SCONTRO NELLA LEGA, BOSSI ZITTISCE MARONI: “INSODDISFATTO? PEGGIO PER LUI”
NEL PARTITO C’E’ CHI AMMETTE: “SE UMBERTO STA CON I PRETORIANI DIVENTA UN PROBLEMA”…MARONI: “VOGLIO PIU’ DEMOCRAZIA”
Tre parole che rischiano di mettere in discussione un lunghissimo sodalizio politico.
Quello tra Bossi e Maroni.
Il ministro dell’Interno reduce dal successo personale di Pontida ha mostrato una forte insoddisfazione per la riconferma di Marco Reguzzoni alla guida del gruppo di Montecitorio.
E il Senatùr gli risponde con un’alzata di spalle: «Peggio per lui».
Del resto, aggiunge, «è la base che tiene sotto controllo la situazione della Lega, non Maroni». Poi torna sulla riunione dell’altra sera, quella dove Reguzzoni è passato perchè così voleva Bossi, pur avendo contro la stragrande maggioranza del gruppo: «è andata benissimo, non ci sono liti dove ci sono io».
Già . Basta lui (con buona pace della rissa sfiorata tra esponenti delle due fazioni).
Così è sempre stato, eppure così comincia a non essere più.
Perchè dopo quell’investitura avvenuta con tocco regale, e soprattutto dopo la violenta sconfessione di ieri («Peggio per lui»), nella Lega sembrerebbe farsi strada qualcosa di nuovo. La fine del monolitismo attorno a Bossi, la fine di quel “partito leninista”di cui ha sempre parlato con orgoglio lo stesso Maroni.
La novità prova a raccontarla così un colonnello di osservanza maroniana: «Finora Umberto ha sempre vestito i panni del padre nobile, se tra noi si litigava lui faceva da paciere; adesso si è schierato dalla parte di pochi pretoriani che lo circuiscono, e questo costituisce un grosso problema».
Bossi come «problema». Un inedito assoluto.
I «pretoriani», va da sè, sono quelli del Cerchio magico, di cui fanno parte tra gli altri Reguzzoni e Rosy Mauro.
E per spiegare la natura del rapporto che intercorre tra il Capo e questo gruppo ristretto di fedelissimi, gli amici del ministro fanno filtrare una notizia: da un anno la Mauro ha preso casa a Gemonio, «così passa tutti i fine settimana con Bossi e può controllarlo ancora di più».
Clima velenoso, clima da resa dei conti.
Con Maroni deciso a proseguire nel ruolo di contraltare politico nei confronti dei cerchisti.
E – come ha confidato nelle ultime ore a chi gli sta vicino–a proporsi come «punto di riferimento dei tantissimi militanti che me lo stanno chiedendo».
Militanti «rinfrancati» dal suo protagonismo politico come leader di partito.
Ma la prudenza è d’obbligo.
Se tra i suoi ora c’è chi parla apertamente di «andare alla conta» con la richiesta di celebrare in autunno i congressi regionali, lui preferisce evitare «i gesti eclatanti».
Perchè pensa che la migliore risposta agli avversari sia «l’esercizio della democrazia interna alla Lega».
La replica all’attacco di Bossi è soft: il ministro fa sapere di non avercela affatto con lui, ma solo con i «pretoriani».
Nel suo entourage qualcuno traduce: «Bisogna colpire quelli cerchio, ma non lo scudo umano di cui si servono per i loro giochini».
E, va da sè, lo scudo umano è Bossi.
Un Bossi che nella riunione dell’altra sera si è rivolto così a un deputato che aveva firmato la mozione contro Reguzzoni: «Questi sono metodi mafiosi».
E un esponente del cerchio ha accusato Maroni: «State preparando la stessa cosa anche al Senato, volete far fuori Bricolo, lo sta dicendo in giro uno dei tuoi».
Parlava di Davide Boni, presidente del consiglio regionale lombardo. Il quale, un’ora dopo, ha ricevuto una telefonata di fuoco.
Era Renzo Bossi, anche lui esponente della “Lega di Gemonio”.
Sala Rodolfo
(da “la Repubblica“)
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