TROPPO POCO PER L’EUROPA
LETTERA IRRITUALE SOLO IN ITALIANO, INSODDISFACENTI I CONTENUTI
Quando hanno aperto la lettera da Roma, a Palazzo Berlaymont hanno strabuzzato gli occhi. La missiva in cui il premier Giuseppe Conte fornisce una prima risposta alla Commissione europea sulla minaccia di procedura per debito eccessivo si presenta solo nella versione in italiano.
Una sgrammaticatura, nel linguaggio diplomatico europeo. La versione in inglese è attesa per oggi. Irritante per come sono fatti a Bruxelles. Ma comunque, traduttori al lavoro, il senso i commissari lo hanno capito lo stesso. E il verdetto è netto: la lettera di Conte non è sufficiente per evitare la procedura.
Lo dice chiaramente Pierre Moscovici. “Prenderemo anche in considerazione la risposta di Conte ieri, ma in questo momento una procedura per debito è giustificata, quindi andiamo a lavorare, in maniera costruttiva, per evitarla. Ma non lo si fa attraverso scambi, commenti sulle regole: lo si fa sul rispetto delle regole che sono intelligenti e favoriscono la crescita”, dice il Commissario agli Affari Economici al suo arrivo al vertice del Pse, riunito prima del Consiglio europeo che tra oggi e domani tenterà di trovare un accordo per decidere chi guiderà la Commissione, il Consiglio, la Bce e chi sarà l’Alto rappresentante per la politica estera in questa nuova legislatura.
Ancora non ci siamo. A Bruxelles chiedono impegni vincolanti per correggere i conti. L’ideale: una manovra correttiva, cosa che il governo continua a escludere. Non ci siamo. Al suo ingresso all’Europa Building, il premier ribadisce che l’assestamento di bilancio sarà “completato nel consiglio dei ministri di mercoledì prossimo per certificare che i conti sono meglio del previsto”. Il deficit, confida, è “al 2,1 per cento e non al 2,5 per cento” previsto dalla Commissione europea. Ed è così, con i dati sull’andamento del primo semestre 2019, che Conte vuole convincere Bruxelles. Gli europei restano scettici.
Di fatto, il premier si presenta qui al Consiglio europeo con una risposta ancora non definitiva e di certo considerata insoddisfacente dalla Commissione europea. I due miliardi di euro già congelati l’anno scorso nell’accordo raggiunto con l’esecutivo di Palazzo Berlaymont, miliardi che il governo dunque non può spendere se non rispetta l’obiettivo di deficit al 2.04 per cento, non sono calcolabili come risorse ulteriori a dimostrazione che i conti sono migliori delle previsioni, secondo fonti Ue.
E poi mancano le rassicurazioni sui risparmi derivanti da reddito di cittadinanza e quota cento (circa 3 miliardi tra risparmi e entrate da fatturazione elettronica):
Matteo Salvini ha il timore che congelando anche questi, non si riesca a fare la flat tax nella prossima manovra economica.
La parte dialogante del governo — a partire da Conte, il ministro Giovanni Tria, il ministro Moavero Milanesi — è impostata sulla linea di non spendere questi risparmi per fare nuovo deficit, altrimenti la procedura per debito eccessivo diventa praticamente certa.
Ma anche lo stesso Conte, oltre che smentire seccamente i dissapori con Salvini (“Sui giornali ricostruzioni fantasiose”), è convinto che si riuscirà a fare la flat tax, nell’ambito di una riforma complessiva del fisco, non in deficit, riferiscono qui a Bruxelles fonti governative.
Di fatto, malgrado gli europei aggrottino le sopracciglia guardando la lettera arrivata da Roma, Conte viene in pace. Il premier è determinato a evitare la procedura: non sarà lui a fare questo ‘regalo’ all’Italia, ripete sempre.
Anche perchè una procedura per debito eccessivo – così inedita nella storia dell’eurozona – potrebbe determinare anche la fine del governo, tra le altre cose (instabilità nella zona euro, rischi sullo spread ecc).
Ci sarà un percorso tecnico per evitarla, insistono i suoi. E poi c’è il percorso politico. Vale a dire la richiesta che la prossima Commissione europea si occupi di ripensare le regole.
Il “candidato ideale” dell’Italia “alla presidenza da Commissione” europea, dice il premier, ”è quello che si predispone a ridiscutere le nuove regole, sulla base di quello che ho scritto nella lettera”. Chi? Le trattative tra i leader stanno entrando nel vivo solo ora, in questo Consiglio europeo di giugno.
Dunque, nemmeno Conte si sbilancia sui nomi, nè sulle famiglie politiche. Anche se i più desiderosi di rivedere le regole di austerity – si sa – sono i socialisti, piuttosto che i Popolari. Ma i socialisti non sono in pole position per prendere il posto finora occupato da Jean Claude Juncker.
“La lettera contiene un messaggio politico chiaro”, chiarisce ancora Conte in versione più che diplomatica e riferendosi alle parole di Moscovici. “Fino a quando le regole saranno queste l’Italia intende rispettarle”, sottolinea.
Oggi il premier cercherà di lenire le resistenze europee cercando di parlare con gli altri leader. Al suo arrivo riesce ad avere subito uno scambio informale con Angela Merkel. Ma c’è da dire che, in questo Consiglio europeo, la priorità degli altri capi di Stato e di governo — da Merkel, a Emmanuel Macron a Pedro Sanchez — è cercare di arrivare ad un accordo sulle nomine europee per la nuova legislatura.
Le trattative sono in alto mare, il dossier italiano è un di più che aggiunge preoccupazione ad un consesso europeo già nel marasma perchè le elezioni di maggio hanno consegnato un quadro frammentato (maggioranza per la prima volta a quattro: Ppe, Pse, Liberali, Verdi).
Anche perchè per gli europei non c’è nulla di nuovo che sia arrivato da Roma, nulla di concreto su cui soffermarsi a riflettere e discutere. L’Italia ancora non smuove le acque per scongiurare una procedura per debito eccessivo che si tradurrebbe molto probabilmente in sanzioni, fino all’arma estrema di negare al Belpaese l’accesso ai fondi strutturali. Eppure la settimana scorsa la Commissione europea aveva chiesto una risposta entro sette giorni.
A questo punto, è molto probabile che la Commissione europea aspetti la risposta definitiva dopo il consiglio dei ministri di mercoledì. E dunque discuta del caso italiano alla riunione dei commissari del 2 luglio: a Strasburgo, dove quel giorno si insedierà il nuovo Parlamento europeo.
Potrebbe essere quella la riunione che, di fronte alle telecamere di tutta Europa nonchè di paesi extraeuropei, deciderà quale tipo di procedura raccomandare prima al Comitato economico e finanziario — che riunisce i direttori del Tesoro degli Stati membri — e poi all’Ecofin, il consiglio dei ministri economici che si riunisce il 9 luglio.
La data in cui l’Italia potrebbe quindi ritrovarsi con una procedura aperta, un percorso obbligato di riduzione del debito che può durare al minimo 5 anni. Sempre che Conte non riesca a scongiurarla.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply