TOH, L’ITALIA CHIUDE UN PO’: SI FA NELLE REGIONI QUELLO CHE NON SI E’ FATTO NEL DPCM, VINCE LA LINEA SPERANZA
IL GOVERNO HA LASCIATO AI GOVERNATORI LA RESPONSABILITA’ DELLE NUOVE STRETTE (CHE SONO SONO SOLO PALLIATIVI)
Nuove e ulteriori misure restrittive “possono essere disposte a livello territoriale dai presidenti di regione e anche dai sindaci laddove la situazione critica lo richieda”. Giuseppe Conte approfitta di una conferenza stampa con l’omologo spagnolo Pedro Sanchez per certificare quello che lui stesso definisce “una strategia diversa”.
Una decisione presa negli ultimi giorni, per non finire stritolato da un lato da chi sostiene che il paese non può essere messo sotto chiave pena un’implosione dell’economia, dall’altro dall’ala rigorista del governo che ha spinto e continua a spingere per assumere tutti i provvedimenti necessari a interrompere la macchina del contagio.
E’ significativa la risposta di una fonte del ministero della Salute allorchè Vincenzo De Luca dispose la chiusura delle scuole.
Impugnerete la misura? “Ma assolutamente no, è discutibile come è stata presa la decisione, ma non si può fare una battaglia su un’ordinanza che mira a non far andare la situazione fuori controllo”.
E’ da tempi non sospetti dunque che una parte del governo è al lavoro per condividere e armonizzare le misure regionali, in palese discontinuità rispetto alla seconda ondata, quando le frizioni erano quotidiane e le minacce di rendere inefficaci i provvedimenti locali all’ordine del giorno.
Sono stati i numeri di una rapidissima impennata che ad oggi non sembra ancora volersi arrestare (nonostante i numeri odierni siano rimasti nell’alveo delle previsioni) a convincere Conte. E le pressioni di Roberto Speranza e Dario Franceschini. Che hanno martellato su Palazzo Chigi con il seguente ragionamento: il governo non può permettersi di dire no a strette dei governatori se le concordano con noi. Non lo può fare perchè il rischio di un effetto boomerang nel caso le cose andassero male sarebbe devastante.
C’è ovviamente una seconda considerazione che fa da sottotesto alla situazione: il dazio in popolarità di misure che potessero risultare impopolari non si scaricherebbe direttamente sull’esecutivo, restando in capo ai governatori.
“La situazione – ha ammesso il premier – è completamente differente rispetto alla prima ondata. Non possiamo, dunque, riproporre la stessa strategia. Non eravamo preparati allora, adesso invece la situazione è diversa, sensibilmente diversa”.
E ha pubblicamente dato il via libera ai suoi: “Raccomandiamo di mantenere un coordinamento nazionale, in particolare col ministro della Salute”. Una finestra in cui Speranza si è infilato subito.
Francesco Boccia si è attaccato al telefono: immediata condivisione del coprifuoco dalle 23 alle 5 chiesto dalla Lombardia, sul quale i tecnici della Salute si sono messi al lavoro con la controparte del Pirellone, via libera alla Campania, che ha stabilito un’analoga chiusura e il ritorno in classe per la scuola primaria e gli asili (oltre a una zona rossa per Arzano e il supporto di cento militari) e un sostanziale disco verde al Piemonte che vuole chiudere i centri commerciali nel fine settimana e il 50% di didattica a distanza a partire da lunedì prossimo.
Interlocuzioni sono in corso anche con il Veneto, la Liguria, dove a preoccupare sono i dati di Genova e infine Roma, la cui giunta, analogamente a quella di Torino, sta studiando una chiusura delle principali piazze della movida.
La speranza è che i mini-lockdown dal basso allentino la pressione su ospedalizzazioni e terapie intensive, ma soprattutto che diano modo ai centri di monitoraggio e tracciamento, in molti casi vicini al collasso, il modo di riorganizzarsi.
“Su questo punto non abbiamo fatto abbastanza, speriamo di recuperare in fretta altrimenti il virus andrà fuori controllo”, spiega una fonte vicina al dossier.
Gli occhi sono puntati a venerdì, quando il consueto report dell’Istituto superiore di sanità darà un nuovo quadro complessivo della situazione. Il governo spera di non dover ricorrere ad altre misure sul territorio nazionale, ma al momento nessuna ipotesi viene esclusa.
(da “Huffingtonpost”)
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