SALVINI VUOLE SOLO TORNARE AL VOTO TRA BLUFF E RILANCI: SI IMPUNTA SU SAVONA E FA SALTARE IL BANCO
PIU’ CHE ABILE LUI, FESSI GLI ALTRI
La trattativa per un governo politico, riapertasi in extremis, è sul punto di saltare. Perchè la verità è che Matteo Salvini, abile giocatore su tutti i tavoli, in un gioco di bluff e rilanci sta portando tutti dove voleva, sin dal primo minuto, ovvero al voto.
È una convinzione, questa, ormai ben radicata in tutti gli interlocutori: “Continua a proporre — dice una fonte vicina a Di Maio — ‘Savona o morte’, perchè la verità è che non vuole fare il governo. Ha rifiutato all’Economia Giorgetti e qualsiasi altra soluzione, compreso uno spacchettamento del ministero di Savona, per affiancarlo con figure di garanzie per l’Europa”.
Analogo gioco sul tavolo del centrodestra. Dove gli ambasciatori di Forza Italia gli hanno suggerito di tentare la strada dell’incarico al leader della Lega, con l’evidente obiettivo di allontanare le elezioni anticipate. Ipotesi lasciata cadere, perchè, agli occhi di Salvini, non ci sarebbero le condizioni.
Il capo della Lega punta tutto sul voto, forte dei sondaggi che fotografano uno “svuotamento” di Forza Italia a suo favore: “C’è la fila di parlamentari azzurri — sussurrano fonti leghiste per venire con noi, sennò eleggono sì e no 40 parlamentari”. È il completamento dell’Opa ostile, da realizzare anche attraverso il lancio di un listone Lega Italia.
Si legge così la proposta del voto a ottobre, vera novità di oggi con una “non sfiducia tecnica”, da realizzare attraverso un gioco di astensioni o uscita dall’Aula, consentendo — sempre che qualcuno voti la fiducia — al governo di partire e portare il paese al voto a ottobre, in modo ordinato, e non a luglio.
La soluzione apparentemente di buon senso, in realtà è una mossa tattica perfetta, nel caso lo scenario si realizzasse. Perchè, dopo aver fatto saltare il banco di un governo politico, agevola la formazione di un governo rispetto al quale comunque Salvini si terrebbe le mani libere, riservandosi di farne un bersaglio quando inizierà la campagna elettorale.
E nel frattempo consente di intavolare la vera discussione che gli sta a cuore: una riforma della legge elettorale che prevede un premio alla lista che arriva prima o un doppio turno sul modello dei Comuni.
Piano perfetto, per Salvini. Ma che, una volta decifrato, ha alimentato la tensione con i 5 Stelle, ancora orientati per una dichiarazione di sfiducia a Cottarelli.
Il che renderebbe impossibile la nascita del governo, a meno che non lo votino Pd e Forza Italia che, a quel punto, si impiccherebbe al cappio leghista.
Il Quirinale attende. Alle 17 è stato Luigi Di Maio a varcare il cortile del Colle, poi il turno di Giancarlo Giorgetti.
Anche Cottarelli attende. E molto probabilmente salirà al Colle già questa sera.
In questa crisi infinita lo spettro delle urne a fine luglio non si è mai allontanato.
Al momento non c’è nè l’ipotesi di un governo politico nè un modo per far nascere il governo Cottarelli, anche per pochi mesi.
(da “Huffingtonpost”)
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