ROMA CAFONA, LUNGOTEVERE LATRINA IN PIENO GIORNO (E POI PARLANO DEI ROM)
SABATO ORE 17: 11 IMBECILLI FANNO PIPI “SFIDANDO” I TURISTI AFFACCIATI DA PONTE UMBERTO, NESSUN VIGILE IN ZONA..E C’E’ CHI APPLAUDE: POI SI LAMENTANO DEL DEGRADO
Nella saga infinita della Roma cafona – quella del piscina party dietro Campo de’ Fiori, dell’elicottero carico di petali rossi da lanciare ai funerali del boss Casamonica, dell’ubriaco di piazza Trilussa disteso su un tappeto di bottiglie di birra o dell’albero di Natale a forma di cono gelato capovolto, smantellato a furor di popolo nel 2011 – questa è un’altra esclusiva, da far vergognare qualcuno.
Sabato 23 aprile, ore 17, banchina del Tevere all’altezza di Castel Sant’Angelo: la scena, per così dire, è figlia di un’urgenza fisiologica.
Ma deve esserci stato anche il gusto di un calcolato sberleffo verso la città eterna nel «blitz» dei nostri eroi, forse reduci da una bevuta di gruppo in un pub.
Fatto è che, a quell’ora, in pieno giorno, visibili da molte centinaia di turisti affacciati da ponte Umberto e dai lungotevere, 11 giovanotti si sono messi a fare pipì.
Il segnale
Tutti insieme. Dopo un segnale convenuto. Pronti, via! Giù la lampo e – nella sconfortante assenza di vigili urbani pronti a intervenire, anche a posteriori, con una salutare contravvenzione – l’immagine dell’Urbe ne è uscita deturpata, umiliata, massacrata.
Non è una novità : uno scatto, una figuraccia planetaria. Come nel caso della foto scattata dal collega Maurizio Caprara allo sbronzo addormentato sulla scalinata di Trastevere che una decina d’anni fa, per l’appunto, finì sulla prima pagina del NYT.
A documentare l’ennesima caduta di stile, stavolta, non è stato un giornalista ma un comune cittadino, un civis romanus indignato per l’andazzo, Carlo Scodanibbio, lettore di giornali perennemente in allerta (per il bene di tutti) contro il degrado, le doppie soste, l’assedio degli ambulanti, le puzze delle cucine dei ristoranti e quant’altro rende spiacevole e talvolta orrenda la vita in una meravigliosa città . «Nessuno dica che non ho visto nulla! – tuona il cittadino censore, appellandosi al Campidoglio – Ormai siamo una latrina a cielo aperto»
Messaggio forte e chiaro. Pervenuto anche lassù, tra la gente affacciata ai parapetti. In tanti gridavano, sfottevano, applaudivano, mentre la «squadra» degli 11 incontinenti si liberava e, con aria di sfida, guardava verso l’alto.
Cori e schiamazzi, nella Roma della grande bruttezza.
Evviva.
(da “il Corriere della Sera”)
Leave a Reply