SCARPINATO: “NORDIO E’ IL PERFETTO MINISTRO CLASSISTA CHE TUTELA I PIU’ FORTI”
“LE MOTIVAZIONI GIURIDICHE DELLA RIFORMA SONO TOTALMENTE INCONSISTENTI”
Senatore Roberto Scarpinato, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri ha abbandonato l’aula di Palazzo Madama durante il suo intervento in cui ha accusato il governo di attuare una “politica criminale classista”. Parole forti, ma può un ministro lasciare l’aula parlamentare?
Io ho svolto una critica politica del suo operato. Lui ha dimostrato di non avere autocontrollo e di non saper gestire il proprio ruolo istituzionale che gli imponeva di restare in aula. Non ha mancato di rispetto a me, ma al Senato.
Ha definito Nordio “l’uomo giusto al posto giusto”. Perché?
Questo nuovo ordine politico e sociale antidemocratico che avanza, per realizzarsi compiutamente necessita di un ministro che si attivi per ricondurre l’ordine giudiziario sotto il controllo dei vertici politici; che dia impulso a una nuova politica criminale che adegui il sistema penale all’assetto classista della società. In questo contesto il ministro ha dato un importante impulso per la creazione di un doppio binario del sistema penale: uno minimo per i ceti privilegiati e uno massimo per tutti gli altri.
Nel senso che c’è impunità garantita per i colletti bianchi?
Il ministro si è attivato per depenalizzare vari reati contro la P.a. Con la cancellazione dell’abuso di ufficio non solo ha legittimato lo sfruttamento del potere pubblico per fini clientelari, nepotistici, e ritorsivi, ma anche il conflitto di interessi e ha riabilitato tutti i 3.600 condannati per questo reato dal 1996 al 2020. Ha fortemente ridotto il raggio di azione del reato di traffico di influenze, ampliando così gli spazi di impunità per tanti faccendieri. Ha limitato in vari modi l’utilizzazione delle intercettazioni nelle indagini sui reati dei colletti bianchi sempre più spesso legati da segreti matrimoni di interesse con le mafie. E potrei continuare a lungo con gli esempi di riforme caratterizzate da un elevatissimo tasso di discrezionalità politica di stampo classista, dissimulato dietro il paravento di motivazioni tecnico-giuridiche ritenute inconsistenti dalla quasi totalità degli esperti uditi dalle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato.
Critiche sono arrivate anche dalla Commissione europea…
Sì, nel rapporto sullo stato del diritto del luglio 2023 ha mosso seri rilievi critici ad alcune sue proposte di riforma perché disallineate e regressive rispetto agli standard europei nella prevenzione e nel contrasto alla corruzione.
Lei ha contestato anche la riforma “inderogabile” per il ministro di separare la carriera di pm e giudici..
Componenti del mondo politico e dell’establishment con la separazione delle carriere, con l’abolizione del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, con la modifica della composizione del Csm elevando da un terzo alla metà il numero dei componenti laici di nomina politica, con la restaurazione della gerarchia nella magistratura, perseguono un disegno organico di eversione dell’ordine costituzionale esistente, un ordine che ha uno dei suoi pilastri portanti proprio nella indipendenza della magistratura.
In aula, al Senato, ha usato parole altrettanto forti per descrivere in generale la condizione della nostra democrazia.
Chiusa la parentesi dello Stato democratico costituzionale del Secondo Novecento, frutto di rapporti di forza sociale ormai mutati, stiamo tornando alla vecchia società classista dei primi del Novecento. Una società nella quale la diseguaglianza economico-sociale e l’impossibilità della soddisfazione dei bisogni essenziali di milioni di cittadini, sprofondati in uno stato di povertà assoluta (ben 5 milioni secondo gli ultimi dati Istat) non sono più considerati una patologia da rimuovere, ma una fisiologia con la quale convivere.
Come è possibile?
È la conseguenza coerente di un ordine sociale che si fonda sulla concentrazione della ricchezza e del potere politico che ne consegue, in ristrette oligarchie insediate ai vertici della piramide sociale.
Ma questa è la storia del nostro Paese. Cosa c’è di diverso oggi?
Oggi accanto alla vecchia razza padrona di casa nostra, è scesa in campo una nuova razza padrona altrettanto vorace e pericolosa, frutto del processo di globalizzazione economica. Alle lobby, ai comitati di affari, si affiancano oggi potentati economici sovranazionali nel settore bancario, dell’energia, delle comunicazioni, della farmaceutica e in altri settori. Vecchi e nuovi padroni che vanno a braccetto quando si tratta di schiacciare i salari e i diritti dei lavoratori e dei cittadini senza potere.
(da agenzie)
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