ROMANO LA RUSSA: UN “CALIMERO” CRESCIUTO ALL’OMBRA DEL FRATELLO
CHI E’ L’ASSESSORE REGIONALE INDAGATO PER FINANZIAMENTO ILLECITO AL PDL… SEMPRE UN PASSO INDIETRO A IGNAZIO, SI E’ FERMATO ALLA MATURITA’
Una vita all’ombra del padre e dei fratelli.
«Calimero» di una famiglia vincente: il papà Antonino, senatore e tra i fondatori del Movimento sociale, i fratelli Ignazio, l’ex ministro con gli occhi di ghiaccio, e Vincenzo.
Entrambi avvocati, non come lui, Romano, cucciolo di famiglia, che si ferma alla maturità classica.
Come i più grandi (c’è anche la sorella Emilia) nasce a Paternò, in provincia di Catania. È il 1952. Arriva a Milano nel 1960, le medie e il ginnasio al liceo Carducci, dove iniziano gli anni della militanza, prima con la Giovane Italia, poi con il Fronte della gioventù, i movimenti giovanili del Msi.
Sempre un passo indietro a Ignazio (Vincenzo, democristiano per tutta la vita, viene definito dal padre «il chierichetto di casa»).
Sempre nel suo cono d’ombra. Pronto ad accogliere tutte le sue scelte.
E così da almirantiano diventa finiano e, infine, berlusconiano.
Romano con il gusto della rissa (dalla San Babila degli anni Settanta alle scazzottate con i rautiani); che si prende un ceffone dal padre dopo aver sfasciato il palco in piazza Duomo quando al microfono ci sono i monarchici di Alliata («porta rispetto», gli dice); che nel frattempo gestisce la società «Prealpina» (un capannone a Pero che distribuisce sanitari per la Pozzi-Ginori), e si occupa della famiglia, cinque figli e la moglie, Donatella, l’amore della vita.
Consigliere comunale a Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni, poi il salto in Regione, ed è il ’95. Cresce, Romano.
Parlamentare europeo, nel 2008 diventa assessore regionale all’Industria, quindi, dal 2010, alla Protezione civile: balza alle cronache la sua battaglia bollata come «xenofoba» per rendere socialmente utili i profughi libici (vuole mandarli a spalare la neve).
Con Formigoni il rapporto è ondivago, alti e bassi, «soprattutto quando c’è di mezzo Cl».
Gli amici dicono che il suo maggior pregio è il cuore grande: «Romano aiuta sempre tutti, anche quando cambiano casacca. Un camerata è sempre un camerata».
Il difetto: «Si lascia trascinare dalle situazioni con troppo slancio. E quel genero, Marco Osnato, è un po’ ingombrante».
Impulsivo. «Ma questa storia dei diecimila euro – dice Stefano Di Martino, storico esponente della destra milanese – fa ridere, non ne ha bisogno. Romano è un uomo onesto».
Annachiara Sacchi
(da “Il Corriere della Sera”)
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