SORPRESA: I FONDI ESTERI LEGHISTI SONO IN MANO A PRIVATI: AFFIDAMENTO DIRETTO A PAOLO SCALA E STEFANO BONET
GLI AMMINISTRATORI DELLA LEGA TENUTI ALL’OSCURO, ORA MARONI CHIEDE DI CONTROLLARE I BILANCI… OPERAZIONE GESTITA SOLO DA BELSITO E BOSSI, IN VIA BELLERIO CRESCE LA TENSIONE
Venti giorni per tirare fuori conti, spiegazioni e garanzie.
Il “Cerchio magico” leghista si trova per la prima volta in minoranza nella Lega.
E il gruppo di comando del Carroccio, composto da Umberto Bossi, la moglie Manuela Marrone, la lady di ferro Rosi Mauro e il segretario amministrativo Francesco Belsito, si è dovuto arrendere alle pressioni, dopo la bufera che si è sollevata in seguito alle rivelazioni de “il Secolo XIX” sui sette milioni di euro investiti all’estero dal partito.
La base, i funzionari intermedi, l’ala maroniana sono in rivolta: “vogliamo sapere tutto di questa operazione, vogliamo scandagliare a fondo ogni singolo euro, esaminare i bilanci”.
A sconvolgere i leghisti sono i destinatari dei bonifici firmati da Belsito tra Natale e capodanno.
Non solo dall’Italia sono partiti 4,5 milioni di euro per la Tanzania e 1,2 per Cipro (operazione di per sè curiosa, visti gli alti rendimenti dei banali titoli di Stato italiani), ma i beneficiari non sono neppure Fondi di investimento bancari o di Stato esteri.
Nel caso del Paese centroafricano il destinatario del maxi-bonifico è Stefano Bonet, uomo d’affari già noto alle cronache giudiziarie e collegato alle imprese finanziarie dell’ex ministro Brancher.
Nel caso di Cipro a incassare 1,2 milioni è stata la società di consulenza fiscale Kripsa, il cui titolare Paolo Scala è noto per alcune sue interviste sull’emozione di scappare dall’Italia per fare fortuna all’estero.
Scala è registrato dalle agenzie collegate all’Ice come avvocato e ha uno studio a Nicosia.
Ma la Kripsa ha base a Larnaca, pur non avendo un indirizzo, ma solo una casella postale.
La questione dei finanziamenti off-shore ha scosso il partito: nessuno sapeva dei bonifici, salvo Belsito e Bossi.
Ne erano all’oscuro anche i componenti del Comitato degli amministratori che per statuto dovrebbero valutare e autorizzare qualsiasi operazione finanziaria della Lega. Nel comitato spiccano le figure di Roberto Castelli e Piergiorgio Stiffoni che hanno giurato a Calderoli (a suo dire ignaro dell’operazione) di non averne saputo mai nulla. Tutto questo è bastato per convincere Maroni a chiedere un Comitato federale straordinario: i maroniani hanno il terrore che questi soldi possano sparire.
In questo contesto si inseriscono le insinuazioni de l’Indipendenza.org,, quotidiano on line di area leghista, che da un lato sussurra come le operazioni possano essere state eterodirette da Berlusconi, tramite Brancher, dall’altro mette all’indice la Pontidafin, la società finanziaria che gestisce il pagtrimonio della Lega e che di fatto è controllato dalla famiglia Bossi.
C’è chi ha chiesto la testa di Belsito, difeso a spada tratta da Bossi: “Non abbiamo tolto nulla ai territori, sono soldi destinati alle campagne elettorali”
Evidentemente la spiegazione non basta.
Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX”)
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