UCRAINA, GLI ISTRUTTORI NATO E IL SEGRETO SUL RUOLO DELL’ITALIA
IL TRAINING EUROPEO CHE AIUTA A FORMARE LE FORZE SPECIALI DI KIEV
“Gli Stati Uniti e la Nato partecipano direttamente alla guerra. Non solo rifornendo l’Ucraina di armi ma addestrando il personale militare sui territori di Gran Bretagna, Germania, Italia e altri Paesi”.
Le parole del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov accendono un faro su un altro aspetto del sostegno bellico internazionale a Kiev, finora sottovalutato. E pongono un nuovo interrogativo sul ruolo del nostro Paese: ci sono reclute ucraine nella Penisola?
Anzitutto, bisogna sottolineare un punto. Un conflitto di logoramento, come quella che si combatte oggi tra Donbass e Dnipro, viene vinto solo provocando il collasso dell’esercito nemico: è la drammatica lezione della Prima Guerra Mondiale, che si ripete un secolo dopo nelle trincee ucraine. Conta quindi la possibilità di ricevere in continuazione nuovi equipaggiamenti per sostituire quelli distrutti in battaglia: la Nato si è impegnata per rifornire il governo Zelensky con armi e mezzi. Ma è fondamentale anche mantenere intatti i ranghi del personale, reclutando cittadini e rendendoli capaci di affrontare la linea del fuoco.
Mentre si parla spesso delle perdite di Mosca, quelle di Kiev sono un segreto. Il capo di Stato maggiore americano Mark Milley ha parlato di centomila tra morti e feriti; le autorità ucraine invece riconoscono diecimila caduti. Di sicuro però in questo momento la priorità dell’alleanza occidentale è addestrare reclute in massa per fermare le prossime offensive russe: il Cremlino infatti sta trasferendo al fronte duecentomila dei riservisti mobilitati lo scorso settembre.
Ieri dal Pentagono è trapelato il piano per preparare 2500 soldati ucraini al mese, trasformando rapidamente una vecchia base tedesca in una gigantesca accademia. L’Unione Europea la scorsa settimana ha lanciato la missione Eumam per formarne altri 15 mila: le reclute verranno concentrate soprattutto in Polonia e in Germania, mentre gli istruttori saranno di tutti i Paesi. La Spagna ha annunciato che si occuperà di 2400 ucraini; la Francia di duemila; il Belgio metterà a disposizione cento trainer. L’obiettivo è di arrivare entro giugno a creare due-tre brigate complete con 12 mila fanti e tremila specialisti, destinati a utilizzare armamenti sofisticati.
Anche il nostro governo ha aderito all’iniziativa europea, ma non è chiaro quale sarà il contributo: la materia degli aiuti a Kiev infatti resta coperta dal segreto di Stato. Il ministro russo Lavrov però ha detto che militari ucraini vengono già addestrati in Italia. E’ una fake news?
La notizia in realtà ha qualche fondamento. Alla fine di agosto, l’allora titolare della Difesa Lorenzo Guerini ha dichiarato: “Stiamo provvedendo a garantire mirate attività addestrative al personale ucraino per rendere più sicuro l’impiego dell’armamento”. In quel periodo l’attenzione era rivolta agli artiglieri, destinati a usare gli obici FH70 consegnati dal nostro Paese: durante l’estate una scuola è stata allestita dalla Nato in una caserma americana in Germania, proprio per insegnare ai militari di Kiev l’uso di armi pesanti occidentali. Lì sarebbero stati tenuti i corsi pure per i cannoni semoventi Pzh2000 e per i lanciarazzi MLRS, la versione cingolata degli Himars, donati in piccoli numeri dall’Italia.
Stando a quello che è trapelato, però, truppe selezionate sarebbero state ospitate nella Penisola, accolte all’interno delle basi dei nostri incursori. I veterani del Comsubin e del Col Moschin gli hanno spiegato le tattiche delle forze speciali, con lezioni mirate sui raid e sulle azioni di sabotaggio. L’ipotesi è che si tratti di poche decine di ucraini, rimasti per periodi di circa un mese: non è escluso che questa attività stia proseguendo. Ma è tutto top secret, impossibile ottenere conferme ufficiali. Anzi, il ministero della Difesa ieri sera lo ha negato.
E nella stessa nota ha specificato di avere mandato “quattro membri delle forze armate in Germania nell’ambito del gruppo europeo addestramento, che, in questo momento, stanno pianificando i possibili cicli addestrativi da svolgersi in futuro”.
Nato e Ue si aspettano molto di più dall’Italia. L’esperienza accumulata dai nostri istruttori in Iraq, Afghanistan, Libia è superiore a quella di qualsiasi altro esercito europeo ed è stata elogiata persino da americani e britannici. Inoltre nel nostro Paese c’è una rete di scuole specializzate d’ogni livello che sono frequentate da allievi stranieri e possono accogliere i quadri di Kiev. Le decisioni spettano al governo ed probabile che verranno discusse a gennaio, quando sarà completato l’iter parlamentare del nuovo decreto. Tempi molto distanti dalla realtà del conflitto, perché molti temono che l’offensiva russa scatterà prima di allora.
(da La Repubblica)
Leave a Reply