S’E’ MAI VISTO UN GOVERNO PIU’ GOFFO DI QUELLO DELLA MELONI?
GIORGIA E’ LA MACCHIETTA DI SE STESSA, LE FANNO CORONA IL DEPUTATO PISTOLERO, LE GAFFE DI LOLLO, GLI SFONDONI DI SANTANCHE’ E SANGIULIANO
Quesito come al solito irrilevante e malizioso: s’è mai visto un governo più goffo? l’iconcina del sottosegretario Delmastro in carcere con la sigaretta accesa sotto l’avviso no smoking ha battuto ogni record gialloverde; e il fatto che poco dopo il medesimo abbia goffamente cercato di eliminare il selfie oscura ogni inopportuno post di Toninelli and company.
Incerto è l’etimo del termine “goffo”, segnalato intorno al 1400, derivante forse dal greco antico, forse dal tardo latino, forse di origine germanica e tale da coinvolgere in radice gufi, gobbi e chissà quali altre parole. Ma in quel regno della percezione che è divenuta la politica, la goffaggine risalta in forma di fatti, persone, comportamenti e perfino proposte di legge che si segnalano per un imbarazzante, inequivocabile, ma comico mischione di dabbenaggine, impaccio, rozzezza, inettitudine e quasi tenero infantilismo.
A cominciare dalla premier, che a suon di smorfiette, “orbe terracqueo”, “daje” e “regà”, molto ha perso in spontaneità e sempre più assomiglia alla macchietta di se stessa, straordinariamente simile a una bambina da cartoon, ora furibonda, ora capricciosa, ora sguaiata – e in questo senso è esemplare la recentissima raccolta di Stefano Disegni, L’importanza di chiamarsi Giorgia (Paperfirst).
Ma poi ecco tutti gli altri a farle da corona: il deputato pistolero di capodanno, i dirigenti e le fidanzate di TeleMeloni, il karaoke dopo la strage di Cutro, gli smaniosi spropositi dispensati a getto continuo da Lollo, il ministro cognato, i continui sfondoni che la prosopopea mette in bocca al finto dotto Sangiuliano.
Incidenti minimi rispetto a guai più seri, e tuttavia tali da sommergere nel ridicolo ciò che la destra dovrebbe tenere in massimo conto: l’onore, il contegno, la dignità.
E invece giorno per giorno tocca annotare le confessioni e gli sfoghi social di Crosetto; le colorite balle di Santanchè; le continue scuse di La Russa che prima straparla e poi se ne pente per poi ricominciare; il “carico residuale” di Piantedosi e altri suoi indimenticabili appelli in tema immigrati tipo «Fermatevi, veniamo noi a prendervi!».
E ancora, ancora, ancora, lo spritz richiesto da Nordio a una giornalista, il periodico e spasmodico richiamo della foresta degli staff, le citazioni sbagliate, gli anniversari bucati, la legge sul tiro a segno nelle scuole, quella sul sovranismo linguistico, il decreto legge per sistemare Fuortes a Napoli con susseguente tarantella.
Di imbarazzanti e comiche figuracce si riempiono gli annales. Tra goffi e gaglioffi, dopo tutto, corre appena una sillaba.
(da Repubblica)
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