ROSATELLUM, AL SENATO QUALCHE PATEMA PER IL NUMERO LEGALE
E I VERDINIANI GIA’ ALZANO IL PREZZO: “VEDIAMO CHE FA IL PD SUL DDL FALANGA”
“La prossima settimana arriva alla Camera una legge che ci sta molto a cuore, non solo perchè porta il mio nome, ma perchè incide sulla vita di tanta gente del Sud”.
La costruzione della seconda fiducia sul Rosatellum, parafrasando una fortunata canzone di Ivano Fossati, passa anche attraverso l’utilizzo di qualche manufatto abusivo.
A sentire il verdiniano Ciro Falanga, infatti, se il Pd vorrà passare indenne anche attraverso i flutti insidiosi di Palazzo Madama e portare alla firma di Mattarella la nuova legge elettorale, dovrà prestare molta attenzione al trattamento della proposta di legge che porta il nome del senatore campano di Ala.
Che doveva essere esaminata alla Camera un paio di settimane fa, ma che è stata rinviata proprio a causa delle perplessità che ha suscitato tra i dem con una coscienza ambientalista più spiccata.
“Noi al Rosatellum saremmo anche favorevoli, ma vogliamo vedere ad esempio se il Pd ha a cuore il Meridione d’Italia”.
Parole che, a pochi giorni dalla seconda lettura della legge elettorale, sono tutto un programma.
Per non parlare della sessione di bilancio che vedrà impegnato il Parlamento praticamente fino a Natale, e che sancirà di fatto la fine della legislatura: su questa Padoan ha già fatto capire che non c’è trippa per gatti, ma pare difficile che i centristi di obbedienza verdiniana non abbiano già celata in qualche cassetto una lista della spesa buttata giù per l’abbisogna.
E anche per questo che, secondo quanto filtra, ai piani alti del Nazareno vogliono chiudere la pratica legge elettorale prima della legge di stabilità .
Un collega di Falanga che per ora non vuole uscire allo scoperto dice di aspettarsi una “strategia dell’attenzione” da Renzi e i suoi, sempre per il Mezzogiorno, al momento della compilazione delle tabelle della legge di bilancio.
Al Nazareno, come sempre, l’idea di andare a contrattare coi verdiniani è abbordata con fastidio, ma non può essere scartata. Anzi, a dispetto dei numerosi ragionamenti che vogliono il percorso di Palazzo Madama meno accidentato, in realtà i Dem sanno che le trappole non mancheranno, e questa volta si annidano nel raggiungimento del numero legale nel corso dei voti di fiducia, che saranno tre esattamente come a Montecitorio.
La road map è già stata tracciata: martedì il Rosatellum arriva in commissione, dove languirà una settimanella, dopodichè verrà portato in aula anche nel caso (sicuro) che non sia stato completato l’esame degli emendamenti.
Ciò comporterà l’impossibilità , da parte del governo, di calare un maxiemendamento e di porre la fiducia solo su quello. Si farà come alla Camera, dunque, con tre fiducie per i primi tre articoli, due voti “liberi” per il quarto e il quinto, e il voto palese per l’intero provvedimento.
Quest’ultimo non ha storia: i franchi tiratori non potranno esercitarsi, e i numeri parlano chiaro, con addirittura 220 voti su 320, ovvero tutti tranne M5S, Mdp, Fdi e spezzoni di sinistra dentro al gruppo Misto. Mattarella sarebbe ultracontento, e il paese avrebbe una legge elettorale, a prescindere dalla sua efficacia, approvata con una larga maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Ma se si parla di fiducia, allora il discorso cambia: i voti certi a favore sarebbero 140 più altri dal Misto, visto che FI, Lega, Ap, e altri gruppi non organici alla maggioranza non la voterebbero, ma per non ostacolare il provvedimento sarebbero costretti a uscire dall’aula, non essendo possibile l’opzione astensione (che da quelle parti vale voto contrario).
“Ed è qui casca l’asino”, osserva sempre più beffardo l’anonimo verdiniano, perchè se decidessero di uscire anche i senatori che si oppongono al Rosatellum, allora ci potrebbe essere il rischio della mancanza del numero legale, che – come tutto — a Palazzo Madama segue una regolamentazione particolare, e non prevede una quota fissa, ma una quota ricavata dal numero dei presenti all’inizio della seduta, a cui vanno sottratti i senatori assenti per missione o per motivo giustificato. Un numero comunque oscillante attorno a 161, che paradossalmente si raggiungerebbe senza patemi grazie al voto contrario di grillini e bersaniani (o solamente uno dei due), che allo stesso tempo sono pronti a tutto per far saltare tutto.
Uno stress fatto di calcoli mattutini, imboscate, convocazioni repentine e falsi allarmi che i Dem vogliono risparmiarsi, da un lato confidando nella via maestra di una fiducia “tecnica” votata da Fi e/o dalla Lega, che per ora appare solo una suggestione, o appunto per una trattativa serrata coi rognosi ma collaudati fornitori verdiniani.
(da “Huffingtonpost“)
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