LA OCEAN VIKING E’ APPRODATA A RAVENNA CON I SUOI 113 NAUFRAGHI A BORDO
AD ACCOGLIERLI LO STRISCIONE “BENVENUTI IN ITALIA, SALVARE VITE UMANE NON E’ REATO”
Sole pallido, cielo grigio, attorno all’una l’Ocean Viking è arrivata a Ravenna. Ad accoglierla fra gli applausi un piccolo presidio, con striscioni che recitano “Benvenuti in Italia. Salvare vite umane non è reato”.
Un altro fa risuonare la frase che per tanto tempo è stata l’esortazione di Vik Arrigoni. “Restiamo umani”. I centotredici naufraghi attendono sul ponte che si completi la lunga liturgia delle procedure di sbarco. Vanno giù subito solo i casi medici e le mamme con i bimbi. Poi in ordine di priorità i minori non accompagnati, le donne sole, le famiglie, solo alla fine gli uomini adulti. Si aspetta da ore.
L’alba si era alzata livida sulla Ocean Viking in avvicinamento a Ravenna. Avvolti nelle coperte i naufraghi hanno aspettato per ore il momento dello sbarco.
Anche i bambini che nei giorni scorsi hanno monopolizzato il ponte con i loro infiniti giochi, sono rimasti silenziosi. C’è chi inganna il tempo con un’ultima partita di pallone, alcune donne parlano davanti allo shelter in cui molte delle compagne cercano riparo dal freddo. Molti guardano il mare, la terra che si intravede sotto la foschia, alzano il telefono alla ricerca di segnale. Grazie al Salamat, un sistema messo a disposizione dalla Croce rossa, sono riusciti a far sapere a familiari e parenti di essere vivi. Ma aspettano con ansia di poterci davvero parlare, di poter dire direttamente a mogli, fratelli, sorelle, madri che aspettano: “Sì, è andato tutto bene”.
La costa di Ravenna si avvicina. Appena la Ocean Viking entra in acque nazionali appaiono due motovedette della Finanza. Una fa da apripista a prua, l’altra si piazza sulla fiancata. Da bordo, qualcuno filma. Anche i naufraghi dal ponte le vedono, qualcuno si innervosisce, alcuni si spaventano. Il profilo è tanto, troppo simile a quello della Guardia Costiera Libica. E in effetti sono proprio le stesse.
“Tranquilli, stiamo andando in Italia”. Al momento dell’approdo, c’è silenzio. A bordo ci si prepara. La crew di Sos Mediterranée saluta quei bimbi che per giorni hanno alzato le braccia chiedendo a chiunque di essere presi in braccio, salutano con una pacca quei ragazzi che dopo aver realizzato di essere vivi, di essere sfuggiti alle onde e al mare, hanno affidato all’equipaggio ricordi, dolori, speranze.
(da La Repubblica)
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