TRISE PEGGIO DELL’IMU? LETTA SCARICA IL PROBLEMA SUI SINDACI
TRA DUE ANNI LE CITTà€ CON LE CASSE VUOTE POTRANNO TARTASSARE LE CASE
Ma alla fine la nuova Imu (Trise) inventata con la legge di Stabilità sarà più pesante della vecchia Imu?
Domanda rilevante — anche se rischia di far sparire dietro di sè il collasso delle spese per investimenti (circa 5 miliardi nel 2014) o la contrazione drammatica degli stipendi pubblici (dal 10,6 al 10,1 per cento del Pil) — a cui per ora si può rispondere solo all’ingrosso: la possibilità c’è, soprattutto dal 2015 in poi, anche se chi e quanto pagherà nel merito lo decideranno i singoli Comuni.
La sostanza, ancor prima dei numeri, è questa: il governo ha comprato la pistola, l’ha caricata e l’ha messa in mano ai sindaci.
Se sparare o no lo decideranno loro e loro si prenderanno la colpa.
Entriamo nel merito.
Il tributo comunale Trise è diviso in due: la tariffa sui rifiuti (Tari) e quella sui servizi comunali (Tasi, modellata sull’Imu).
Intanto è scontato che ci sarà un aggravio sul lato rifiuti: la Tari dovrà infatti coprire l’intero costo del servizio, obiettivo che la vecchia Tarsu (applicata ancora da quattro comuni su cinque) non raggiungeva.
La mazzata vera, però, potrebbe arrivare dalla Tasi: l’aliquota per la prima casa varia dall’1 per mille (quella base indicata dal governo) al 2,5 per mille.
Com’è ovvio la faccenda cambia di parecchio: da un gettito di 3,7 ad uno di 9,1 miliardi di euro.
Il Tesoro, nella sua relazione tecnica, scommette sulla prima ipotesi anche perchè ha stanziato un miliardo di euro per tenere basse le aliquote: in questo caso sulle prime case, dice l’esecutivo, ci sarebbe uno sgravio visto che il gettito della vecchia Imu e della componente servizi della Tares era di 4,7 miliardi.
È anche vero che quel miliardo è stato stanziato solo per il 2014, come solo per l’anno prossimo è stato rifinanziato il fondo di solidarietà comunale (che dovrebbe compensare i minori introiti per le città ).
Anche per il 2014, comunque, non è affatto certo che i sindaci terranno l’aliquota all’uno per mille: se i loro bilanci lo richiederanno arriverà la mazzata.
Di più: sulla Trise non si applicano le detrazioni standard da 200 euro, più quella da 50 euro a figlio, valide per l’Imu, il che comporta la possibilità che chi era esente dalla vecchia imposta oggi possa trovarsi a pagare (il regolamento è sempre in mano ai Comuni, anche se nella legge si parla anche di calibrare il tributo in base alla capacità contributiva Isee).
Finita? Macchè: agli inquilini è andata male di sicuro visto che — oltre a pagare la Tari come prima pagavano la tassa sui rifiuti — ora dovranno sborsare pure una cifra compresa tra il 10 e il 30 per cento della futura Tasi.
Anche sulle seconde case e gli altri immobili (fabbricati agricoli, capannoni, eccetera) non è ancora chiaro quale sarà l’effetto della Tasi, ma la possibilità della stangata c’è: l’aliquota massima indicata dalla manovra — quella più alta dell’Imu per ogni categoria più l’uno per mille per i servizi comunali — consente infatti un incasso massimo di 22,1 miliardi di euro contro i circa 19 della vecchia Imu (ma, anche qui, manca la componente servizi della Tares, che però nessuno ha ancora mai pagato, visto che entra in vigore a dicembre per scomparire a fine anno).
Come si vede, il tutto sembra studiato a bella posta per impedire a chiunque di capire cosa succede: nella sostanza il governo potrà vendersi l’abolizione dell’Imu che tiene contenti quelli del Pdl e ordinare di fatto ai sindaci di garantirsi lo stesso gettito sotto un altro nome.
L’unico numero che conta, infatti, è proprio quello: da Imu e Tares — le imposte sulla casa — nel 2013 il governo si aspettava un gettito di circa 33 miliardi e c’è da scommettere che la Trise non porterà molto di meno alle casse dello Stato.
La previsione di Confedilizia invece, diffusa ieri, è che la Trise non costerà come l’accoppiata Imu-Tares, ma assai di più: l’aumento di gettito sarà al minimo di 2,1 miliardi (+8,86 per cento) e al massimo di 7,5 miliardi (+31,65).
Enrico Letta, ieri sera a Otto e mezzo, ha smentito: “Un’imposta federalista sul tema dell’abitazione è necessaria perchè i Comuni forniscono servizi che oggi venivano pagati in vario modo e noi abbiamo deciso di fare un’unica tassa. Il gettito finale? Sarà inferiore della somma di Imu e Tares”.
Almeno per il 2014.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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