UNA IMPREVISTA FINESTRA ANTI-SALVINI
A RIACE E’ NATA UNA OPPOSIZIONE DI PIAZZA, IN ASSENZA DI QUELLA IN PARLAMENTO
Si vede appena, attraverso la pioggia. Mimmo Lucano è dietro quella zanzariera che oggi affaccia su un fiume di gente che nemmeno lui si sarebbe mai immaginato qui a Riace da quando ha iniziato la sua attività di sindaco convintamente “fuori legge” per accogliere migranti.
Nulla a che vedere con i festeggiamenti 5s sul balcone di Chigi per il maxi deficit in manovra, nulla a che vedere con altri balconi famosi della storia, nemmeno con quello borghese dipinto da Manet nell’800.
Questa è una finestra e già di per sè è discreta, costretta dagli arresti domiciliari ordinati per Lucano, muta, solo baci e saluti a gesti e lacrime di commozione: decisamente una finestra anti-Salvini.
A Riace, per l’arresto ad un sindaco famoso nel mondo per il suo modello di accoglienza, si manifesta la prima protesta anti-Salvini da quando il leader leghista è al governo.
Succede in maniera rocambolesca: all’improvviso dopo l’arresto martedì scorso, con pochi giorni per organizzare e l’allerta meteo che ha fatto vittime solo ieri a pochi chilometri da qui.
Succede in maniera spontanea, con bus organizzati all’ultimo minuto dalle altre regioni d’Italia. Succede per manifestare solidarietà ad un sindaco che ha osato infrangere la legge per dare accoglienza a chi è arrivato e insieme rianimare un borgo sperduto sullo Ionio, uno dei tanti a rischio di totale abbandono nel sud. Non è una marea, ma significa tanto.
Perchè qui, sotto la finestra di Lucano, sotto la pioggia e in mezzo ai cori “Mimmo libero!”, trova sfogo quel pezzo di Italia che va oltre i calcoli dei numeri, oltre un dibattito pubblico asfittico ammantato di razionalità , oltre la legge del consenso di massa.
Controcorrente per ritrovare ragioni di umanità sempre più dimenticate, relegate in questo paesino della Calabria e in altri piccoli paesi, come Cerveteri: qui c’è il sindaco Alessio Pascucci: “Se ciò che ha fatto Lucano è un reato, autodenunciamoci tutti”, ripete.
In piazza per invocare disobbedienza civile a leggi considerate ingiuste.
Nulla di inedito nella storia: dallo sciopero all’aborto, esempi ce ne sono di forzature per conquistare diritti.
In piazza per cominciare a mettere a fuoco il clima che Salvini è riuscito a stabilire sul tema immigrazione (a giudicare dal consenso che i sondaggi gli attribuiscono).
In piazza per dire quello che la maggior forza di opposizione in Parlamento non dice. In piazza pericolosamente per difendere quello che è un reato, ma che nel frattempo aveva creato vita dove non ce n’era più: poco distante dalla finestra di Mimmo, il villaggio globale, epicentro della vita dei migranti che si sono stabiliti qui, lavoratori di ceramica e tessuti, bimbi che giocano in piazza e soprattutto che vanno a scuola. Integrati.
A Riace forse non è nato un vero movimento, ma tra le nubi ha certo fatto capolino un’ Italia che preferisce la finestra muta di un modesto palazzo di provincia, piuttosto che i toni roboanti dei palazzi romani.
(da “Huffingtonpost”)
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