“SULLA MIA PELLE” A LA SAPIENZA, IN DUEMILA “PER CONDIVIDERE UNA STORIA CHE HA FERITO TUTTI”
CLAMOROSO SUCCESSO PER LA SERATA CON IL FILM DEDICATO A STEFANO CUCCHI: PREVISTI 700 SPETTATORI, NE SONO ARRIVATI TRE VOLTE TANTO
“Il film non beatifica Stefano Cucchi e non dice che tutti i poliziotti sono infami. Racconta la storia di un ragazzo che ha fatto tanti errori, ma non ha avuto la possibilità di rimediare perchè ha incontrato qualcuno che in divisa ha pensato di essere sopra la legge”.
E’ questo il pensiero più diffuso fra i ragazzi e le famiglie che ieri sera si sono dati appuntamento sul pratone dell’Università La Sapienza per assistere alla proiezione di Sulla mia pelle, il film di Alessio Cremonini che racconta l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, dall’arresto fino alla morte.
L’annuncio che sarebbero state organizzate proiezioni gratuite, diffuso sui social all’indomani della presentazione del film alla Mostra del cinema di Venezia, aveva già sollevato numerose polemiche, per un film già al centro di discussioni sull’opportunità o meno della doppia uscita sia nelle sale che su Netflix.
L’appuntamento a La Sapienza si è trasformato in uno spettacolo a cielo aperto.
Pratone affollato, birre e pizze, oltre duemila giovani (studenti e non) in cerca di uno spazio a sedere. Molti sono rimasti in piedi, qualcuno più distante si è accontentato solo di ascoltare, senza vedere le immagini.
Brusio di sottofondo da chi non è riuscito a guadagnare le postazioni migliori ma silenzio assoluto ad ogni apparizione di Alessandro Borghi nella sua interpretazione di Cucchi.
“Borghi è fantastico – commenta Giulia, studentessa magistrale della Sapienza – ritrae Stefano Cucchi con finezza gradiosa, piccolo essere fragile e autodistruttivo. Vorresti proteggerlo, salvarlo. Dopo aver visto questo film si va via strozzati dall’ingiustizia, come se lo avessero ammazzato a te, non solo alla famiglia”.
Le polemiche dei giorni scorsi hanno portato Facebook a cancellare tutti gli eventi legati alle proiezioni, compreso quello di ieri. E fin dai primi annunci i produttori e i distributori del film avevano negato l’autorizzazione a iniziative di questo tipo perchè violano il copyright.
“L’ingresso chiaramente è libero e gratuito, non c’è alcun biglietto e nè modalità particolari, l’abbiamo precisato da subito, prima che Netflix facesse problemi sul copyright – racconta Margherita, 25 anni, studentessa ed esponente del collettivo Sapienza Clandestina, promotore dell’evento – ammetto che non eravamo pronti per tutta questa gente, non ci aspettavamo questa folla, al massimo 700 persone. Siamo più di 2mila – continua – forse abbiamo sottovalutato un po’ la tematica del film, o il bisogno di mettersi in discussione con i coetani. O semplicemente abbiamo sottovalutato la necessità , per i giovani, di occasioni di questo tipo per condividere con altri l’interesse rispetto ai grandi fatti di cronaca”
Una vicenda, quella di Stefano Cucchi, che ha lasciato un segno nella coscienza collettiva del Paese, e i giovani presenti a La Sapienza ne sono prova.
“Uscire non significa solo andare a bere una birra a Trastevere. Significa dialogare, riflettere, confrontarsi – spiega Vittoria, 21 anni, anche lei studentessa ed esponente di Sapienza Clandestina – abbiamo organizzato questa proiezione da soli, è un’iniziativa partita dal basso, abbiamo messo anche soldi di tasca nostra per l’affitto di questo unico proiettore non sufficiente per tutta questa gente. Ne abbiamo parlato al senato accademico e il rettore nemmeno si è fatto vivo. Quindi sì, siamo molto felici di aver reso possibile una cosa del genere”.
Il cinema italiano è ancora in grado di interpretare l’impegno civile e suscitare partecipazione. “Io ho già visto il film a casa, sul divano, su Netflix e sono qui per il gusto di esserci – dice Emanuele – non sono uno studente della Sapienza, ma qui ci sono anche tante famiglie e lavoratori che magari come me hanno già visto il film e hanno ceduto il posto ad altri. Perchè alla fine, in queste occasioni, conta la presenza e basta. Un modo concreto per dire che noi stiamo con Ilaria Cucchi”, che nel film è interpretata da Jasmine Trinca.
Alla fine del film, applausi e lacrime.
Su un muretto un gruppo di ragazzi commenta: “Chi è tossicodipendente soffre di una malattia. Smettiamola di pensare che siano dei criminali. Se non capiamo questo, lasceremo sempre indietro qualcuno che ha bisogno e che si sarebbe potuto salvare”.
(da “La Repubblica”)
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