UN PATTO A QUATTRO SULLE RIFORME PER IL SI’ AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
M5S, PD, ITALIA VIVA E LEU STILANO I CONTRAPPESI CHIESTI DAL CENTROSINISTRA DA VOTARE ENTRO OTTOBRE… E DA DICEMBRE SI PARLERA’ DI LEGGE ELETTORALE
Un patto a quattro sulle riforme per dare il via libera al taglio dei parlamentari. Si tratta di una serie di “clausole di salvaguardia” che il centrosinistra pretende dai 5 stelle per attenuare l’impatto della riduzione di deputati e senatori.
Ed è questa una condizione dirimente anche perchè, spiegano dal Nazareno, “noi voteremo una riforma in bianco che non ci piace, una riforma che non abbiamo votato. Vogliamo delle garanzie”.
E le garanzie dovrebbero arrivare da un documento che è già pronto, e potrebbe essere reso pubblico questa sera quando si stringeranno la mano alla conclusione dell’ultimo vertice, fischio di inizio alle 18, i capigruppo di Camera e Senato di M5S, LeU, Pd e Italia Viva. Tutto sembra confermato. “Stiamo solo facendo alcune correzioni formali”, assicura un parlamentare renziano.
Chi ha potuto visionare la carta d’intenti che blinda il M5S e le forze di centrosinistra confida che la bozza ruoti attorno a una serie di modifiche della Costituzione. Con un timing fissato, che prevede l’avvio dell’iter di tre riforme costituzionale entro il mese di ottobre.
La prima modifica della Carta Costituzionale riguarda l’omogeneizzazione degli elettorati attivi e passivi di Camera e Senato, ovvero all’età di diciotto anni sarà possibile votare per entrambi i rami del Parlamento. A Montecitorio lo scorso luglio è stato dato il via libera al voto ai diciottenni. E quest’ultimo è un testo che oggi risiede in Commissione Affari costituzionale al Senato e potrebbe essere approvato in via definitiva entro il mese.
Alla luce del taglio dei parlamentari il secondo disegno di legge prevede la diminuzione di un terzo del numero dei delegati regionali per eleggere il Capo dello Stato. Il tutto per evitare un peso eccessivo dei governatori nell’emiciclo che elegge l’inquilino del Quirinale.
Mentre il contenuto del terzo testo consiste nella modifica della base territoriale di elezione del Senato, che oggi è su base regionale e potrebbe diventare su base circoscrizionale, estendendo la base territoriale da regionale a pluriregionale, garantendo in questo la minoranze.
A questo punto, se a dicembre nessuno chiederà il referendum sul taglio dei parlamentari, si comincerà a discutere di legge elettorale. Ovvero, il nodo dei nodi, quello che divide maggiormente le forze politiche che compongono la maggioranza, e al suo interno ogni singolo partito. Basti pensare al Partito democratico, spaccato sulla possibilità di puntare le fiches sul maggioritario o sul proporzionale con una soglia di accesso alta. Ecco, la modifica del sistema di voto sarà presentata “entro la promulgazione della riforma”. Tuttavia, il testo della nuova legge, che deve essere ancora definito, dovrà tenere conto “del taglio dei parlamentari per minimizzare gli effetti distorsivi”.
Rimangono sul tavolo altri temi, che sono finiti nel capitolo “rapporto fiduciario tra governo e Parlamento”. Ma su questo il dibattito è aperto. Con Pd e LeU che spingono per l’introduzione della sfiducia costruttiva, un istituto presente in Germania e Francia che garantisce stabilità ai premier e ai governi. Su questo nodo i cinquestelle devono ancora decidere. E per non essere da meno i pentastellati rilanciano il referendum propositivo, già approvato in prima lettura e fermo al Senato.
Altra questione da risolvere ma che appartiene a questo capitolo riguarda la modalità di partecipazione dei governatori regionali all’iter legislativo dell’autonomia differenziata. Sempre entro la promulgazione dovranno essere pronti i nuovi Regolamenti di Camera e Senato.
Dovranno essere ridotti i quorum per la formazione dei gruppi parlamentari, ma anche ridotti i componenti delle 14 commissioni permanenti, delle Giunte e delle commissioni bicamerali. Ma prima di ogni cosa il taglio dei parlamentari dovrà essere approvato. E superare qualsiasi ostacolo: dai franchi tiratori ai malumori che serpeggiano in tutti i gruppi. Con un obiettivo: ottenere la maggioranza assoluta che è l’unico modo per evitare il referendum.
(da “Huffingtonpost”)
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