CHI PAGA LA CRISI: IN DUE ANNI LE FAMIGLIE HANNO TAGLIATO 50 MILIARDI DI SPESE
CASE, MUTUI, AUTO, CIBO: GLI ITALIANI COSTRETTI A RIDURRE LE SPESE SU TUTTO
Il Pil batte in testa? Le tasse aumentano? La politica fatica a fare la sua parte? No problem.
A metterci una pezza nel 2013 – tanto per cambiare – sono state ancora una volta le famiglie tricolori.
Che per far quadrare i conti di casa hanno impugnato l’accetta e varato l’ennesima finanziaria fai-da-te, tagliando 16 miliardi dalle spese domestiche.
Il copione è lo stesso andato in scena, con numeri ancora più impressionanti, nel 2012. Davanti al calo delle entrate e all’impennata delle uscite — la pressione fiscale (per chi paga le tasse) è salita al 45% — gli italiani hanno fatto di necessità virtù: rinviando l’acquisto dell’auto, rinunciando a qualche week-end fuori porta, tagliando carne e persino medicinali e mettendo in freezer il sogno di cambiar casa.
Risultato: un’austerity autarchica che porta a quasi 50 miliardi in due anni i risparmi dei cittadini del Belpaese.
Sacrifici che non sono bastati a salvare il “tesoretto” accumulato negli anni del boom: la crisi ha bruciato dal 2008 secondo la Banca d’Italia ben 520 miliardi della ricchezza nazionale, mandando in fumo qualcosa come 24mila euro a famiglia.
Un carrello a dieta
Quando si tratta di far quadrare i conti di casa, non c’è cosmesi finanziaria che tenga. E la prima vittima della spending review degli italiani è stata anche nel 2012 la spesa quotidiana.
Abbiamo rinunciato a comprarci abiti e scarpe (-3% secondo l’Istat), rimandato il cambio della lavastoviglie (-3,7% gli acquisti di elettrodomestici), lasciato sugli scaffali i profumi (-1,4%) e sforbiciato per il secondo anno consecutivo — non era mai successo nel Dopoguerra —le spese per medicinali calate del 2,6%.
La crisi ha cambiato anche le nostre abitudini a tavola: nel carrello è cresciuto il peso di cibi poveri come pasta e pollo a scapito di carne e pesce e per mettere assieme pranzo e cena abbiamo pagato l’1,3% in meno.
Questi esercizi ragioneristici ci hanno permesso di tagliare le uscite per i consumi del 2,2%, riducendo di 6,7 miliardi la nostra spesa
Risparmi a quattroruote
Benzina e motori, gioie e dolori. Il gioco è il solito: quando il governo ha bisogno di soldi e non sa dove trovarli, l’ultima spiaggia sono le accise sulla benzina. E — sul fronte opposto — anche i cittadini del Belpaese hanno capito l’antifona: in periodi di vacche magre, quando i soldi si vedono con il contagocce, meglio lasciare l’auto in garage e archiviare il sogno proibito di comprarsene una nuova.
Carta canta: nel 2013 abbiamo acquistato 100mila auto in meno di un 2012 già da dimenticare, evitandoci un esborso di 1,5 miliardi circa.
E — quando è stato possibile — abbiamo fatto a meno della macchina. Il consumo di benzina è calato del 4,8%, quello del gasolio del 2,6%.
Un risparmio di un miliardo di tonnellate e di 2 miliardi di euro, quanto basterebbe per fare 375mila volte il giro della terra all’altezza dell’Equatore.
Due soldi, nessuna capanna
La vittima più illustre dell’austerity forzata è stata anche lo scorso anno la casa. Si sta stretti in due locali? Ce ne si fa una ragione. Un appartamento nuovo? Meglio aspettare altri chiari di luna.
Morale: lo scorso anno in Italia sono state comprate e vendute 407 mila, l’8,3% meno dello scorso anno pari a 6,7 miliardi di euro.
Un buon risultato, dice qualcuno, visto che nel 2012 gli affari erano crollati del 25%. Sarà . Dal 2006 però, quando le case andavano come il pane e i valori immobiliari erano più alti del 15-20% le transazioni si sono dimezzate.
L’ultima spiaggia
I tagli, a volte, non bastano. E quando il conto in banca è a secco e piovono bollette e rate, la soluzione (obbligata) è solo una: non si paga.
Nel 2013 il valore dei prestiti non “onorati” dalle famiglie italiane è salito secondo i dati Banca d’Italia da 52 a 55 miliardi. Una rata su 10 non viene più saldata.
Quattro milioni di auto circolano per risparmiare senza assicurazione. E il tasso delle sofferenze bancarie — assicurano Prometeia- Assofin.Crif — è destinato a salire di un altro 10% anche l’anno prossimo.
Il Pil dell’ex-Belpaese avrà pur ripreso a crescere.
Ma la spending review delle famiglie tricolori, c’è da scommetterci, andrà avanti in replica anche l’anno prossimo.
Ettore Livini
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply