SILVIO VUOL TENERE IN OSTAGGIO L’ITALICUM: “DARÃ’ L’OK SOLO SE TORNO CANDIDABILEâ€
BERLUSCONI VUOLE TORNARE AL CENTRO DELLA SCENA E PUNTA A MODIFICARE LA SEVERINO ENTRO META’ 2015
Prendere in ostaggio la legge elettorale per costringere il governo a seppellire la legge Severino.
È il piano ad altissimo rischio che ha in mente Silvio Berlusconi.
Studiato a tavolino, nei dettagli, dopo aver individuato quello che ad Arcore considerano il punto debole del premier: «Matteo spiega il Cavaliere decaduto mi ha detto che vuole al più presto l’Italicum. Ne ha bisogno per frenare quelli di sinistra del Pd. Ecco, noi possiamo votare la legge elettorale solo se mi permetteranno di candidarmi ».
Non sarà facile, certo, ma è il leader di Forza Italia a suonare la carica dal rifugio brianzolo. «Altrimenti il patto del Nazareno non vale più».
Più o meno il messaggio fatto recapitare in queste ore al presidente del Consiglio.
Avesse la certezza, Berlusconi si accontenterebbe (si fa per dire) di un giudizio di incostituzionalità della legge Severino pronunciato dalla Corte costituzionale.
I tempi, però, sono prevedibilmente lunghi e l’ex premier ha fretta di tornare al centro della scena.
«Sono un perseguitato. Ho subito un’ingiustizia, bisogna cancellarla », ripete senza sosta agli amici di Ncd con i quali è rimasto in rapporti e che spera di ricondurre a casa.
Ecco allora l’idea, spregiudicata a dir poco: «Renzi tiene buoni i pochi comunisti rimasti nel Pd con la minaccia di tornare alle elezioni. Magari poi non si vota, ma serve a spaventarli. Per questo ha bisogno della legge elettorale ».
Proprio quella riforma che Berlusconi non è disposto a concedere senza ottenere in cambio un colpo di spugna della legge Severino.
È una partita a scacchi. È stato Berlusconi a iniziarla, chiedendo al partito di cavalcare le novità del Tar sul caso De Magistris.
«Cancellare la Severino deve diventare la nostra priorità — si è infuriato per i tempi di reazione troppo lenti — Sia chiaro a tutti che sono un martire ».
Ecco, il martirio deve diventare pubblico, invadendo via etere le case di tutti gli italiani. Preparato il terreno, toccherà al Parlamento intervenire.
C’è chi spera in un ricorso alla giunta per le elezioni del Senato, in modo da sollevare quella questione di legittimità costituzionale negata al momento della decadenza del leader.
Probabile, però, che si scelga la strada più semplice: «Ovvio che anche noi stiamo pensando all’opportunità di presentare una legge», assicura il capogruppo di FI al Senato, Paolo Romani.
Tuttavia la strada legislativa presenta dei rischi: «Se il governo modifica solo una parte della norma, potrebbe rallentare il giudizio della Corte costituzionale ».
E siccome «siamo convinti che la Severino sia completamente incostituzionale, stiamo ragionando per capire se convenga ».
Per spingere Palazzo Chigi ad assecondare le pulsioni “revisioniste” della norma anticorrotti, Forza Italia alza il tiro contro l’esecutivo.
Il Mattinale lo ammette candidamente: «La Severino è una trappola che ferisce la democrazia. Cosa aspetta Renzi a rimediare? Il Patto del Nazareno ha al suo primo punto la lealtà reciproca tra i due protagonisti».
Un avvertimento esplicito, senza giri di parole.
Parallelamente, va avanti la battaglia in sede continentale. «La retroattività della Severino è un sacrilegio si sgola Berlusconi — la Corte europea dei diritti dell’uomo mi darà ragione».
Saltasse la Severino, il leader di Arcore tornerebbe candidabile a partire dalla metà del 2015.
«Poniamo il caso che si vada a votare — è l’estrema sintesi di Ignazio Abrignani — Il centrodestra ha un leader che però non può correre. Se facciamo le primarie, chi candidiamo? Se invece salta la Severino cambia tutto. Possiamo solo sperare che lui torni in campo e gli permettano di giocarsela, come ha sempre fatto».
Certo, resterebbe il problema di ricostruire un partito allo sbando, lacerato dalla fronda di Raffaele Fitto e diviso in cento micro correnti territoriali.
Stanco, anzi «nauseato» — come ciclicamente gli accade osservando FI — ieri sera Berlusconi ha incontrato Deborah Bergamini, Giovanni Toti e Alessandro Cattaneo per dare il via all’operazione “101”.
Tanti saranno i giovani selezionati per sostituire la vecchia classe dirigente.
Volti freschi da mandare in tv. «Quelli che abbiamo adesso — è la sentenza del leader — sono un vero disastro».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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