“SE CI FANNO FUORI LA PAGHERANNO”: ALFANO TEME L’ASSE RENZI-BERLUSCONI
LO SFOGO DEI MINISTRI NEL MIRINO DEL SEGRETARIO PD
Adesso Alfano e i suoi alzano le barricate.
Il rischio di essere travolti è altissimo, le dimissioni del viceministro Fassina in parte dirottano le fibrillazioni a sinistra, ma l’attacco di Renzi è ormai frontale, così almeno viene percepito dal Nuovo centrodestra.
La sensazione che hanno i cinque ministri e i vertici del nuovo partito è che il segretario Pd tenda ad alzare sempre più la tensione.
L’allerta è massima e il vorticoso giro di telefonate serali tra i big Ncd ne è la conferma. «Dobbiamo evitare in tutti i modi di essere tagliati fuori dalla partita della riforma elettorale, in quel caso sì dovranno fare i conti con noi. Il resto è tattica» è il commento preoccupato coi suoi di Angelino Alfano.
Il responsabile del Viminale più di ogni altra cosa teme l’abbraccio «mortale» tra il sindaco di Firenze e il suo ex leader Berlusconi sulla modifica della legge voto.
Del resto in giornata già¡ Cicchitto e Formigoni mettono in guardia i democratici, avvertendo che con due maggioranze, sul governo e sulle riforme, si va dritti verso la crisi.
I paletti li metterà in serata lo stesso vicepremier: «Che non ci vengano a parlare di frontiere libere e aperte per tutti gli immigrati o di matrimoni gay».
Nessuna retromarcia, insomma, dopo le parole di Renzi sui punti che da loro vengoni considerati «non trattabili », non disponibili.
Barricate, appunto. Nei colloqui riservati con gli altri ministri di centrodestra Alfano invita tutti alla calma. «Enrico farà scudo. Non ci facciamo prendere in contropiede, le dimissioni di Fassina dimostrano che è tutta una partita interna al Pd, teniamo la posizione e i nervi saldi».
Convinti che, come spiega un ministro targato Ncd, «Renzi può tirare la corda ma sa che non può romperla, la crisi porterebbe alle dimissioni di Napolitano, al voto col Mattarellum non corretto e la responsabilità della catastrofe ricadrebbe su di lui».
Il clima resta teso. Sebbene da Milano il ministro Maurizio Lupi tenti di smorzare i toni, escludendo il rischio crisi.
Intanto, sulla legge elettorale, dice, ci sarebbero le condizioni per fare in fretta, grazie alla «convergenza» su uno dei tre modelli proposti da Renzi (il sindaco d’Italia).
Ma il doppio turno di coalizione è più un auspicio loro.
Berlusconi ha già sposato il sistema «spagnolo », bocciando proprio il meccanismo simile a quello delle amministrative. La partita dunque è più complessa. E poi ad essere in gioco è la tenuta stessa dell’esecutivo.
«Il nuovo centrodestra aveva chiesto all’inizio dell’anno che si facesse un contratto di 14 mesi – ricorda Lupi – Non è in discussione la caduta del governo ma dobbiamo indicare delle priorità equando si realizzeranno».
Renzi? «Ha tutta la legittimità di porre al tavolo le sue priorità e noi faremo lo stesso. Lui ritiene che le unioni civili e la Bossi-Fini siano la priorità e ha tutto il diritto di porle al tavolo e noi proporremo le nostre, che sono famiglie, imprese e lavoro. Ne discuteremo insieme e faremo una sintesi perchè non è un governo monocolore nè del Pd nè del Nuovo Centrodestra. Letta farà sintesi, i diktat non servono a nessuno».
Le posizioni restano assai distanti proprio sui temi posti a Palazzo Chigi dal leader dei democratici.
E lo scoglio più arduo da evitare sembra sia proprio quello delle unioni civili. E non sono solo gli ultrà cattolici alla Giovanardi o Sacconi o Roccella o Formigoni a essere sul piede di guerra.
E a chiedere quanto meno una moratoria di dodici mesi, per rinviare il fardello alla prossima legislatura.
«Guai a equiparare le unioni civili alle famiglie – spiega al Tg3 il presidente del Ncd Renato Schifani – Diremo no, perchè automaticamente il rischio sarebbe di passare alle adozioni di figli. E sui fondi alle famiglie, Renzi prima di parlare dovrebbe informarsi. Nuovo centrodestra ha sempre posto questo tema al centro della propria azione politica. Grazie al nostro impegno sono state varate all’interno della legge di Stabilità importanti misure come quella del rifinanziamento del bonus bebè o l’istituzione di un Fondo per le giovani coppie che vogliono acquistare la prima casa».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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