SGARBI PERDE IL PELO, MA NON IL VIZIO: L’INCHIESTA PER RICICLAGGIO SUL QUADRO DI CUTILIO MANETTI, IN CUI È INDAGATO IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA, È SOLO L’ULTIMO SPIACEVOLE EPISODIO DI UNA LUNGA SERIE
IL PRIMO, CHE CAUSÒ LA ROTTURA CON FEDERICO ZERI, AVVENNE NEL 1984: SGARBI TENTÒ DI USCIRE DAL COURTAULD INSTITUTE DI LONDRA CON UN PREZIOSO LIBRO IN MANO, E FECE SCATTARE L’ANTITACCHEGGIO…IL QUADRO DI AGOSTINO DA LODI CON MAXI-PLUSVALENZA, L’OROLOGIO RUBATO DI ROBERTO LONGHI E L’AUGURIO DI MORTE A ZERI E DANIELA PASTI
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. E figuriamoci se uno come Vittorio Sgarbi può cedere alle insidie del tempo e mutare pelle. D’altronde il “critico d’urto” è un osso duro, testardo come pochi, è “il classico figlio del farmacista che non ha mai fatto un cazzo” (copyright Aldo Busi).
L’inchiesta, che vede Sgarbi indagato per riciclaggio di beni culturali, riguarda il furto del dipinto di Cutilio Manetti (sparito dal castello di Buriasco nel 2013 e riapparso a Lucca nel 2021 come “inedito” di proprietà dello stesso “Vecchio Sgarbone”) non è il primo spiacevole episodio in cui resta coinvolto il sottosegretario.
Nel suo passato – ah, come ti trapassa il passato! – ci sono altre circostanze incresciose e imbarazzanti.
La più sgradevole ebbe luogo al Courtauld Institute, a Londra, nel 1984. Sgarbi all’epoca andò nella capitale britannica al seguito di Federico Zeri, di cui era assistente. Zeri doveva tenere una importante conferenza e Vittorione avrebbe dovuto presenziare, brigando, come ogni factotum fa, per la buona riuscita dell’intervento.
Invece l’incontinente Sgarbi si ritrovò nei guai: tentò di uscire dal Courtauld Institute, portando con sé un prezioso libro della collezione. Essendo la biblioteca dotata di un sistema di antitaccheggio, il suo passaggio fece squillare l’allarme, e lui fu fermato con il volume in mano… Fu tale l’imbarazzo che, da quel momento, Zeri tagliò i ponti con l’allora giovane assistente, il quale ricambiò con spremute di livore e augurandogli la morte in diretta tv, al Maurizio Costanzo Show.
E poi c’è il caso del famoso quadro di Agostino da Lodi, comprato per otto milioni e rivenduto a Leonardo Mondadori per 220, dopo un abbondante restauro.
In un’altra circostanza, la scrittrice e critica d’arte Anna Banti accusò Vittorio Sgarbi di aver rubato l’orologio d’oro del marito, il critico e storico, Roberto Longhi, diffidandolo dal rimettere piede nella Fondazione intitolata a Longhi.
Di questi e altri prodigi, scrisse Daniela Pasti in un articolo del 23 giugno del 1990 per “la Repubblica”. La giornalista, che aveva osato raccontare le vicissitudini di Sgarbi, fu querelata, e poi assolta, con l’accusa di diffamazione. Anche a lei, come già a Zeri, Sgarbi riservò le sue contumelie augurandole il trapasso.
(da Il Fatto Quotidiano)
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