SU CONTE SI RIAPRE LA CRISI
IL GOVERNO TORNA IN ALTO MARE, MANCANO PRESUPPOSTI E CERTEZZE PER IL CONFERIMENTO DELL’INCARICO
Ventiquattr’ore dopo, il nome di Giuseppe Conte già vacilla. È il primo effetto della pausa di riflessione imposta dal capo dello Stato al termine delle consultazioni di ieri. Perchè, nella pausa, il professor Conte, già debole come profilo in termini di “credibilità ” internazionale e di “legittimazione” politica si è indebolito ancora di più nella sua immagine complessiva.
Peraltro proprio sul terreno più caro si Cinque stelle, quello del rigore morale e della correttezza dei comportamenti.
C’è la vicenda del curriculum, diciamo così, un po’ pompato, che già rimbalza sui media internazionali. C’è la storia di stamina. C’è anche il giallo sulla sua casa ipotecata da Equitalia, scovato dall’Espresso.
Saranno anche peccati veniali, tipici dell’italica furbizia, ma certo non siamo di fronte al biglietto da visita che ci si aspetta da possibile presidente del Consiglio, il cui nome dovrebbe essere sinonimo di autorevolezza, senza nemmeno la necessità di spulciare un curriculum.
Bastano comunque a rendere più forti le perplessità del Quirinale, piuttosto sensibile al tema della rettitudine dei comportamenti.
Parliamoci chiaro, più in generale: l’intera operazione è partita male, con un contratto di governo che, a fronte di ingenti parametri di spesa certi offre coperture incerte, un nome del premier che, appena circolato, prima agita mercati e investitori poi si guadagna i titoli con un curriculum che sembra farlocco, da ultimo la proposta di nomi di ministri come Paolo Savona che annuncia tensione con l’Europa proprio sul tema della tenuta dei conti pubblici.
È l’intero contesto dell’operazione ad alimentare i dubbi di Sergio Mattarella, come hanno capito i presiedenti di Camera e Senato. Non solo la questione del curriculum. Anche se la domanda, in materia, nasce spontanea: in quale paese al mondo, dopo una giornata come questa, un premier indicato come volto di “un governo di cambiamento” non avrebbe sentito il dovere quantomeno di chiarire, per fugare dubbi sulla moralità della sua condotta?
E invece sono arrivate le minacce, con un socio del nuovo governo (vai alla voce: Matteo Salvini) che agita lo spettro del ritorno al voto se il Quirinale non dovesse comportarsi come una buca delle lettere della lista voluta dai partiti.
Due su tutti: Conte e Savona.
È per tutto questo insieme di motivi che non è affatto certa la convocazione di Conte per domani al Quirinale. Potrebbe slittare a giovedì.
Attenzione: convocazione non è sinonimo di “incarico”, questione ancora tutta aperta. È chiaro che agli occhi del capo dello Stato non può tenere un quadro che prevede un premier vissuto sin dall’inizio come debole, se non affiancato da una squadra che abbia un profilo autorevole e definito, in relazione agli asset fondamentali, dalla collocazione internazionale alle garanzie sulla gestione dei conti pubblici.
Già era difficile ipotizzare ieri come l’anonimo professore potesse avere la forza, richiesta a un premier, di essere non un mero esecutore altrui, ma il responsabile dell’indirizzo del governo.
Figuriamoci oggi, dopo una giornata che è diventato, nella percezione mediatica, “quello che si inventa il curriculum”.
Ecco, è difficile che possa reggere un equilibrio di governo del genere, perchè non è un equilibrio. E su queste basi mancano presupposti e certezze, al momento, per il conferimento dell’incarico.
Anche perchè se dovesse riaprirsi la questione di palazzo Chigi, magari con Di Maio, di conseguenza tornerebbe in ballo, per ragioni di compensazioni tra i partner di governo, anche la casella dell’Economia. È più di una suggestione. È un tentativo in atto . Chissà .
La crisi, semmai fosse finita, si è riaperta.
(da “Huffingtonpost”)
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