TUTTI ALLO SCOPERTO: INIZIA LA CONTA CON LA RIFORMA BOSCHI
IL PD CERCA I 161 VOTI NECESSARI, RENZI SI GIOCA LA FACCIA
Per dirla coi ribelli bersaniani, quella della riforma costituzionale al Senato,alias ddl Boschi, non solo sarà “la madre di tutte le battaglie”, ma sarà anche “la prima battaglia in cui Renzi non è più forte come prima”.
Nel senso che la minaccia del voto anticipato alla fine potrebbe rivelarsi un bluff perchè stavolta sarebbe lo stesso premier ad aver paura delle urne, in compagnia di tanti altri, tra cui Berlusconi e Alfano.
Verità o suggestione o speranza che sia, la guerra sul terzo passaggio della prima lettura della riforma (la Costituzione ne prevede quattro, di letture) andrà in scena a metà settembre dopo un’estate di trattative, minacce e persino di un insistente “pestaggio mediatico” contro la minoranza dem da parte degli ultrà renziani.
La sostanza in palio è nota da tempo.
Un tormentone legato agli emendamenti bersaniani per ritornare al Senato elettivo e finora schiantatisi sul muro eretto dall’ortodossia democrat più hard, incarnata dalla ministra Boschi.
A conferma di questa strategia della maggioranza c’è lo scouting in corso da settimane. A tutto campo.
Per arrivare a quota 161, il numeretto necessario per l’approvazione al Senato, i renziani non fanno distinzione tra bersaniani e verdiniani, forzisti e autonomisti di varia estrazione.
Offerte e minacce, legate a ricandidature e al voto anticipato.
Stavolta, però, è proprio così o, appunto, il premier sta bluffando? Solo l’esito della battaglia stabilirà vincitori e vinti e al momento i bersaniani non sembrano arretrare, rifiutando le ipotesi di compromesso che non toccano l’articolo 2 della riforma, quello che definisce la natura del Senato.
Forse si spaccheranno, forse no. Senza di loro i numeri non ci sono e la rottura non è esclusa se la minoranza già pensa di appellarsi alla libertà di coscienza.
Dice il senatore Federico Fornaro, tra i bersaniani più lucidi: “Stando a quello che si legge, il Pd lascerebbe la libertà di coscienza sulle unioni civili ma non sulla riforma della Costituzione, come invece il nostro regolamento prevede”.
Chiaro, chiarissimo che sarà un voto blindato e da lì dipenderà il prosieguo della legislatura.
Nello scenario peggiore per il Pd, le urne anticipate significherebbero automaticamente la scissione bersaniana.
Altrimenti chi ricandiderebbe i senatori ribelli? L’onere della prova, in ogni caso, spetta al premier e la minoranza scommette pure su un fallimento confermativo del referendum previsto nell’autunno del 2016, qualora il ddl Boschi dovesse essere approvato.
Fabrizio D’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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