TELECOM: ALTRI LICENZIAMENTI IN VISTA
UTILI IN FLESSIONE E ALTRI 6.000 LICENZIAMENTI IN PROGRAMMA… ERANO STATI GIA’ 5.000 I TAGLI ATTUATI NEL 2008… VOCI DI DELOCALIZZAZIONE DEI CALL CENTER IN ROMANIA E TUNISIA, DOVE UN OPERATORE COSTA LA META’… E I SINDACATI DORMONO
Utili in flessione e scarse possibilità di crescita all’orizzonte: Telecom Italia è
da tempo ormai in una crisi progressiva, schiacciata da tariffe telefoniche in calo in un mercato maturo come l’Italia e da una scarsa presenza internazionale che possa compensare i mercati più saturi.
Una inefficace strategia aziendale che sa portare solo a tagliare il personale.
Oltre ai 5.000 licenziamenti operati nel 2008 (e concordati con i sindacati), adesso Telecom vuole mandare a casa altri 4.500 lavoratori.
Ma i dati sono ancora più pesanti.
Telecom starebbe per cambiare mansioni ad altri 700 lavoratori che verrebbero spostati dagli uffici amministrativi ai call center o alla rete e ne manderebbe altri 700 ad operare in sede diversa, rispetto a quella dove attualmente lavorano.
Dato che è ben difficile che un lavoratore, senza altri incentivi, possa trasferirsi a lavorare a 300 km di distanza dalla città in cui vive, alla fine i tagli ammonterebbero a circa 6.000.
Per Telecom tutto questo rientra nel piano predisposto e annunciato ai sindacati, ma sul quale non c’è stata mai intesa.
E’ indubbio che il mercato internazionale risenta anche in questo settore di una crisi strutturale, tanto è vero che British Telecom ha annunciato ad aprile 10.000 licenziamenti, ma altre compagnie telefoniche, con un management più aggressivo a livello internazionale, stanno contenendo meglio le perdite.
Cosa faccia Telecom in tal senso, oltre che licenziare, non è molto chiaro.
Tanto è vero che lo stesso ministro Sacconi ha convocato in settimana le parti per cercare di trovare una soluzione.
Sarebbe opportuno che il governo verificasse quella che appare più di una voce, ovvero che sia intenzione di Telecom di delocalizzare i call center in Romania e Tunisia, dove già sono presenti altre società del settore, come Vodafone e H3G.
Ovvero da un lato si dichiarano 470 esuberi nei call center per mancanza di traffico, poi se ne aprono in Romania e Tunisia, attraverso magari un fornitore intermediario.
Il motivo?
In quei Paesi il costo operatore è 8-9 euro all’ora, contro i 16-18 dell’Italia.
Alla fine il risparmio per Telecom ammonterebbe a 300 milioni di euro l’anno, abbastanza modesto per una società di queste dimensioni.
Ma una politica continua di questo genere manderà progressivamente a casa migliaia di uomini e donne italiani, mentre ormai il compito del sindacato nostrano sembra sempre più quello di colui che ratifica le decisioni e mai di chi propone soluzioni.
Di pari passo con un’imprenditoria assistita, incapace di conquistare nuovi mercati, ma solo di subire i flussi negativi internazionali.
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