CHI HA FINANZIATO (LEGALMENTE) I POLITICI ITALIANI IN EUROPA
ALTRO CHE SOROS, CI SONO RICCHI CONTRIBUTI PER LA MELONI, FITTO, TOTI, GUALTIERI, CALENDA, GIARRUSSO, BENIFEI
Chi ha finanziato le ultime elezioni europee, cioè chi vuole influenzare la politica versando (legalmente) soldi nelle casse di partiti e candidati al parlamento di Strasburgo?
Per scoprirlo, abbiamo analizzato centinaia di pagine di documenti pubblici, scoprendo uno spaccato molto interessante.
Dal Partito Democratico a Forza Italia, passando per esponenti del Movimento 5 Stelle, di +Europa e della Lega (di cui ci occuperemo in un approfondimento che sarà pubblicato nelle prossime settimane), abbiamo provato a tracciare il flusso di denaro che è servito a finanziare le candidature (e in alcuni casi le elezioni) alle recenti Elezioni Europei.
Sembrano lontani i tempi in cui Silvio Berlusconi era il mattatore della politica italiana. Grazie alle sue aziende e ai familiari, per anni il leader di Forza Italia è stato di gran lunga il principale finanziatore del Parlamento nostrano.
Oggi che il suo partito è in discesa e le regole del gioco sono cambiate (aboliti i rimborsi elettorali, fissato il limite di 100mila euro come contributo massimo da parte di una singola persona o azienda), il fondatore di Mediaset ha tirato i remi in barca anche dal punto di vista finanziario: in vista delle europee del 26 maggio scorso, sui conti di Forza Italia sono arrivati “solo” 200 mila euro dalla galassia berlusconiana, e cioè 100mila euro dal fratello Paolo e altri 100mila dalla Fininvest.
Le donazioni ai candidati alle Elezioni Europee
Le sorprese, dicevamo. È analizzando le donazioni ricevute dai singoli candidati all’europarlamento che emergono i dati più interessanti.
Come gli oltre 150 mila euro regalati a due candidati del Pd da una neonata società californiana: 48,6 mila euro sono andati a Brando Benifei, 33enne capogruppo delle delegazione del Pd a Strasburgo, e 104 mila euro a Caterina Cerroni, 28enne candidata (non eletta) e dirigente dei Giovani Democratici.
Chi ha scommesso tutti questi soldi su due volti semisconosciuti? La Social Changes Inc guidata da Jessica Shearer, esperta di digitale, organizzatrice della campagna elettorale di Barack Obama, più recentemente passata a lavorare per Bernie Sanders.
Insomma, la donna dei social della sinistra statunitense ha puntato forte su due giovanissimi del Pd. Non le è andata benissimo, visto che la Cerroni alla fine non è stata eletta, ma la quantità di soldi investita spiega bene la strategia di una parte dei democrats: puntare su giovani outsiders, volti freschi del centro-sinistra, possibilmente poco di centro e molto di sinistra. Proprio quello che i membri del team di Social Changes hanno già fatto negli Usa aiutando Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane parlamentare donna, e Rashida Tlaib, la prima musulmana ad essere eletta al Congresso.
Nella classifica dei maggiori finanziatori della politica italiana il primo posto va a un altro straniero: George Soros, ungherese con passaporto americano, finanziere e filantropo ebreo da diversi anni finito nel mirino dei complottisti di mezzo mondo.
Insieme alla moglie, Soros ha regalato 200 mila euro a +Europa, il partito rappresentato tra gli altri da Emma Bonino. Nessuna sorpresa, in questo caso, dato che la notizia campeggia sul sito del partito europeista dallo scorso marzo.
Molta meno pubblicità è stata fatta invece alle donazioni di Vincenzo Onorato, armatore napoletano che controlla buona parte del mercato dei traghetti italiano grazie ai marchi Moby, Tirrenia e Toremar. Onorato, che con la sua Tirrenia ogni anno incassa circa 70 milioni di contributi pubblici, in vista delle europee ha deciso di donare un po’ della sua ricchezza alla destra nazionalista: oltre ai 20mila euro regalati personalmente a Giorgia Meloni, attraverso Moby l’imprenditore campano ha donato 5 mila euro a Fratelli d’Italia e 100mila euro a Change, il comitato elettorale del governatore della Liguria Giovanni Toti, ormai sempre più lontano da Forza Italia e vicino alle istanze sovraniste di Meloni e Matteo Salvini.
Se invece di analizzare i nomi dei donatori si osservano quelli dei riceventi, la graduatoria vede saldamente in testa Carlo Calenda.
L’europarlamentare eletto con il Partito Democratico, separatosi dalla casa-madre dopo l’accordo di governo con i 5 Stelle, è stato in assoluto l’italiano che ha ottenuto più donazioni: oltre 220 mila euro ricevuti a titolo personale da nomi noti dell’economia nostrana come Gianfelice Rocca (Tenaris) e Federico Marchetti (Yoox), Alberto Bombassei (Brembo) e Andrea Illy (Illiycaffè). Se a questi si aggiungono i soldi raccolti da Calenda attraverso Siamo Europei, la lista ora trasformatasi in partito, il pallottoliere arriva a 371mila euro.
Subito dietro Calenda, sebbene a debita distanza, si piazza l’ex berlusconiano Raffaele Fitto, oggi con Fratelli d’Italia, che ha pagato la sua campagna elettorale con i 114 mila euro raccolti da privati, quasi la metà dei quali provenienti da fonte anonima visto che 60 mila euro sono stati donati da “La Puglia prima di tutto”, partito che Fitto aveva creato nel 2005 e che di fatto non opera più da quasi 10 anni.
Sul gradino più basso del podio, con 106 mila euro, troviamo infine Massimiliano Salini, di Forza Italia, storico esponente di Comunione e Liberazione ed ex presidente della provincia di Cremona: tra i suoi donatori più famosi (con 10 mila euro) c’è Antonio Gozzi, imprenditore del settore siderurgico e patron dell’Entella calcio, mentre il contributo più generoso (80 mila euro) è arrivato da Sec Spa, agenzia di comunicazione creata da Fiorenzo Tagliabue, oggi quotata alla borsa di Londra e presente in 14 nazioni del mondo attraverso vari marchi.
La lista dei finanziamenti per le europee è lunghissima, ma vale la pena di evidenziare ancora alcuni casi interessanti.
Come quello di Paolo De Castro, del Pd, già ministro dell’Agricoltura in Italia, da anni impegnato a Bruxelles sulle stesse tematiche. Per l’ultima campagna elettorale De Castro ha ricevuto donazioni per 93mila euro, quasi tutti provenienti da aziende italiane dell’industria alimentare come Cremonini (10mila euro), Unacoa (10mila euro) e Consorzio di tutela del formaggio Grana Padano (20mila euro).
Nell’elenco dei politici finanziati spicca poi il nome del neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, europarlamentare dal 2009. L’uomo scelto dal Pd per gestire i conti pubblici italiani ha ricevuto 20 mila euro di donazioni, tra cui 5 mila euro regalatigli dal finanziere Davide Serra, storico sponsor di Matteo Renzi, e 10 mila euro firmati Aboca Spa, colosso toscano dell’omeopatia che ha dichiarato un forte interesse per il settore italiano delle farmacie.
Infine il caso di Dino Guarrusso, ex Iena candidata (ed eletta) al parlamento europeo dal Movimento 5 Stelle. Tra i grillini Giarrusso è uno dei pochissimi ad aver ricevuto finanziamenti personali: 15 mila euro in tutto, non molto.
Curioso però che 4.800 euro gli siano stati donati da Ezia Ferrucci, azionista della Bdl Lobbying Srl. Curioso perchè l’M5S non perde occasioni per schierarsi contro le famigerate lobby. Eppure Ezia Ferrucci di lavoro fa proprio questo: lobbying, cioè tenta di influenzare l’azione dei politici a vantaggio dei propri clienti.
Chi sono i clienti della Ferrucci che vogliono influenzare la politica italiana? Sul proprio sito la Bdl Lobbying, tra i cui fondatori c’è anche il dirigente di Unicredit Maurizio Beretta, cita ad esempio la multinazionale farmaceutica Bracco, la multiutility bolognese Hera e la British American Tobacco, uno dei giganti dell’industria mondiale del fumo. Tutto legale, va detto: è la stessa Ferrucci a dichiarare la propria attività nel registro europeo delle lobby per conto della British American Tobacco.
Legale, sì, ma non proprio coerente per chi, come Giarrusso, sulla demonizzazione delle lobby e delle multinazionali ha costruito la propria fortuna politica. Abbiamo chiesto a Ezia Ferrucci un commento sul motivo dei 4.800 euro regalati a Giarrusso, ma la lobbista non ci ha risposto.
(da Fanpage)
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