrivano attraverso i social media sono poche e intermittenti. Internet è a singhiozzo: il governo, per nascondere le notizie dei massacri e impedire ai manifestanti di comunicare fra loro, sembra aver dato il via a una specie di coprifuoco digitale.
Non un totale spegnimento della Rete, come avvenuto in Egitto, ma un oscuramento parziale che, secondo quanto riportato dall’edizione per il Medio Oriente del sito The Next Web, viene attivato ogni notte a partire dalle 22 locali, per poi cessare, col ripristino della connettività alle 5.30 della mattina del giorno dopo.
Alcuni siti rimangono inaccessibili anche dopo tale ora, Facebook, You Tube, Twitter e Al Jazeera su tutti.
Qualcosa però filtra: ShababLybia, voce del Movimento dei giovani per la Libia, un gruppo che si ispira a quanto successo in Egitto per migliorare la situazione del proprio paese, possiede anche un profilo Facebook, dove vengono postati video e aggiornamenti sui tumulti in corso.
L’ultima testimonianza visiva è della notte scorsa e mostra un gruppo di persone che girano in tondo urlando slogan contro il regime.
In precedenza, grazie al network del gruppo di attivisti Telecomix, erano stati diffusi sul Web alcuni brevi clip riprese col telefonino, immagini impressionanti di giovani feriti in barella e degli scontri di Bengasi, la seconda città del Paese, che sembra essere stata conquistata dai manifestanti.
Telecomix ha anche messo a disposizione dei rivoltosi alcuni numeri da chiamare per poter accedere a Internet malgrado il blocco governativo, e un wiki, una specie di blocco appunti editabile da chiunque in cui sono raccolte le istruzioni per bypassare la censura.
Anche gli Anonymous, gli hacker celebri per il loro supporto a Wikileaks e, da ultimo, noti anche in Italia per alcuni attacchi informatici ai siti delle istituzioni, si sono schierati dalla parte dei libici, dando il via alla “Operation Lybia”, i cui contorni rimangono però ancora da definire.
Su YouTube aggiornamenti e immagini delle proteste arrivano attraverso il canale di SaveLibia.
“Questo canale è stato creato per mostrare al mondo quello che sta succedendo in Libia. È una delle poche vie di comunicazione che la Libia ha col mondo esterno e intendiamo mantenerlo attivo”.
Come nel caso della crisi egiziana, la creatività dei manifestanti riesce a sfruttare al meglio anche gli altri strumenti messi a disposizione da Google. Un cittadino il cui pseudonimo su Twitter è “@arasmus” sfrutta Google Maps per georefenziare tutti i focolai di protesta e le notizie sulle vittime dei massacri.
L’ultima segnalazione è delle 5.30 di questa mattina e racconta di rivoltosi uccisi e feriti nella Piazza Verde di Tripoli.
L’autenticità delle news è da confermare, anche se l’autore afferma di servirsi di fonti attendibili.
Il sistema Speak2Tweet, ovvero la conversione dei messaggi vocali in tweet fornita da Google e Twitter in occasione della rivolta egiziana, non sembra molto sfruttato dai libici, che preferiscono lasciare i loro messaggi nell’account Feb17voices di AudioBoo.
Stando all’ultimo file audio inviato, tre o quattromila persone avrebbero occupato la centralissima Piazza Verde, dove Gheddafi soleva tenere i comizi.
Infine “Killed in Lybia” è un foglio di calcolo di Google Docs il cui scopo è quello di raccogliere i nomi di tutti i caduti per la rivoluzione.
Finora sono state inseriti 54 nominativi e anche qui è evidente il richiamo alla protesta egiziana, in cui era stata sperimentata una soluzione simile per censire i morti.
Federico Guerrini
(da “La Stampa“)
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