UCCISO IN UN AGGUATO IL SINDACO DI MISURATA, IN LIBIA E’ SEMPRE REGOLAMENTO DI CONTI TRA LE MILIZIE
L’IMPORTANTE E’ CHE L’ITALIA CONTINUI A FINANZIARE QUESTE BANDE DI ASSASSINI PERCHE’ I NOSTRI “BENPENSANTI” NON SIANO TURBATI DALLA VISIONE DELLA POVERTA’
Un assassinio politico molto pesante, un atto di violenza grave, che getta una luce pessima su questa fase della vita politica in Libia.
Il sindaco di Misurata, Mohammed Eshtewi, un uomo mite e moderato, è stato rapito e ucciso domenica mentre rientrava in città dall’aeroporto dopo essere stato in Turchia con una delegazione della sua città . Eshtewi viaggiava in auto con il fratello, che è stato colpito alla testa da colpi di pistola e adesso è ricoverato nell’unita di terapia intensiva dell’ospedale della città .
*Il sindaco è stato fatto uscire dall’auto e portato via dai rapitori, che poco più tardi hanno scaricato il suo corpo di fronte all’ospedale di Safwa con tre proiettili alla schiena e uno alla testa.
Altre fonti parlano di sette ferite da proiettili sul corpo, diversi anche alle gambe, come ha riferito il portavoce dell’ospedale di Misurata, Akram Glewan. La sostanza non cambia: il sindaco è stato massacrato e abbandonato in strada, un messaggio politico micidiale ai leader poltiici.
Proprio a Misurata l’Italia ha schierato nel 2016 l ‘ospedale militare da campo che ha dato sostegno alle operazioni militari messe in piedi per sconfiggere l’Isis a Sirte; l’ospedale è ancora in funzione nonostante l’offensiva anti-terroristica a Sirte sia conclusa, e la presenza dei militari italiani è chiaramente un segnale del nostro sostegno politico alla città .
Il sindaco può essere considerato “filo-italiano” ma semplicemente perchè era un sostenitore del dialogo politico in Libia, lo stesso obiettivo che da anni persegue il governo di Roma nel tentativo di creare istituzioni libiche che siano in grado di tenere sotto contro le correnti islamiste più violente.
Eshtewi era un leader molto popolare a Misurata, città nota per una notevole forza politica e militare, ma anche per il fatto di racchiudere al suo interno fazioni politiche anche molto distanti una dall’altra.
Per esempio, a Misurata sono presenti gruppi politici e militari islamisti anche particolarmente estremisti, gruppi che secondo molti potrebbero essere dietro l’assassinio di un sindaco che era invece uno dei capifila dei moderati della città e di tutta la Tripolitania.
Il giornale on-line Libya Herald scrive che i primi ad essere sospettati dell’assassinio sono proprio gli islamisti vicini a Ibrahim Ben Rajeb, il capo del Consiglio militare di Misurata, che più volte aveva provato a scalzare Eshtewi dal suo posto.
Le accuse politiche che gli islamisti facevano al sindaco erano quelle di aver garantito il sostegno della città al Governo di accordo nazionale e al Consiglio di Presidenza di Tripoli, e soprattutto di aver sempre cercato un dialogo con le forze dell’est, della Cirenaica, guidate dal generale Khalifa Haftar.
C’è però chi punta il dito altrove. “Hanno cercato di rimuoverlo per mesi, ma ucciderlo non è il loro stile”, ha detto all’Herald una fonte locale, puntando l’indice su nostalgici del colonnello Gheddafi o del generale Haftar. “E non escluderei – ha aggiunto – l’Isis. Tutti e tre trarranno beneficio dalla morte di Eshtewi”.
Una fonte diplomatica europea fa notare che il sindaco è stato ucciso il 17 Dicembre, data che il generale Haftar da settimane indicava come il giorno in cui sarebbero scaduti gli accordi politici di Shkirat, giorno in cui il presidente Serraj non avrebbe avuto più nessuna legittimità .
«Nella strategia della tensione che è andata crescendo in questi giorni questo omicidio politico è utile proprio a questo, ad accrescere ancora il livello della tensione, a far saltare il possibile dialogo politico”, dicono a Repubblica fonti europee.
Nelle ultime settimane i media vicini al genere Haftar avevano suonato la grancassa prospettando una sollevazione popolare dal 17 dicembre in poi contro il governo di Fajez Serraj. Domenica il generale è andato in televisione per rafforzare questo messaggio, per dire di essere pronto ad “assumersi la responsabilità ” di seguire le indicazioni del popolo contro il governo “illegale” di Serraj, una ulteriore sfida al governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite.
(da “La Repubblica”)
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