TRA LE DONNE ANZIANE DI BORODIANKA, LA CITTA’ DISTRUTTA DAI RUSSI
“NOI NON POTEVAMO SCAPPARE, PUTIN E’ UN CRIMINALE, HA DISTRUTTO LE NOSTRE VITE”
Borodianka è un piccolo paese di 13mila anime e poche stradine a 60 km dalla capitale ucraina. È in una posizione strategica perché si trova sull’arteria principale percorsa dall’esercito russo che dalla Bielorussa tentò di raggiungere Kyiv alla fine del febbraio del 2022. In quest’area passò la fila lunga 64 chilometri di carrarmati russi che occupò l’area del distretto di Bucha con l’intento di accerchiare la capitale in tre giorni e sostiuire il governo ucraino. Ma proprio in quest’area l’esercito russo rimase bloccato e fu costretto a ritirarsi per motivi su cui gli analisti stanno ancora dibattendo.
Bucha, Irpin, Hostomel, sono i paesi che hanno sofferto un vero e proprio massacro di civili. Secondo le autorità locali, nella sola Bucha furono ritrovati 458 corpi uccisi. Come documentato da numerose investigazioni giornalistiche e da organizzazioni umanitarie, nella ritirata i militari russi commisero atrocità di tutti i tipi sui civili. Anche per questo motivo la città di Bucha è diventata un simbolo di questa guerra ed è meta di molti capi di Stato che visitano il paese, ma anche la destinataria di molti fondi per la ricostruzione, provenienti dall’Europa e anche dall’Italia. Oggi a più di un anno dall’invasione su larga scala dell’Ucraina, la città di Bucha appare quasi interamente ricostruita, ma basta spingersi pochi chilometri più a nord per vedere uno scenario completamente diverso.
Il paese di Borodianka, infatti, è stato colpito duramente dai bombardamenti. La polizia locale riferì di aver trovato 300 corpi nelle macerie. Durante la ritirata dell’esercito russo, secondo le autorità locali, circa il 90 per cento della popolazione fuggì dalle proprie case e solo poche centinaia di persone rimasero nel paese. Tra queste alcune babushke, signore troppo anziane per scappare, che rappresentano la memoria storica di questi luoghi.
“I giovani possono scappare, ma io no – ci racconta un’anziana signora che vive tra i palazzi ridotti in macerie di Borodianka – ho 60 anni, tutti se ne sono adati, ma noi non facevamo in tempo a fuggire e ci siamo nascosti nelle cantine, è molto difficile ricordare quello che è successo, sto piangendo perché ho paura, che razza di gente è questa?”.
Pochi isolati più avanti un’altra signora è seduta su una panchina sotto la sua casa bombardata. “Ero nel mio appartamento al secondo piano e sento il rombo di questo aereo e vedo una bomba cadere sulla nostra casa, la finestra della cucina va in frantumi, mi sono piegata e per questo le schegge della finestra mi passano sopra senza colpirmi. Il frigorifero, il tavolo, e tutto il resto vola via in un’onda esplosiva”. Il palazzo dove vive questa signora è stato sventrato a metà lasciando intravedere l’interno delle case ancora intatto. “È impossibile spiegare a parole l’orrore che abbiamo vissuto, gli aerei volavano bassi e sganciavano bombe sopra le nostre case, abbiamo messo la nonna di 95 anni nella vasca da bagno e io e mio figlio abbiamo vissuto come si poteva, non c’era acqua, elettricità, niente”. Mentre la signora parla le sue nipotine giocano in mezzo ai palazzi sventrati, tra le macerie ancora pericolanti dei palazzi. “È molto spaventoso per i bambini, è stata la mia nipotina a dirmi durante i bombardamenti ‘Nonna apri la bocca, chiudi le orecchie e respira’, è spaventoso vedere come un bambino alla sua età sa già cosa fare e come nascondersi quando volano le bombe. Odio questa Russia, Putin è un vero fascista”.
Pochi chilometri più a Nord, nelle campagne tra Volytsya e Zahal’tsi, in mezzo a scheletri di casette basse distrutte e bruciate di cui adesso rimangono soltanto macerie di mattoni, un’altra anziana signora è intenta a zappare il suo piccolo orto. “Molte case sono bruciate – ci racconta – quando vengo qui io mi siedo e piango, avevamo tutto e adesso non abbiamo niente. Dicono che ci hanno liberati, ecco, questo è il modo in cui ci hanno liberati”.
(da Fanpage)
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