RUSSIA, IL SOCIOLOGO GRIGORY YUDIN: “DA PUTIN INDOTTRINAMENTO DEI GIOVANI MAI VISTO PRIMA”
PROPAGANDA SEMPRE PIU’ INVASIVA NELLE SCUOLE
“L’offerta di negoziato da parte di Putin serve solo a fargli prendere tempo, per riorganizzare le sue truppe. Nel frattempo nel paese è in corso l’indottrinamento delle giovani generazioni su una scala mai vista prima.” Sono le parole di Grigory B. Yudin, professore di filosofia politica alla Scuola di Scienza Sociali di Mosca ed esperto di opinione pubblica, uno dei pochi intellettuali ancora liberi in Russia, che avvertì nel 2021 che l’intenzione di Putin era di invadere l’Ucraina. Ci sentiamo su zoom. Quando gli chiedo dove si trova, preferisce non rispondere. Ufficialmente non ha lasciato la Russia anche se, mi dice, come tutti gli accademici viaggia molto.
“All’inizio Putin ha venduto questa guerra come un match calcistico che si poteva osservare comodamente dal divano di casa propria. Ora ha bisogno che le persone siano mobilitate politicamente. Lo sta facendo, oltre che con la propaganda televisiva, attraverso il sistema educativo”. In base ad una legge entrata in vigore nel luglio del 2022 tutti i bambini russi saranno incoraggiati a entrare in un’organizzazione patriottica simile ai Pionieri dell’Urss e presieduta dal presidente stesso. Nelle scuole ci saranno lezioni settimanali sulla storia della Seconda guerra mondiale, la situazione geopolitica e sui “valori tradizionali”, accompagnati da tour virtuali della Crimea. I libri di testo adesso includono la versione della storia cara al Cremlino. Putin è lo storico-in-capo del paese. Come ha detto un alto funzionario del regime, Sergei Novikov, è giunto il momento di inculcare nei giovani “la nostra ideologia”. Ha aggiunto, ad un seminario organizzato dal ministero dell’istruzione a luglio, “dobbiamo cambiare le coscienze”. Ad un evento per gli insegnanti, un altro funzionario del Cremlino ha dichiarato che “il patriottismo – cioè essere pronti a dare la vita per la patria – deve essere il valore da insegnare ai giovani.” Le 40.000 scuole elementari e medie hanno già ricevuto i nuovi programmi. Irina Milyutina, un’insegnante nella città di Pskov, ha notato il cambiamento. “Mentre a marzo i bambini ancra discutevano tra di loro sui pro e contro della guerra, oggi disegnano la Z dovunque”. L’offesa peggiore che si può fare è chiamare un compagno di scuola ‘ucraino’.
Per Yudin questi provvedimenti sono un fatto nuovo e significativo. Università, scuole, asili vengono piegati alla propaganda putiniana. “Se il regime sopravvive nel medio periodo, esso avrà il tempo di far crescere una nuova generazione cui avrà lavato il cervello”.
In effetti, i giovani sono oggi un problema per Putin: essi non hanno nessuna intenzione di combattere e, se possono, scappano. Dopo nove mesi di guerra, anche i sondaggi effettuati in Russia rilevano un calo tra coloro che credono che Putin abbia fatto la scelta giusta (il 60% al 17 novembre, meno 10% rispetto alla primavera). I giovani sono i più scettici: solo il 40% di chi ha tra i 18 i 45 anni è oggi favorevole alle scelte del presidente (gli over 45 approvano le sue decisioni al 76%). Inoltre, tra i giovani, c’è stato un forte aumento del numero di intervistati che si dichiarano “incerti” – ora al 36%.
Secondo Yudin, “se viene concesso del tempo a Putin, questi può risolvere il problema dei giovani. Un paio di settimane fa – aggiunge – sono andato a vedere un nuovo film basato sul romanzo di Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale (Berger, 2022). È una rappresentazione molto efficace di cosa succede quando un regime cerca di mobilitare i giovani. Gli studenti, le matricole universitarie sono così felici di andare in guerra e credono che saranno a Parigi in due settimane. Questo non è ancora il caso della Russia. A parte pochi pazzi fanatici, nessuno vuole andare a combattere, soprattutto tra i giovani”. Quindi, se vuoi creare uno Stato totalitario, devi iniziare da loro. “Se questo progetto avrà successo nel medio e lungo periodo, avremo una potenza di centoquaranta milioni di persone determinate a combattere fino alla fine”.
Cosa può fare nel frattempo l’opposizione?
“Continuiamo ad essere un paese completamente depoliticizzato. La mobilitazione ha cambiato la situazione, perché è successo qualcosa alle persone. La politica è entrata nelle loro vite. È più difficile mettere la testa sotto la sabbia. Molti cominciano a farsi delle domande. In questa situazione, bisogna mantenere la propria sanità mentale, dire cose semplici e ovvie, come ‘questa è una guerra ingiusta’. Bisogna ribadire che gli inquilini del Cremlino fingono di essere patrioti ma sono in realtà dei traditori, perché stanno distruggendo il paese. Del resto, se i putiniani fossero così preveggenti e così giusti, perché non hanno ancora vinto? La rivolta consiste nel mantenere un po’ di sanità mentale e far sapere alle persone intorno a te cosa pensi, senza alzare la voce, senza litigare, senza neppure voler cercarli di convincerli…”.
Eppure, gli spazi ancora aperti per comunicare semplici fatti si stanno sempre più restringendo…
“Bisogna usare tutti gli spazi a disposizione, anche privati. Perché in questa situazione le persone perdono letteralmente la testa; iniziano a confondere il bianco e il nero. Cominciano a chiedersi se c’è qualcosa che non va in loro, forse ci sono davvero i nazisti in Ucraina; poiché tutti ci credono, dovrà essere vero. E, naturalmente, c’è la propaganda che cerca di convincerli”.
Non la definirei una resistenza collettiva, ma personale…
“Certo, ma non è poco. In ogni caso si rischia di essere licenziati per fare questi discorsi. Quindi non bisogna cedere alcuno spazio. Alcune persone lo stanno facendo purtroppo, qualcuno mi ha detto proprio oggi che ha smesso di comunicare con i parenti ucraini per paura di essere licenziato”.
Dunque, per ora non esiste lo spazio per una resistenza collettiva?
“In questo momento, no. La resistenza collettiva emergerà quando all’interno della Russia la situazione cambierà, quando si potranno intravedere nuove opzioni”.
Nel frattempo, la scuola è il terreno dove si gioca il futuro della Russia: la repressione oggi è delle coscienze e ha un sapore antico, che ricorda le dittature del ventesimo secolo.
(da La Repubblica)
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