TUTTO PUR DI ACCONTENTARE LA “CASTA” DEI BALNEARI: FRATELLI D’ITALIA VORREBBE METTERE A GARA SOLO LE CONCESSIONI BALNEARI SUCCESSIVE ALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN, NEL 2009
CHE NE PENSERANNO A BRUXELLES? E COSA DIRÀ MATTARELLA, CHE HA GIÀ BACCHETTATO LA MELONI SU QUESTO PUNTO?
Da un lato la tagliola della Commissione Ue. Dall’altro lo sguardo vigile del Colle. Una strada stretta attende al varco il governo Meloni alle prese con la annosa questione delle concessioni balneari.
L’ultimo piano partorito dalle fila di Fratelli d’Italia prevede di rispolverare una proposta del partito risalente al 2018. E cioè sbloccare l’impasse ricorrendo a un “doppio binario”.
Mettendo a gara le concessioni balneari successive all’entrata in vigore della Direttiva Bolkestein, la legge sulla concorrenza Ue del 2009, le altre invece no.
Un compromesso per venire incontro alle richieste di Bruxelles e però al tempo stesso garantire una proroga alla grande maggioranza degli stabilimenti, assegnati ben prima che la direttiva di Bruxelles diventasse realtà.
Del resto, la proposta di legge di FdI presentata a inizio della scorsa legislatura ha tra i primi firmatari Giorgia Meloni, «e se c’è la sua firma…», nicchiano dal partito.
Un parere legale chiesto a uno studio fiorentino rassicura il governo sulla solidità giuridica di una simile soluzione. Chi va rassicurata, però, è anzitutto la Commissione europea. Lo sa bene Raffaele Fitto: dalle sue interlocuzioni a Bruxelles sul piano di ripresa il ministro al Pnrr ha raccolto lo scetticismo dei commissari sui temporeggiamenti del governo, che nel decreto milleproroghe ha inserito il rinvio di due anni della messa a gara delle concessioni fino al 2025, inizialmente prevista per dicembre 2023.
Sul destino delle spiagge italiane incombe peraltro la procedura di infrazione già aperta dalla Commissione Ue contro l’Italia – quest’anno, a causa dell’inflazione, le multe europee costeranno a Roma il 20% di più – al centro dei rilievi del Colle, che ha promulgato con riserva il decreto milleproroghe.
Senza contare le peripezie giurisdizionali. Dalla pronuncia del Consiglio di Stato che ha chiesto di mettere a gara le concessioni fino all’attesissima sentenza in materia della Corte di Giustizia Ue.
(da Il Messaggero)
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