SECONDO “LA REPUBBLICA” MARINO SAREBBE INDAGATO PER LA VICENDA SCONTRINI
MA QUOTA 25 NON PARE FACILE DA RAGGIUNGERE
Quattro giorni prima della scadenza del due novembre, il colpo di scena tanto atteso è arrivato: Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni. «Ritengo ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula e sono pronto a confrontarmi con la maggioranza, a illustrare cose positive, errori e visione per il futuro», ha annunciato intestandosi il primato di voler essere l’anti-Renzi a sinistra.
La partita, senza culminare in scontro in aula sulla sfiducia, potrebbe terminare oggi: il Pd avrebbe pronte 25 firme di consiglieri disposti a dimettersi per far decadere sindaco e giunta.
QUOTA 25
Ora che succederà ? Riuscirà il Pd a far decadere Marino? Servono 25 nomi.
Dei 19 consiglieri dem molti non vogliono ingoiare l’amaro calice di dimettersi con altri sei colleghi, di cui quattro dei campi avversi.
La discussione ieri è stata tesa. A sera il Pd faceva i conti: ai 19 si aggiungerebbero altri sei nomi, di cui uno indigesto perchè del Pdl.
Dell’opposizione altri due della Lista Marchini e Mino Dinoi del Misto, che però in serata nega di esser tra i dimissionari.
Gli altri sono della maggioranza, Parrucci di Centro democratico, la Celli della Lista Marino.
Nessuna certezza, ma si litiga fino all’ultimo, alla fine Orfini è convinto di avere le firme in tasca. Anche se la procedura prevede che firmino in 25, tutti assieme, in comune le loro dimissioni che solo a quel punto produrrebbero l’effetto dovuto.
Tra gli eletti Pd monta la rabbia, tre giorni fa avevano detto che per dimettersi volevano che Renzi ci mettesse la faccia, non vogliono fare la parte dei killer senza copertura di peso.
L’IRA DI RENZI
Inutile dire che a Palazzo Chigi sanno perfettamente come stanno le cose, sono consci dei rischi e le parole di Lotti, «non ho nulla da aggiungere a ciò che dice Orfini» confermano che tutta la partita è in mano sua, insomma il premier non intende intervenire e gli ribadisce fiducia fino all’ultimo tornante. È Orfini che sta costruendo le condizioni per produrre le dimissioni dei 25 consiglieri, questa cosa va fatta velocemente, sia per evitare la convocazione del consiglio comunale dove Marino farebbe il suo show contro il Pd, sia per dare il senso che si riesce a chiudere la telenovela entro oggi. E pure se viene negato, il premier ha più di una ragione per esser irritato, perchè tutto questo balletto non fa che diminuire le possibilità di riconquistare la capitale, dunque va chiuso al più presto. Insomma si spera che la exit strategy di Orfini, che sta procurando molti maldipancia, funzioni.
LA DOPPIA INCHIESTA
A far aumentare la tensione si riaccende il fronte giudiziario. La procura di Roma ha smentito ieri la notizia della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla Onlus Imagine che coinvolge Marino, notizia diffusa dal suo legale.
Il chirurgo sarebbe infatti indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. L’inchiesta mira a chiarire se l’Imagine Onlus, da lui fondata per portare aiuti sanitari in Honduras e Congo, si sia mossa con correttezza.
Mentre oggi Repubblica scrive che Marino sarebbe indagato per la vicenda degli “scontrini”. Secondo quanto riporta il quotidiano , la Procura di Roma gli avrebbe consegnato mercoledì un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per peculato e concorso in falso in atto pubblico.
Le indiscrezioni sull’iscrizione di Marino nel registro degli indagati arrivano dopo che il 19 ottobre, per quattro ore, lui aveva cercato di chiarire davanti ai pm la correttezza di quelle cene, degli scontrini e di tutte le spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma.
Ma si tratta di voci non confermate in entrambi i casi.
(da “La Stampa”)
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