SILVIO SI AGGRAPPA AL NAZARENO (MA PERDE LE TRUPPE)
NELLA PARTITA PER IL QUIRINALE SI NASCONDE DIETRO IL “PATTO” MA LA FRONDA INTERNA GLI PORTA VIA UNA CINQUANTINA DI VOTI PER POTER CONTARE VERAMENTE NELLA SCELTA FINALE
Hanno ammazzato il Nazareno, il Nazareno è vivo.
C’è un caotico sottofondo de-gregoriano (nel senso di Francesco, non di Sergio) nelle reazioni che si registrano nel cerchio magico berlusconiano dopo l’incontro a sorpresa, a Palazzo Chigi, tra Romano Prodi e Matteo Renzi.
A caldo, Berlusconi ha finto indifferenza e tranquillità : “Matteo è il primo a non volere Prodi, il secondo sono io”.
Ma nella lunga ed estenuante successione a Giorgio Napolitano che si è aperta agli inizi di novembre, pesano sempre di più le faide che stanno squassando Forza Italia da mesi: dalla quasi scissione del pugliese Raffaele Fitto (che conta su almeno quaranta parlamentari) alla “scomparsa” di Denis Verdini, sopraffatto dalla banda dei quattro composta da Toti, la Pascale, la Badante Rossi e il barboncino Dudù.
Risultato: l’ex Cavaliere continua a ripetere che il Quirinale è dentro il patto del Nazareno sottoscritto insieme con Renzi il 18 gennaio scorso.
A questo punto, però, B. che garanzie fornisce sulla tenuta dell’accordo in Parlamento?
I numeri sono numeri e i quaranta fittiani, che potrebbero diventare cinquanta nel segreto delle urne presidenziali, sono un’incognita troppo grossa. Ed è per questo che “hanno ammazzato il Nazareno” e allo stesso tempo “il Nazareno è vivo”.
Disperato e stretto nella morsa tra i due Mattei (Renzi da un lato, il leghista Salvini dall’altro con l’ipoteca sul futuro centrodestra), Silvio può solo sperare che il premier mantenga quanto stabilito nel patto.
Compresa la fatidica clausola dall’acronimo “TTP”. Ossia Tutti Tranne Prodi.
Berlusconi e Renzi la concordarono sin dall’inizio con queste parole: “In nessun caso, durante le trattative per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi”.
Lo stesso Professore, al Fatto Quotidiano, confermò nell’agosto scorso: “Non sono sorpreso per niente”.
In queste ore, c’è però qualcuno che firmerebbe subito il certificato di morte del patto segreto. Un qualcuno di clamoroso, perchè il suo nome è Denis Verdini ed è lo sherpa azzurro del Nazareno, accusato dai suoi di essere ormai più renziano che berlusconiano.
Attorno a Verdini c’è un insolito clima di pessimismo e scetticismo.
In privato, il potente senatore forzista, a processo tra l’altro per il fallimento della sua banca fiorentina, rinfaccia a B. di essere circondato da “una banda di dilettanti” (la già citata banda dei quattro) e di non riuscire più a tenere insieme tutti.
A cominciare dalla fronda dei fittiani. Così in questo quadro tornano a circolare le voci su un prossimo abbandono di Verdini a fine anno, sia per i suoi guai giudiziari, sia per il fallimento del patto.
L’inizio della fine, per i filonazareni azzurri, è stato a novembre quando Renzi ha ribaltato l’impianto dell’Italicum in un vertice della sua maggioranza di governo.
Da allora, tra B. e Renzi i rapporti sono diventati meno intensi e lo stesso Verdini è stato emarginato dai renziani di riferimento.
Di qui la versione meno hard del patto segreto propugnata dal cerchio magico e che vede il suo approdo finale nell’elezione del successore di Napolitano.
Il nome preferito di Berlusconi, già bruciato in un colloquio informale con il Corriere della Sera, è quello dell’ex craxiano Giuliano Amato, gradito anche a Re Giorgio.
In ogni caso, per B., non dev’essere “un uomo di parte” e non Prodi, soprattutto.
Quando il gioco delle trattative si farà duro e il capo dello Stato avrà firmato le sue dimissioni, Berlusconi si aspetta dal premier una rosa di almeno tre nomi, tra cui quello da votare insieme. Al di là della finta indifferenza di B., tutti questi movimenti renziani finiscono per acuire la balcanizzazione di Forza Italia.
Berlusconi difende il patto perchè dice che queste riforme sono “le nostre”?
Renato Brunetta si dissocia sul Mattinale e dice che non è vero. Ma è il solito Fitto a cavalcare la passività dell’ex Cavaliere in questa fase di trambusto e di caos.
L’ex governatore pugliese si butta sulle finte risposte dei renziani (non di Renzi) a B. sul Quirinale (“Non è contenuto nel Nazareno) e parla di “conseguenza di scelte sbagliate” che hanno condannato Forza Italia “all’irrilevanza”.
Di qui a un mese sarà sempre così. Fin quando Napolitano non deciderà di mettere fine al suo secondo mandato a termine.
E se lo farà nella seconda decade di gennaio, il primo anniversario del patto del Nazareno entrerà a piedi uniti nella campagna elettorale per il Colle.
Racconta un filonazareno: “Noi non possiamo fare altro che aspettare le mosse di Renzi. A meno che il presidente non faccia un colpo dei suoi”.
Ma quale?
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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