SCOPE E SACCHI, I PROFUGHI RIPULISCONO MILANO
350 VOLONTARI HANNO PARTECIPATO ALL’INIZIATIVA DI LEGAMBIENTE “PULIAMO IL MONDO”
Alla fine gli attrezzi da lavoro non sono bastati e qualcuno si è dovuto arrangiare a mani nude.
A Milano la voglia di fare dei 350 richiedenti asilo che si sono offerti volontari per ripulire le vie della città ha colto di sorpresa tutti.
Dagli organizzatori dell’iniziativa ai milanesi, increduli di fronte alla vista di squadre di eritrei, somali, afghani, iracheni e centrafricani, impegnati a ramazzare e portare via foglie secche, mozziconi di sigaretta e cartacce.
A Milano le giornate “Puliamo il mondo” di Legambiente si sono trasformate nella prova generale per l’impiego dei richiedenti asilo in attività socialmente utili.
Ora il Comune è pronto a rilanciare. L’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, schierato con la pettorina gialla al fianco dei “suoi” profughi, rende esplicito il patto: «Che in cambio dell’accoglienza, con il nostro sostegno, si partecipi ad azioni utili per sè e per la collettività ».
Il calendario autunnale per i volontari è già fitto di impegni: «Da domenica 16 ottobre i migranti aiuteranno gli operatori nella raccolta delle foglie nei parchi, dal mese di novembre saranno impiegati stabilmente nella consegna dei pasti a domicilio agli anziani. Poi ci saranno altre iniziative».
L’idea è quella di sfruttare in positivo la pressione migratoria su Milano, che nelle ultime settimane è tornata a livelli di guardia: in città sono ospitate stabilmente 3600 persone e i centri sono di nuovo saturi.
Per non rifiutare un tetto a nessuno, sono state attivate nuove strutture d’emergenza, in attesa che sia operativa la caserma da 300 posti letto annunciata in estate.
Loro, i richiedenti asilo, sono pronti: «Abbiamo ricevuto molto, ora diamo una mano. Ma non è uno scambio», chiarisce Adokor, togolese, mentre porta via le erbacce raccolte lungo il naviglio della Martesana.
Qui, in estate, hanno dormito spesso le persone che l’hub della stazione Centrale non riusciva a contenere. «Aiutiamo a tenere la città pulita perchè vogliamo diventi casa nostra».
Poco più in là lavorano Hard e Dashsti, due fratelli curdo-iracheni. «Eravamo arrivati in Germania, dove vive la nostra famiglia, ma ci hanno rimandato indietro».
Nei centri di accoglienza tedeschi avevano una stanza e una somma mensile da spendere. «Qui la situazione è più difficile, ci sono tante persone e soldi non ne abbiamo».
Ma lavorare gratis non è un problema: «Oggi ci hanno chiesto se volevamo venire a pulire Milano, abbiamo detto subito di sì. E ci saremo ancora la prossima volta».
Un entusiasmo che non dovrebbe sorprendere. Dopo mesi passati nei centri e nelle stazioni in attesa di un’opportunità , di un documento, di una svolta, a questi ragazzi non sembra vero di poter fare una mattinata di lavoro.
I milanesi, affacciati alle finestre, tra curiosità e stupore approvano.
La voglia di lavorare, qui, rimane sempre una qualità molto apprezzata. Un anziano scende in strada per congratularsi: «Però, sono bravi! Li ho sempre visti in televisione ma si rendono anche utili».
A Quarto Oggiaro ne attendevano una trentina, si sono presentati in settanta.
«Alla fine invece della piccola area prevista sul volantino abbiamo ripulito tutto il quartiere», racconta il presidente del consiglio di municipio Fabio Galesi.
Questa periferia considerata “difficile” ospita due grandi centri di accoglienza: i migranti rischiano di essere un corpo estraneo, una miccia in un contesto già teso. «Il problema è che sono sempre chiusi nelle loro strutture, non c’è contatto con il quartiere. Fanno paura perchè non li conosciamo».
A fine mattinata i volontari della zona snocciolano i risultati: 300 sacchi di immondizia portati via, oltre a mobili abbandonati e frigoriferi. «Domani facciamo un’altra giornata. Non era prevista, ma loro si sono offerti di continuare. Speriamo non tornino tutti, perchè non avremmo abbastanza spazi da pulire».
(da “il Corriere della Sera”)
Leave a Reply