“SONO VELOCE PER LE MIE ORIGINI AFRICANE, MIO NONNO MATERNO ERA GHANESE. LA MULTICULTURALITÀ È UN VALORE E MI HA ARRICCHITA” : JASMINE PAOLINI SI TOGLIE I MACIGNI DALLE SCARPE IN RISPOSTA A CHI LE DICEVA CHE ERA TROPPO BASSA PER GIOCARE A TENNIS
L’EX DIRETTORE DI “ROLLING STONE”, CARLO ANTONELLI: “STUPISCE CHE I CLAMOROSI TRIONFI DI JASMINE PAOLINI PASSINO PER ‘NORMALI’. EPPURE È N.4 AL MONDO, VIENE DA UN’ANNATA DI TRIONFI”
Il tripudio immediatamente ritrovato per Sinner -il bambinetto secco preciso e cattivissimo, killer- meriterebbe un’ulteriore analisi attenta, transazionale forse. La divisa custom-made di Nike, la zuccherosa vista dal Papa con racchette e palle e anche i genitori, mamma mia. Ma soprattutto il sadismo generalizzato per la polverizzazione di Ruud vissuto come assassinio manco tanto simbolico…
La fraccata di spot (20? 30?) in onda SEMPRE tra un break e l’altro indicano un’insicurezza o piuttosto una sicurezza di tirare il carro per un numero limitato di anni, una sorta di coscienza molto montanara-altoatesina per la sicurezza prima o poi della slavina agonistica-biologica.
Come si e’ iniziato a vedere al Foro Italico di fronte alla prestanza a 360 gradi di Carlos Alcaraz. Ma anche, un paio di giorni prima all’eleganza A.P.C. tra vecchio e perfetto nuovo stile di Lorenzo Musetti. Di fronte a questo beh stupisce che i clamorosi trionfi di Jessica Paolini vengano tutto sommato passati come ‘normali’.
Eppure n.4 al mondo, un’annata di trionfo totale, Internazionali di Roma in ultimo. Non molti i lavori da testimonial, pochi anzi
I motivi sono indubbi:
1) e’ tracagnotta, non slanciata come certe slavate pennacchione giusto pinzare di Sinner, questo perche’;
2) la body positivy non e’ affatto assimilata nell’animo del Paese;
3) la Paolini (che non a caso e’ stata vista da Mattarella e non da Leo XIV) e’ mezzo italiana e mezzo polacca, solo che la meta’ polacca e’ composta anche da un ulteriore meta’ ghanese.
E’ soprattutto questo il punto: il Mondo, e il mondo femminile da una parte e il Mondo Bianco e spietato dall’altra. Meno male che ha vinto il secondo.
Jasmine con il suo fisico minuto (1.63) in un tennis di perticone davvero ha stupito tutti, dopo essersi abituata a prendersi le cose un po’ alla volta, lavorando: “Mi piacerebbe avere qualche centimetro in più per servire meglio
però c’è da dire che essendo piccolina mi muovo bene”. A proposito, alle critiche sulla convocazione rispose così, con ferma timidezza: “Lasciateci crescere, ci vorranno almeno dieci anni per giudicare i nostri risultati”.
E invece è arrivata in anticipo, aspettando con il sorriso e la pazienza che maturasse anche il suo momento. Papà Ugo gestiva un bar a Bagni di Lucca in cui mamma Jacqueline lavorava come cameriera. Lei, con la cugina, si era trasferita in Italia dalla Polonia, paese della madre ma non del padre, nato in Ghana e spostatosi in seguito a Copenaghen.
Jas a sei anni preferisce il tennis al nuoto, su suggerimento di papà e dello zio Adriano, e prende in mano per la prima volta una racchetta al Tc Mirafiume di Bagni. Un colpo di fulmine proseguito poi a Forte dei Marmi e, dopo aver capito che il tennis era la strada da percorrere, al Centro Federale di Tirrenia, dove conosce Renzo Furlan, il coach che la seguirà per un decennio portandola in finale a Parigi e a Wimbledon e soprattutto in top ten, quinta italiana di sempre dopo Schiavone, Errani, Pennetta e Vinci: già, proprio le dee della generazione dorata, quelle che non avrebbe mai potuto eguagliare. E adesso può davvero ricordare con una delle sue risate contagiose di quando le dicevano che era troppo bassa per giocare a tennis.
Talento, volontà, raffinata intelligenza tennistica e quelle gambe di caucciù, lascito del nonno materno ghanese: “Sono veloce per le mie origini africane, probabilmente, ma non sono mai stata lì e non ho mai conosciuto mio nonno.
Conosco bene, invece, la Polonia, fino ai 10-11 anni ci andavo tutte le estati e ho tanti ricordi d’infanzia. Parlavo polacco ma non praticandolo lo sto un po’
perdendo, non è una lingua facile. Comunque, credo che la multiculturalità sia un valore e mi abbia sicuramente arricchita”.
(da agenzie)
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