SETTE MILIARDI DI EURO NECESSARI PER RICOSTRUIRE, MA NON PARLATECI DI UNA TANTUM
AMATO PROPONE UN’IMPOSTA SPECIALE PER LA RICOSTRUZIONE, LA SOLITA UNA TANTUM CHE IN ITALIA POI DIVENTA FISSA ED ETERNA…BRUNETTA VORREBBE UN’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA CONTRO I TERREMOTI CHE COSI’ DIVENTEREBBERO UN AFFARE PRIVATO…DUE CONCEZIONI DEL RUOLO DELLO STATO
Si tratta di due modi opposti di elaborare una risposta al rischio delle catastrofi naturali, ma anche un tentativo di avviare un dibattito sul modo in cui l’Italia potrà e dovrà aiutare le vittime del terremoto.
L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato ha proposto un’imposta straordinaria e speciale per la ricostruzione.
Il ministro Brunetta propone invece di rendere obbligatoria l’assicurazione contro le catastrofi naturali.
Sotto la questione tecnica si cela il tema più profondo: è compito dello Stato soccorrere quelli la cui vita è stata distrutta dall’imprevedibile?
Secondo Amato, lo Stato deve intervenire a copertura parziale dei costi della ricostruzione, preferibilmente attraverso una “una tantum” il cui utilizzo sia trasparente e che sia temporanea e mirata. Al contrario Brunetta afferma che l’Italia è uno dei pochi Paesi che caricano la ricostruzione sulle spalle del settore pubblico e che occorre cambiare registro.
In teoria la proposta di Amato, un prelievo fiscale una tantum “e tutto si sistema”, avrebbe una sua validità se non fossimo il Paese dove non c’è nulla di più definitivo del provvisorio.
Molti di voi non sono forse a conoscenza che la stratigrafia delle disgrazie nazionali è tuttora visibile nelle accise sui carburanti.
Ancor oggi, su ogni litro di benzina, paghiamo 1,90 lire per la guerra in Abissina del 1935, 14 lire per la crisi di Suez del 1956, 10 lire ciascuno per l’alluvione di Firenze del 1966, il Vajont del 1963 e il Belice del 1968. Paghiamo poi ancora 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976, 75 lire per quello dell’Irpinia del 1980, 205 lire per la missione in Libano del 1983, 22 lire per la Bosnia del 1996 e 0,02 euro per il contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Per un totale di 25 centesimi di euro che con l’Iva portano a 30 centesimi di euro per ogni litro di benzina.
Se considerate il consumo di carburante del 2007, ovvero 12 milioni di tonn. di benzina e 26 milioni di tonn. di gasolio, si tratta di un “tesoro” di cui lo Stato si appropria ogni anno, da decenni, senza più alcun legame con le ragioni che in origine avevano determinato l’introduzione di queste addizionali.
Sarebbe da dire che se questi fondi fossero usati per il terremoto abruzzese, il problema sarebbe già risolto. Invece prendono ben altre destinazioni che non c’entrano nulla coi fini originari.
Per questo riteniamo impercorribile la proposta di Amato dell’ennesima una tantum: non siamo un Paese serio, altrimenti prima di fare una proposta di tal genere i vari governi avrebbero dovuto abolire le una tantum precedenti che ci fanno pagare da decenni illecitamente.
La proposta di Amato enfatizza poi l’impotenza dello Stato nel dopo-terremoto, sempre alla ricerca di quattrini che non ci sono, nonostante lo Stato assorba la metà del redito nazionale per finanziare spese assai meno essenziali.
Passiamo alla proposta di Brunetta che ipotizza uno schema assicurativo che sottrarrebbe all’arbitrio della politica le risorse accantonate per l’emergenza.
Delegare ad assicurazioni private, secondo Brunetta, farebbe sì che un terremoto produrrebbe meno vittime e meno danni, in quanto si creerebbe un incentivo a costruire bene e nelle zone meno rischiose, allo scopo di minimizzare l’entità del premio.
Verrebbe scoraggiato l’abusivismo, in quanto nessuna Compagnia assicurativa metterebbe in atto una polizza per una costruzione abusiva e poi si aiuterebbe la vittima del sisma nel post-evento a essere libero, una volta ricevuto l’indennizzo in denaro, di spendere anche in altra zona la somma. In pratica ora si rimane vincolati ad aspettare che lo Stato ricostruisca la stessa casa nello stesso paese, se invece hai i quattrini in tasca ti sposti e ti compri una casa nuova.
Pur avendo aspetti positivi, la proposta privatistica di Brunetta ha valenza in uno Stato etico dove è per primo lo Stato a far rispettare le norme.
Se invece sono gli edifici pubblici a crollare per primi e quindi a doversi in teoria assicurare, le perplessità sono forti…
Inoltre le assicurazioni private non fanno certo le polizze assicurative per beneficienza, sarebbe interessante conoscere l’entità delle rate annuali che richiederebbero in zone a rischio sismico elevato, dove anche costruire a norma non manleva certo dai rischi di vedersi crollare la casa.
Come poi lo Stato non risarcisce che parzialmente il danno subito dall’evento, altrettanto farebbero le compagnie assicuratrici, col rischio che poi lo Stato debba ugualmente intervenire con altri fondi. C’è il rischio che in queste proposte, sia di Amato che di Brunetta, si faccia riferimento a un quadro teorico di Stato che non esiste, per mancanze forse anche dei cittadini, ma soprattutto dello Stato.
In uno Stato efficiente e serio, il cittadino sa che l’una tantum è veramente per una sola volta o che le assicurazioni poi pagano completamente il danno e che lo Stato ne è garante.
In Italia fino ad oggi il cittadino ha avuto la certezza opposta, qua sta il problema di fondo.
Ben venga quindi un dibattito su queste proposte, ma senza una svolta etica, inutile pensare di scaricare sul popolo italiano compiti delle istituzioni.
Passare a terzi interessati i debiti alle vittime per non pagare in prima persona, dopo aver facilitato la rapina, non ci sembra una gran soluzione.
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