UNIVERSITA’: il 3+2 E’ UN FALLIMENTO, CRESCONO FUORI CORSO E ABBANDONI
OGNI 10 ISCRITTI, 4 SONO IN RITARDO… DIMINUITA DEL 2,5% LA REGOLARITA’ DEGLI STUDI… I CORSI SONO AUMENTATI DA 3.234 A 5.734… IL COSTO DEI PROFESSORI ORDINARI DELL’80%
Un numero di insegnamenti quasi fuori controllo e iscrizioni in calo, rispetto al numero di diplomati in uscita dalle scuole superiori. La riforma dell’Università che ha introdotto il 3+2 non ha prodotto i risultati sperati, anzi sono aumentati gli studenti “lumaca”: ogni 10 iscritti quattro sono fuori corso, ed è diminuita del 2,5% la regolarità degli studi.
A tracciare un bilancio certo non positivo dell’Università italiana è il nono rapporto del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (Cnvsu) “che fa emergere una situazione tornata, per certi versi, all’assetto poco incoraggiante del periodo pre-riforma”.
Sempre meno diplomati, infatti, scelgono di diventare matricole.
La domanda di formazione al sistema universitario italiano riformato, caratterizzato da dinamiche positive negli ultimi anni, presenta, infatti, segnali di inversione di tendenza dall’anno accademico 2006-2007.
Il numero totale di iscritti all’Università , evidenzia il rapporto del Cnvsu, si è praticamente stabilizzato da circa 4 anni un po’ sopra il milione 800mila unità .
Dopo un triennio di aumento generalizzato degli immatricolati (2001/2004), con la punta massima raggiunta pari a 338mila unità , dall’anno accademico 2004/5 è iniziata una diminuzione progressiva, che si attesta nel 2006/7 sulle 308mila unità .
Anche il rapporto tra il numero di immatricolati e quello dei 19enni, ossia di coloro che hanno l’età normale per iscriversi all’università , dopo anni di continuo aumento, subisce una frenata.
A destare seria preoccupazione poi, sono anche le cifre relative ai fuori corso e agli abbandoni dopo il primo anno, nonchè il numero medio di crediti acquisiti annualmente dagli studenti.
Ogni 10 studenti iscritti, ben quattro sono fuori corso.
La loro percentuale, pari al 40,7%, rappresenta il valore più alto registrato in tutto il periodo considerato. Gli studenti iscritti in corso sono poco più di un milione, pari al 59,3%.
Non solo, per i corsi del nuovo ordinamento, la regolarità negli studi si è ridotta del 2,5% rispetto all’anno accademico precedente, toccando i valori più bassi dall’introduzione della riforma.
Meno di uno su tre si laurea nei tempi previsti.
Un altro dei problemi evidenziati dal rapporto è l’eccessivo proliferare dei corsi di studio “a dispetto delle raccomandazioni a livello centrale di razionalizzare l’offerta formativa”: dall’avvio della riforma i corsi sono aumentati da 3.234 a 5.734 ( +77,3%) .
Mentre il numero degli insegnamenti, ovvero le materie, sono passati di 116mila del 2001 ai 180.001 del 2007.
Infine la spesa: dal 1998 al 2007, a fronte di un incremento complessivo dei costi per assegni fissi al personale di ruolo ( docente e non docente) di circa il 50%, il costo dei professori ordinari è aumentato di quasi l’80%.
Per le altre categorie gli incrementi sono stati inferiori al 35%.
Un quadro tutt’altro che rassicurante sulla nostra Università nel suo complesso.
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