SONDAGGIO GHISLERI: DUE ITALIANI SU TRE CONTRARI AL TERZO MANDATO
PER IL 73% DEI PIU’ GIOVANI VIETARLO E’ L’UNICA STRADA PER IL RINNOVAMENTO DELLA POLITICA
Da un sondaggio di Euromedia Research per Porta a Porta risulta che un cittadino due (50.4%) è contrario alla possibilità di un terzo mandato di governo per i Presidenti delle Regioni. Un cittadino su tre (28.9%) si dice invece favorevole.
Tra coloro che si dicono favorevoli a votare questa proposta si riconoscono il 58.8% degli elettori di Forza Italia, il 55.5% di quelli della Lega e il 45.5% degli elettori di Italia Viva.
La maggioranza di coloro che reputano questa proposta dannosa vede il 45.6% di Fratelli d’Italia nonché tutte le opposizioni schierate. Azione è l’unico partito i cui elettori non si dimostrano risoluti in una scelta verso una direzione o l’altra, ma si dividono tra favorevoli (45.5%) e contrari (36.5%).
Molti cittadini temono che un terzo mandato possa portare a una concentrazione eccessiva di potere nelle mani di una sola persona.
Questo potrebbe ridurre la possibilità di rinnovamento e di nuove idee nella politica locale. Del resto la sovranità popolare si basa anche sulla possibilità di votare e di avere un’alternanza di leadership, per evitare che le istituzioni vengano dominate per troppo tempo da una sola persona. In questo senso limitare i mandati degli amministratori aiuta a garantire che altri possano entrare in gioco e portare nuove proposte. Un presidente di Regione o un Sindaco al terzo mandato, potrebbe essere letto come una volontà a perpetrare lo stesso potere e quindi anche a limitare le risposte alle sfide di un mondo in continuo cambiamento. Tuttavia, la domanda valida di chi è favorevole a liberare le candidature permettendo ai cittadini di rivotare per il “consolidato amministratore” si aggancia al buon governo del territorio.
In effetti alcuni cittadini sostengono che i Sindaci e i Presidenti di regione con più esperienza possano continuare a lavorare su progetti avviati durante i loro mandati precedenti, migliorando così la gestione delle amministrazioni locali e regionali.
La continuità potrebbe aiutare a portare avanti iniziative importanti senza interruzioni politiche. Del resto sono sempre i cittadini che chiamati al voto possono, se vi partecipano, rinnovare le amministrazioni. I candidati uscenti, nella maggior parte delle situazioni, sono sempre favoriti nelle urne soprattutto se il loro lavoro è riconosciuto dai cittadini. In molte realtà locali, i politici che rimangono più a lungo in carica possono avere una comprensione più profonda delle problematiche specifiche e delle necessità della comunità; il che potrebbe portare a decisioni più mirate e soluzioni maggiormente efficaci. Tuttavia, allo stesso tempo, mandati molto lunghi potrebbero aiutare a fare uso delle proprie posizioni per favorire i propri interessi o quelli di pochi eletti.
Sono i più giovani quelli che rifiutano con forza l’ipotesi terzo mandato (73.2%), sono spesso proprio loro i più favorevoli al rinnovamento politico e alla possibilità di dare spazio a nuove idee e – soprattutto – a nuove generazioni.
Un terzo mandato potrebbe essere visto come un ostacolo a questo rinnovamento, limitando la possibilità di nuove leadership. In molti test i giovani italiani hanno mostrato una certa sfiducia nelle istituzioni politiche, e vedono il terzo mandato come un potenziale elemento di stagnazione, che potrebbe portare a politiche meno dinamiche e più autoreferenziali. Gli italiani sono generalmente favorevoli a un sistema politico più dinamico e aperto, che garantisca opportunità per nuove voci e che non consenta ad alcun politico di “restare troppo a lungo”.
Questa visione è spesso legata anche a un desiderio di cambiamento più ampio, sia a livello locale sia nazionale e anche sempre alla ricerca di qualcosa “di meglio”. L’Italia ha una storia politica caratterizzata da continui cambiamenti di governi e instabilità.
Il Paese ha vissuto periodi di instabilità politica con frequenti cambi di governo e alleanze, che hanno contribuito a generare negli elettori un senso di frustrazione e sfiducia nei confronti delle istituzioni e della classe dirigente. Inoltre i numerosi casi di corruzione e di sprechi hanno minato fortemente la fiducia degli italiani, perché questi scandali, ognuno a modo suo, hanno sempre messo in luce un sistema di potere che appare distante dai reali bisogni della gente.
Così, quando si pensa che nonostante tutto il proprio voto non possa portare a cambiamenti significativi, o che non ci siano alternative valide, ci si sente disincentivati a parteciparvi, oppure a non desiderare il cambiamento dei vertici delle istituzioni di riferimento, andando incontro a qualcosa che non si conosce o che è mosso solo attraverso lo spoils system politico – traduzione letterale dall’inglese: “sistema bottino” – e non la competenza, il merito, la preparazione… e – purtroppo – oggi si sente così un italiano su due (49.0%).
Alessandra Ghisleri
(da lastampa.it)
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