Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
L’INCREDIBILE E SIMBOLICA COINCIDENZA: MOLTI MEDICI HANNO LE PROVE DI PAZIENTI CHE MUOIONO DOPO UN EVENTO A CUI TENGONO PARTICOLARMENTE… IL FENOMENO DELLA “VOLONTÀ DI VIVERE IN PROSSIMITÀ DELLA MORTE” È PIUTTOSTO COMUNE: QUANDO SI VERIFICA L’EVENTO CHE IL PAZIENTE STA ASPETTANDO, DOPO AVER TANTO RESISTITO, C’È UNA SORTA DI RILASSAMENTO
La morte del Papa oggi, dopo una lunga malattia, ha sollevato una domanda inquietante: è riuscito in qualche modo a “resistere” per vedere un’ultima
Pasqua? E, se ciò fosse fisicamente possibile, come?
Il Pontefice, 88 anni, aveva recentemente lasciato l’ospedale in regime di “dimissione protetta” dopo aver sofferto di un’infezione che si è sviluppata in una doppia polmonite.
E, nonostante i problemi di salute e la mobilità ridotta, Francesco – proprio come la Regina Elisabetta, che morirà a 96 anni nel 2022 – ha mantenuto un’agenda fitta di impegni fino alle sue ultime settimane.
Proprio ieri, si è presentato a migliaia di devoti acclamanti riuniti in Piazza San Pietro per la Messa di Pasqua.
Alla notizia della scomparsa del Papa, i sostenitori del lutto si sono riversati su X.com e uno ha scritto: “Si parla di tempismo divino. Che la sua anima riposi in pace eterna”.
Qual è dunque la verità? È possibile che la pura forza di volontà possa mantenere in vita una persona nei suoi ultimi giorni o ore di vita? Le persone possono scegliere il momento in cui morire?
I social media sono pieni di storie che, apparentemente, indicano che queste cose sono possibili.
La risposta, secondo numerose fonti mediche, è sì, anche se il modo in cui ciò è possibile non è del tutto chiaro.
I medici che si occupano di hospice e cure palliative spesso assistono a pazienti che sembrano tenere duro fino a un momento significativo, per poi lasciarsi andare.
Secondo il Cancer Research UK, anche quando il corpo si sta “spegnendo”, alcune persone in fin di vita “potrebbero resistere alla morte”.
In un articolo intitolato “Gli ultimi giorni di vita” si spiega che: “Potrebbero avere ancora problemi che vogliono risolvere o relazioni che vogliono sistemare”.
Parlando con la rivista medica STAT, il dottor Toby Campbell, oncologo e specialista in cure palliative presso l’Università del Wisconsin-Madison, ha affermato che i pazienti hanno in genere un controllo limitato nelle ultime fasi della vita. Ma questo non significa che non ne abbiano.
Le persone che si occupano di cure di fine vita non batterebbero ciglio se si chiedesse loro se pensano che le persone possano, in una certa misura, controllare gli ultimi momenti”, ha detto il dottor Campbell a STAT
Risponderemmo tutti: “Beh, sì. Certo. Ma è inspiegabile”.
Secondo un articolo pubblicato sul sito web di Marie Curie, l’organizzazione benefica per la cura del cancro, “a volte sembra che le persone scelgano il momento in cui morire. Per esempio, si parla di persone che cercano di rimanere in vita fino all’arrivo di un parente al loro capezzale, o fino a un anniversario o un compleanno speciale. Una persona confusa, sonnolenta o incosciente può anche svegliarsi e riuscire a dare l’ultimo saluto prima di morire”.
Alcune persone raccontano che un parente sembrava aspettare che tutti lasciassero la stanza, anche per poco tempo, prima di morire”. E conclude: È impossibile sapere perché le persone muoiono nel momento preciso in cui muoiono. È possibile che abbiano poco controllo su quegli ultimi momenti”.
Sebbene la tempistica della morte del Papa possa essere più che casuale, gli scienziati medici hanno poche spiegazioni sul perché di questo fatto.
Un corpo di ricerca noto come “volontà di vivere in prossimità della morte” si occupa di questo fenomeno, ma le risposte sono tutt’altro che chiare.
Quando si tratta di resistere per qualche ora in più, apparentemente grazie alla pura forza di volontà, il dottor Campbell ritiene che entrino in gioco i sistemi ormonali del corpo.
Probabilmente hanno un qualche tipo di stimolo ormonale che li spinge a continuare”, ha dichiarato a STAT.
Poi, quando si verifica l’evento che stavano aspettando, lo stimolo scompare. Ci deve essere una sorta di rilassamento che permette loro di morire”.
(da Daily mail)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
TRE ANNI FA DICEVA CHE LA CHIESA “ERA CONTROLLATA DA SATANA”… E VIGANO’ PARLA DI “INFERNO CHE LO ATTENDE”
Il mondo piange oggi la scomparsa di Papa Francesco? Sì, ma non tutto. Non è un
mistero che nei suoi 12 anni di Pontificato (e prima) Bergoglio si sia fatto molti nemici: la sua predicazione per «gli ultimi», su tutti poveri e migranti, i continui, testardi appelli alla pace, all’accoglienza e perfino alla fratellanza sono stati spesso anche un controcanto a quei leader che hanno governato e governano all’insegna della lotta senza quartiere all’immigrazione, incendiando volentieri gli animi del popolo con parole d’ordine aggressive, «cattiviste». Oggi che la Casa Bianca di Donald Trump prova a indicare la «nuova via» (che altri già seguono) riducendo pressoché a zero i programmi di aiuto allo sviluppo e lotta alla povertà nel mondo e nella stessa America, la sua predicazione suona – suonava – ancor più «rivoluzionaria».
Non è un caso che le prime note fuori dal coro di cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco arrivino proprio da lì. Se Trump si muove in queste prime ore secondo il protocollo – le condoglianze, l’ordine di abbassare le bandiere Usa a mezz’asta, le valutazioni sulla possibile partecipazione al funerale di Bergoglio – a rompere il fronte è la pasionaria MAGA Marjorie Taylor Greene. «Oggi ci sono stati cambiamenti di grande importanze nelle leadership globali», evoca maliziosa su X, per poi cantare esplicitamente vittoria per la morte di Francesco: «Il male sta venendo sconfitto per mano di Dio».
Dalla Chiesa «posseduta da Satana» alle teorie Q-Anon, chi è e cosa pensa Taylor Greene
Parole che sembrano fare il paio con quelle scolpite questa mattina da Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico proprio negli States e nemico giurato di Bergoglio: «La sua anima non è scomparsa, né si è dissolta: egli dovrà rendere conto dei crimini di cui si è macchiato, primo fra tutti l’aver usurpato il soglio di Pietro per distruggere la Chiesa Cattolica e perdere tante anime», ha attaccato a muso duro l’ex arcivescovo scomunicato nel 2024 dal defunto Pontefice. Anche Greene però non è nuova intemerate al veleno contro Papa Francesco. La deputata della Georgia, che sul suo profilo X si definisce «cristiana, mamma, proprietaria di una piccola azienda, orgogliosa americana al 100% pro-vita pro-armi e pro-Trump», fece rumore già nel 2022 quando sostenne in un’intervista alla Cnn che la Chiesa cattolica era «controllata da Satana».
Negli anni d’altronde Taylor Greene ha dato fiato a una varietà di fake news e teorie del complotto care ai mondi MAGA e a Q-Anon, dal «Pizzagate»
(presunti circuiti pedofili guidati da leader Democratici) alla vittoria «rubata» di Joe Biden nel 2020, dalle teorie cospirative sul Covid-19 a quelle sull’11 settembre. Pur non essendo stata scelta da Trump come sua candidata vicepresidente, Taylor Greene è figura di spicco nella pattuglia parlamentare repubblicana, in contatto diretto con la Casa Bianca, come dimostrò a inizio anno una foto «rubata» di lei al telefono dal Congresso con la capa di gabinetto di Trump Susie Wiles.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
SARÀ LUNGO QUASI TRE CHILOMETRI, A CAMPATA UNICA SOSPESA, A UN’ALTEZZA DI 620 METRI, SOPRA UNA STRETTA GOLA
Il ponte più alto del mondo sarà inaugurato a giugno e la sua altezza non è per i deboli di cuore. Costruito in soli tre anni con un investimento di circa 250 milioni di euro, il ponte cinese Huajiang Canyon Bridge attraversa il fiume Beipan, nel sud-ovest del Guizhou. Per velocizzare un lungo e tortuso viaggio tra le montagne da un’ora e mezza a un minuto gli automobilisti non devono soffrire di vertigini: la strada è sospesa alla vertiginosa altezza di 620 metri sopra una stretta gola. In pratica le auto sfrecceranno a un’altezza di 275 metri più elevata del grattacielo One World Trade Center di New York.
Per questo nuovo ponte, gli ingegneri hanno optato per un progetto in sospensione date le difficili condizioni ambientali dovute all’altezza del canyon di Huajiang. Lo Huajian Canyon Bridge sarà lungo quasi tre chilometri (2.980 metri). Il peso del nuovo ponte è paragonabile a quello di due Tour Eiffel, perun totale di circa 22 mila tonnellate ed è stato costruito nel giro di soli tre anni. La struttura si sviluppa in un’unica campata lunga 1420 metri. I cavi sono stati appositamente costruiti per resistere al forte vento, tipico di quell’altitudine.
Otto dei dieci ponti più alti del mondo si strovano in Cina, oltre a 43 dei primi 50. Obiettivo dello Huajiang Canyon Bridge è mettere in comunicazione i vari centri rurali della zona, come già fanno gli altri ponti dell’area.
L’intento è anche rivitalizzare il turismo dal momento che nel canyon sarà costruito un importante centro dedicato agli sport estremi, con il bunjee jumping più alto del mondo e passerelle in vetro per provare l’embrezza di camminare nel vuoto.
(da Corriere della Sera)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
“GRAZIE DI TUTTO, NAPOLI TI SALUTA”: IL POPOLO NAPOLETANO NON DIMENTICA L’AMORE CORRISPOSTO
Manifesti funebri per ricordare Papa Francesco nei vicoli del centro storico di Napoli.
“Sei stato il Papa degli ultimi – si legge sugli annunci mortuari affissi nelle strade del centro – con la capacità di combattere i primi…Grazie di tutto…Napoli ti saluta”. Si tratta del saluto dei Napoletani per Bergoglio, il Pontefice argentino molto amato in città, anche per la sua passione per il Calcio e per il legame della terra di origine con Diego Armando Maradona, scomparso oggi all’età di 88 anni. Memorabile la visita nel capoluogo partenopeo di Papa
Francesco nel 2015, con un grande palco che fu allestito in piazza del Plebiscito, nell’emiciclo della Basilica di San Francesco di Paola, di fronte al Palazzo Reale, e poi il discorso al Duomo di Napoli.
Gli annunci mortuari sono stati pubblicati su iniziativa della ditta di onoranze funebri Salvatore Kaiser. Gli avvisi sono stati affissi questa mattina, Lunedì in albis, 21 aprile, nelle strade del centro storico, non appena si è diffusa la notizia. Accanto al testo, che testimonia l’affetto dei Napoletani per il Sommo Pontefice, anche la foto di Papa Francesco, sorridente e vestito di bianco. I manifesti funerari sono apparsi nella zona dei Decumani, molto affollata oggi, giorno di Pasquetta, soprattutto dai turisti che frequentano i tanti ristoranti e le rinomate pizzerie.
In segno di lutto per la morte di Papa Francesco, il Sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Gaetano Manfredi ha disposto l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale, europea e dei rispettivi Enti al Comune e alla Città Metropolitana di Napoli.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
“NON DIMENTICHERO’ MAI IL SUO INASPETTATO ATTO DI VICINANZA”
“Tre mesi fa ha chiamato mia moglie che sta male. Per l’emozione ha iniziato a piangere. Lui le ha chiesto perché: Sono il papa, mica il diavolo”. Questo il ricordo di Alfredo Chiarelli, uno degli ultimi “urtisti”, come vengono chiamati i venditori di oggetti sacri e cimeli, attivi a piazza San Pietro da oltre 45 anni. Anche oggi, nella giornata del Lunedì dell’Angelo, si trovava all’interno del celebre colonnato del Bernini quando ha appreso della morte di papa Francesco.
“Non me lo aspettavo – ha detto ai microfoni di Simona Berterame di Fanpage.it – Ieri è sceso in piazza San Pietro, sembrava volesse abbracciare il mondo. Ho pensato che forse da oggi si sarebbe dedicato di più alla sua salute. E invece che il Signore l’ha voluto, ha aspettato proprio questo momento qua”, ha aggiunto.
Il ricordo di Alfredo: “Tre mesi fa la chiamata a mia moglie
Ai ricordi che tutti noi abbiamo con e di papa Francesco, Alfredo ha ricordato anche quanto avvenuto tre mesi fa. “Tre mesi fa Bergoglio ha chiamato mia moglie, che sta male. Lui l’ha chiamata per sincerarsi delle sue condizioni. Sentire la sua voce al telefono è stata un’emozione superiore”, ha raccontato a Fanpage.it.
“Dopo tanti anni che sto qua, mi sono abituato alla forza emblematica di papa Francesco – ha aggiunto ancora Alfredo – Era un papa che arrivava a tutti, si faceva capire con molta facilità. Poi avendo avuto un’opportunità personale, lo ricordo con ancora più affetto”. La telefonata c’è stata tre mesi fa. “È stata un’emozione superiore per me. E naturalmente, anche per mia moglie. Lei gli ha detto di essere molto emozionata, che le veniva da piangere. È stato in quel momento che lui le ha ricordato: Simonetta, io sono il papa, mica il diavolo”.
Un ricordo rimasto impresso nella mente dell’ambulante. “Quella frase mi è rimasta. Penso che sia il più grande ricordo che ho di lui. Sentire, nell’appartamento in cui vivi, la voce del papa al telefono che ha chiamato per conoscere le condizioni in cui si trova tua moglie. Non penso che ci sia una cosa più grande di questa”.
(da Fanpage)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL POLITICO E LA MOGLIE, LISA GIUSSANI SOSTENGONO CHE IL MAXI-EVENTO SUL DIGITALE FOSSE “DI UNA SOCIETÀ PRIVATA”. MA “DOMANI” RILANCIA: “I DOCUMENTI DICONO UNA COSA DIVERSA” … IL RUOLO DEL CONSULENTE RAFFAELE BARBERIO E LA CACCIA AGLI SPONSOR DELLA SIGNORA BUTTI: CHE FARÀ IL GOVERNO? CHE SUCCEDE SE LA MAGISTRATURA APRE UN’INCHIESTA?
Non bastavano i dazi di Donald Trump, la guerra in Ucraina e gli indicatori economici
in calo. Sul tavolo di Giorgia Meloni è piombato anche lo scandalo del Comolake, maxi-evento nell’ambito del digitale, molto caro ad Alessio Butti.
Il coinvolgimento della moglie del sottosegretario all’Innovazione, Lisa Giussani, sulla ricerca dei nomi da contattare per gli sponsor allarga le ombre su un conflitto di interessi. E smaschera le versioni di comodo fornite dal meloniano.
La presidente del Consiglio ha dovuto studiare l’affaire-Butti. Chi l’ha sentita racconta che è fortemente irritata se non addirittura «infuriata». Prevale la linea della prudenza. Meloni vorrebbe far passare la buriana. È notoriamente recalcitrante dinanzi all’ipotesi di dover cacciare qualcuno dei suoi
Il timore, tuttavia, è che possa arrivare un’inchiesta della magistratura. E sarebbero dolori. Intanto la questione finirà sicuramente in parlamento: «Chiederemo conto al governo con un’interrogazione parlamentare a cui l’esecutivo della destra non potrà sottrarsi», ha detto Marco Grimaldi, deputato di Alleanza verdi-sinistra.
Anche il Movimento 5 stelle ha annunciato un’interrogazione. A quel punto il governo dovrà chiedere conto a Butti. In ogni dichiarazione ha sempre garantito che il Comolake era «un evento di una società privata». Un mantra ripetuto ai vertici tecnici del dipartimento.
I documenti, però, dicono una cosa diversa. Gli articoli di Domani hanno svelato il coinvolgimento della famiglia del sottosegretario con l’organizzazione di Comolake, evento promosso per la prima volta nel 2023 per dare una vetrina al sottosegretario e creare un appuntamento ex novo nell’ambito del digitale. L’idea fu dell’allora consulente, molto in auge, Raffaele Barberio, arruolato con 80mila euro all’anno. Poi c’è stata la rottura e la cosa è passata in altre mani.
Fatto sta che la moglie di Butti, Lisa Giussani, ha avuto un ruolo attivo nella caccia agli sponsor per l’edizione dell’ottobre 2024. Ha inviato un mail a Fragassa, il 25 giugno 2024, allegando un documento con l’elenco di aziende interessate a sponsorizzare l’appuntamento comasco, a casa Butti, in pratica. Il sottosegretario ha il suo feudo elettorale in quell’area.
Giussani ha chiesto poi a Fragassa di interfacciarsi con la persona incaricata da Micromegas a contattare le aziende.
Nel documento c’erano nomi e riferimenti telefonici a cui rivolgersi. Nella prima parte del file era stata usata la formula «come da accordi con il dott. Serafino Sorrenti», tirando in ballo così il super consulente di Butti al dipartimento
Sorrenti è infatti l’attuale responsabile sicurezza delle informazioni al dipartimento per un compenso di 130mila euro. Ma era già componente della segreteria tecnica dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) in rappresentanza del sottosegretario. Un rapporto stretto.
Eppure Giussani ha sostenuto di non aver mai avuto ruoli attivi nell’organizzazione e nella ricerca degli sponsor. «Solo consigli logistici», la versione.
I documenti di Domani dimostrano che non è così. Viene meno la narrazione del sottosegretario meloniano che ha sempre respinto qualsiasi coinvolgimento personale e del dipartimento.
Peraltro, il cappello delle risorse pubbliche era già agli atti con la presenza di società controllate dal ministero dell’Economia e dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), ente che fa capo alla presidenza del Consiglio.
Cosa potrà dire il governo in aula, chiamato a rispondere alle interrogazioni alla Camera? Come si può giustificare il ruolo della moglie del sottosegretario, che a sua volta cita espressamente un consulente del dipartimento, rispetto all’elenco fornito a una società privata?
Il caso era già esploso quando Domani e Il Fatto Quotidiano avevano raccontato che la società romana Micromegas, presieduta da Erminio Fragassa, ha inviato un programma (seppur provvisorio) per l’edizione 2025, promettendo possibili incontri «one-to-one» con il dipartimento per la trasformazione digitale.
Di fronte allo scandalo, c’è stata la retromarcia: Micromegas ha rinunciato all’organizzazione il Comolake 2025, cedendo il mandato alla fondazione innovazione digitale, costituita ad hoc, lo scorso febbraio.
Meloni non è rimasta indifferente alla vicenda. Dentro Fratelli d’Italia prevale la cautela. Poche dichiarazioni a difesa del sottosegretario: si contano 4-5 note dai parlamentari meloniani (nomi non di primissimo piano nelle gerarchie del partito) diffuse prima delle rivelazioni sul ruolo di Giussani. Dopo è calato il silenzio.
(da .editorialedomani.it)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
ALTRO PUNTO CRITICO PER I BERLUSCONI È IL RAPPORTO MELONI-MUSK E LE TRATTATIVE PER I SATELLITI STARLINK, VISTO CHE I CANALI DEL BISCIONE TRASMETTONO TRAMITE “HOT BIRD”, CHE FA PARTE DELLA FLOTTA SATELLITARE EUTELSAT, RIVALE DI STARLINK
L’esito della missione della premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca da Donald Trump non è piaciuto a tutti in Italia, anche all’interno del centrodestra. Il comunicato finale ha sollevato qualche perplessità tra i principali “azionisti” politici della maggioranza: la famiglia Berlusconi.
Secondo due fonti a conoscenza della questione, sebbene Marina e Pier Silvio Berlusconi abbiano apprezzato la postura “europeista” di Meloni nello Studio Ovale, non hanno invece condiviso uno dei passaggi più delicati della nota congiunta: quello in cui la premier rinnega anni di battaglie in favore della web tax per i grandi colossi della tecnologia e, su richiesta del presidente americano, concorda “sulla necessità di un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali”.Insomma, campo libero alle Big Tech della Silicon Valley, tra cui Amazon, Google, Facebook e Apple che oggi preoccupano i possessori di media tradizionali, tra cui Mediaset, danneggiati nella raccolta pubblicitaria.
Quello sulla web tax è un passaggio chiave della dichiarazione finale. Perché se l’amministrazione americana nel documento sui dazi aveva già evidenziato la tassazione sui servizi digitali e il Digital Service Act europeo come uno dei punti più critici da risolvere con l’Ue, la decisione di Meloni di inserire un passaggio così favorevole delle Big Tech ha sorpreso molti
Sia perché per anni la leader di FdI si è spesa per tassare “i giganti del web”, ma anche perché così l’Italia si stacca dall’Ue che ha introdotto regole, imposte e sanzioni nei confronti delle Big Tech americane. La web tax italiana prevede un’aliquota del 3% sulle piattaforme globali che fanno ricavi superiori ai 750 milioni: oggi frutta 400 milioni di gettito.
Nell’ultima legge di Bilancio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, proprio per venire incontro agli americani, aveva provato a estenderla alle piccole imprese per non discriminare i grandi colossi ma è stata proprio Forza Italia a opporsi e alla fine il provvedimento era saltato. Ed è per questo che a Marina e Pier Silvio Berlusconi non è piaciuto l’impegno che Meloni ha preso con Trump.
La premier, di fatto, si farà carico con la Commissione Europea di una battaglia per allentare le regole o quantomeno ridurre la porzione italiana della tassazione. Una soluzione che non piace ai vertici del Biscione. In queste ore, infatti, in Forza Italia circolano le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Mediaset del 27 febbraio scorso: “È arrivato il momento di regole più giuste per tutti. Le Big Tech e i colossi dello streaming godono di vantaggi che penalizzeranno non solo il settore dei media, ma tutte le aziende nazionali ed europee”, diceva Pier Silvio.
Seguivano parole dure di Marina Berlusconi: “C’è un problema di concorrenza sleale grande come una casa”.
A questo si aggiunge un altro punto critico per Forza Italia: il rapporto tra il governo ed Elon Musk. Il fondatore di Tesla ha salutato la premier alla Casa Bianca e non è escluso che si sia parlato anche di Starlink, tant’è vero che nel comunicato finale si parla di collaborazione sulla “tecnologia spaziale”.
In Italia è ancora in stand-by il progetto di investimento da 1,5 miliardi per i satelliti a bassa quota stoppato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma in questi giorni in Parlamento c’è stata un’accelerazione di FdI sul disegno di legge sullo Spazio che contiene anche una norma che introduce una “riserva di capacità trasmissiva nazionale” di operatori Ue e Nato, tra cui Starlink.
Un investimento che i Berlusconi non vedono di buon occhio perché, seppur ormai sia una tecnologia obsoleta, i canali Mediaset trasmettono con parabola tramite Hot Bird, che fa parte della flotta satellitare Eutelsat, il consorzio europeo competitor di Starlink. E non è un caso che FI, con il senatore Roberto Rosso, abbia presentato diversi emendamenti per frenare il ddl. Tra queste correzioni ce n’è una per le imprese italiane dell’aerospazio a cui sarà garantito “il contraddittorio” negli investimenti.
(da il Fatto Quotidiano)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
“ACCOSTARE IL PROPRIO PRENDE A MUSK RISCHIA DI PROVARE SERI DANNI ALLA REPUTAZIONE DELL’AZIENDA”
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha spinto diverse aziende americane,a
partire dai colossi Big Tech, a rivedere le proprie strategie per non inimicarsi la nuova amministrazione americana. Da Stellantis, che ha obbedito sùbito alle richieste di riportare la produzione negli Stati Uniti, a Meta, che ha accettato di smantellare i programmi di fact-checking, da sempre invisi alla destra americana. Eppure, allinearsi con gli obiettivi politici della Casa Bianca non sempre paga in termini di affari, soprattutto se c’è di mezzo Elon Musk. O almeno, questo è quanto emerge da una ricerca del Global Risk Advisory Council, che cita la vicinanza al consigliere multimiliardario di Trump come
uno degli elementi che più rischiano di danneggiare irreparabilmente la reputazione di un’azienda.
L’effetto Musk sulle aziende
Il sondaggio, riportato dal Guardian, è stato condotto su 117 leader internazionali nel settore degli affari pubblici – compresi alcuni ex capi di Stato – e punta a individuare i principali fattori di rischio per la reputazione di un marchio. In cima alla lista delle strategie considerate più dannose per le aziende c’è proprio l’accostamento del brand a una figura divisiva e controversa come Elon Musk. Per Brett Bruen – presidente della Global Situation Room, la società di relazioni pubbliche che ha commissionato l’indagine – si tratta di «un avvertimento inequivocabile» per gli amministratori delegati delle aziende di tutto il mondo, e in particolare quelle americane. Secondo il 30% delle persone intervistate per il sondaggio, schierarsi con Musk o essere presi di mira da Musk genera la probabilità più alta di danneggiare la reputazione della propria azienda.
I boicottaggi contro Tesla
I risultati della ricerca, fa notare il Guardian, sono in linea con i sondaggi sull’indice di approvazione per il lavoro svolto da Musk alla Casa Bianca. Secondo l’ultima rilevazione della Quinnipac University, il 60% degli elettori americani ha una visione negativa del consigliere miliardario e, in particolare, delle sue politiche di tagli realizzate al Doge, il Dipartimento per l’efficienza governativa. Gli stessi marchi di Elon Musk, d’altra parte, stanno registrando un calo del giro di affari dovuto proprio alle campagne di boicottaggio lanciate in tutto il mondo, in particolare contro Tesla. «L’impatto dell’associazione di un marchio a personaggi influenti nell’attuale contesto politico, fortemente diviso, non può essere sottovalutato, soprattutto con un leader profondamente polarizzante come Musk», si legge nel riassunto dei risultati della ricerca condotta dal Global Risk Advisory Council.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2025 Riccardo Fucile
LA CARICA DEI LOTTIZZATI: DAGLI EX SINDACI AL FEDELISSIMO DI FAZZOLARI, FINO ALLA MOGLIE DI VESPA
“Con lungimiranza e fatica ha creato il centrodestra italiano. Grazie #PresidenteBerlusconi”. Quando un tweet può valere un salto di carriera. Il 12 giugno 2024 Sara Carrer ha scritto questo messaggio su X, ritwittando un post di Giorgia Meloni che elogiava Silvio Berlusconi a un anno dalla morte. “Continueremo a dare il massimo per ridare visione e grandezza all’Italia. Ciao Silvio”, diceva il messaggio di Giorgia. Adesso Sara Carrer è stata candidata da Cdp, la cassaforte statale che amministra il risparmio postale, controllata dal ministero dell’Economia (con l’82,77% del capitale), al nuovo consiglio di amministrazione di Fincantieri, la grande società pubblica che costruisce navi da crociera, navi da guerra, siluri. Le nomine verranno decise dall’assemblea degli azionisti il 14 maggio, ma è scontato che sarà il Tesoro a esprimere la maggioranza del cda (in totale 10 componenti), perché Cdp possiede il 71,27% di Fincantieri.
Nel curriculum Carrer si definisce Public affairs and communications expert, fino a gennaio 2025 era Chief political officer del World Food Programme dell’Onu. È evidente che la scelta è politica, come quella di gran parte dei
candidati alle società quotate controllate da Cdp che terranno l’assemblea per le nomine a metà maggio, le altre sono Italgas, Trevi (13 maggio) e Snam (14 maggio). Le liste, che vanno pubblicate 25 giorni prima dell’assemblea, sono state approvate il 17 aprile dal cda della Cdp, guidata dall’sd Dario Scannapieco, un Draghi-boy confermato da Meloni nel 2024.
Molti dei 33 candidati espressi da Cdp sono legati a Fdi, Lega e Forza Italia, i partiti che sostengono il governo. La lottizzazione non è una novità di questa tornata di nomine, è stata già applicata in passato dai governi di centrosinistra e gialloverde. Cassa depositi ha perfino pagato dei cacciatori di teste per farsi consigliare nella selezione dei candidati, il risultato però sembra venire più dalle segreterie di partito che dal “mercato”.
Fincantieri.
Tra i sette candidati di Cdp c’è l’assessora al bilancio del Comune di Valdobbiadene (Treviso), Mariachiara Geronazzo, commercialista in quota Lega, è stata nominata dal presidente del Veneto Luca Zaia, sindaco della Ulss Dolomiti. In quota Fdi Emilio Scalfarotto, capo segreteria tecnica del sottosegretario al Programma, Giovanbattista Fazzolari.
In Fincantieri il governo ha deciso la conferma dei vertici, il presidente Biagio Mazzotta, ex Ragioniere generale dello Stato nominato nel 2024, e l’ad Pierroberto Folgiero, un manager che ha ottenuto risultati positivi, scelto nel maggio 2021 dal consigliere economico di Mario Draghi, Francesco Giavazzi.
Completano i candidati al cda Simona Camerano, dirigente Cdp, responsabile scenari economici, e Gianfranco Battisti, manager pubblico, che è stato ad di Ferrovie dello Stato dal 2018 al 2021, nominato dal primo governo Conte. Battisti ha ottenuto risultati positivi nella gestione del servizio e nei conti, ma è stato silurato dal governo Draghi, che gli aveva preferito Luigi Ferraris, di area Pd. Poco dopo l’uscita di Battisti è peggiorato il servizio ferroviario e sono esplosi i grandi ritardi, che perdurano nell’attuale gestione di Stefano Donnarumma, nominato da Meloni un anno fa. Battisti torna in una casella pubblica con l’appoggio del ministro Antonio Tajani (FI).
Italgas.
Nel cda del gruppo (controllata da Cdp Reti con il 25,96%) ci sarà un nuovo presidente, Paolo Ciocca, ex Banca d’Italia, ex Consob, che lascerà la presidenza di Open Fiber, ed è stato vicedirettore del Dis (servizi segreti) fino al
2018. Confermato l’ad Paolo Gallo, vicino a Francesco Gaetano Caltagirone, al quarto mandato.
Tra gli altri candidati a Italgas Costanza Bianchini, avvocato ligure, gestisce uno stabilimento balneare a Sarzana, responsabile turismo balneare e concessioni demaniali di Fdi, non eletta nel 2022 alla Camera. Per la Lega c’è Erika Furlani, ex sindaco di Campoformido (Udine) nel 2019-2024. Gli altri candidati sono Cecilia Andreoli, commercialista di Modena, vicina al presidente di Confindustria Emanuele Orsini, mentre sarebbe gradita a FI Alessandra Bucci, che ha lavorato in Trenitalia e Tim ed è stata nel cda di Fs tra il 2021 e il 2024. Candidato anche Aldo Mancino, ex ad di Rayway nel 2017-2023, che ha avuto una buonuscita di 1,7 milioni lordi come il potente Fabio Barchiesi, vicedirettore generale di Cdp, ex responsabile della medicina dello sport del Coni.
Autostrade per l’Italia.
Un’altra ex sindaca di centrodestra, Renata Tosi, di Riccione, attuale consigliere comunale, è appena stata nominata da Cdp nel nuovo cda di Aspi, presieduto da Antonino Turicchi, con un nuovo ad, Arrigo Giana, gradito alla Lega.
Snam.
Per la controllata di Cdp Reti (col 31,35%) il governo ha scelto un nuovo presidente, Alessandro Zehentner, da due anni nel cda Enel: è stato candidato di Fdi alle elezioni politiche del 2018 e del 2022, non eletto. Nuovo anche l’ad, Agostino Scornajenchi, al posto di Stefano Venier, che era stato scelto da Draghi e Giavazzi: gradito a FI, Scornajenchi è ad di Cdp Venture Capital.
Gli altri candidati al cda sono la moglie di Bruno Vespa, Augusta Iannini, ex magistrato; Paola Panzeri, avvocato di Lecco, in quota Lega (per la Regione Lombardia è nel cda di Fnm e Policlinico San Matteo di Pavia); Esedra Chiacchella, dirigente Cdp, responsabile Pa.
Trevi.
Nel cda della controllata di Cdp Equity con il 21,28% ci sarà un nuovo presidente, Antonio Maria Rinaldi, ex europarlamentare della Lega, economista, confermato invece l’ad Giuseppe Caselli.
Tra gli 11 candidati al cda di Trevi Adriana Baso, avvocata di Venezia, nel 2015 ha sostenuto la campagna elettorale del sindaco Luigi Brugnaro di centrodestra, che l’ha nominata nel cda del Casinò di Venezia fino al 2021. Pe
la Lega c’è Matteo Adolfo Maria Mognaschi, ex vicesindaco di Pavia, da ottobre 2023 presidente di Aler Milano. Tra gli altri candidati Daniela Savi, commercialista, nominata commissario Ilva nel marzo 2024 dal ministro Adolfo Urso.
Chiude la lista Pietro di Paolantonio, marito dell’ex deputata Pdl e già di An Barbara Saltamartini: iscritto ad An dalla fondazione nel 1995, ha aderito al Pdl nel 2009, è stato consigliere regionale del Lazio e assessore regionale. Si è occupato di rugby nel comitato organizzatore del Sei Nazioni. Ex sindacalista Ugl, nel 2023 è stato nominato coordinatore nazionale della Faib, la federazione dei benzinai. Un cv perfetto per una società di ingegneria del sottosuolo.
(da ilfattoquotidiano.it)
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