TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI: SEI ARRESTI, CI SONO ANCHE QUATTRO CARABINIERI
I MILITARI LI AIUTAVANO A ELUDERE I CONTROLLI
Demolivano auto senza prima privarle di sostanze altamente inquinanti com batterie, filtri, lubrificanti, plastiche e motore.
Classificavano i materiali compattati come ‘rifiuti già trattati’ pur non essendo tali e agivano con la connivenza di carabinieri che li aiutavano ad eludere controlli.
Sono sei le persone finite in carcere nell’ambito di un’inchiesta della procura di Roma nata dal business dei demolitori di auto. Sono accusati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico.
Tra le persone arrestate anche 4 carabinieri che, secondo le accuse, avrebbero aiutato gli imprenditori indagati informandoli dell’inchiesta a loro carico e ricevendo in cambio favori e utilità .
Le indagini, partite nel 2017, sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Capitale e seguite dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico.
Gli accertamenti sono partiti da una serie di aziende di autodemolizione che omettevano di bonificare le carcasse dei veicoli rottamati prima di inviarli alle altre ditte della filiera del riciclo.
Al centro dell’inchiesta la società Italferro srl di Bologna che trattava 30mila tonnellate annue di materiali compattati.
I due manager titolari dell’impresa, un uomo di 68 anni ed il figlio di 47, sono finiti in manette per aver acquistato a prezzi tonnellate di materiali trattati in modo sbagliato è altamente pericolosi per l’ambiente. Sceglievano il materiale compattato male perchè a loro costava molto meno. Oltre agli arrestati, sono state denunciate a piede libero altre 6 persone.
L’arresto è scattato nei confronti di un 68enne imprenditore di Bologna e del figlio di 47 anni, titolari della Italferro, che, assieme ad altre imprese collegate, smaltiva circa 30mila tonnellate annue di veicoli fuori uso, avviandoli in fonderia senza i dovuti trattamenti e guadagnando così un ingiusto profitto.
Si trattava di carcasse di auto non bonificate e cioè di mezzi che, senza essere privati dei materiali e delle sostanze inquinanti (lubrificanti, plastiche, batterie, filtri e motore), venivano compattati e identificati come rifiuti già trattati e idonei alle successive operazioni di riciclo.
(da agenzie)
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