“VANNACCI È UN CORPO ESTRANEO. SE FONDASSE UN SUO MOVIMENTO SAREBBE PIÙ COERENTE. HA LE SUE IDEE, LEGITTIME, MA NON SONO LE NOSTRE” – “IL MODELLO TEDESCO? SE NE PARLA DA ALMENO VENT’ANNI. ORMAI SIAMO DI FRONTE A DUE VISIONI, DUE IDENTITÀ COMPLETAMENTE DIVERSE. NON POSSIAMO PIÙ FAR FINTA CHE SIA UN SOLO PARTITO”
GIANNA GANCIA, CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA IN PIEMONTE E MOGLIE DEL MINISTRO ROBERTO CALDEROLI, SI FA PORTAVOCE DEL MALCONTENTO NELLA BASE DEL CARROCCIO
«La bassissima affluenza delle regionali è l’ennesima dimostrazione di una frattura profonda tra cittadini e partiti. Non è solo disinteresse: è sfiducia e anche rassegnazione. La politica ridotta a spettacolo becero allontana le persone. E certi politici alla Vannacci, in questo, sono professionisti».
Gianna Gancia, consigliera regionale della Lega in Piemonte, già europarlamentare e Presidente della Provincia di Cuneo, moglie del ministro Calderoli, usa parole dure per commentare la disfatta del suo partito in Toscana.
Consigliera Gancia, dove nasce questa disfatta?
«Sono stata fra i primi a oppormi alla deriva di estrema destra, fin dai tempi del flirt con le svastichelle di Afd a Bruxelles. Io rappresento una Lega federalista, liberale, moderata, l’opposto delle svastiche sbandierate, dei richiami nostalgici, della decima Mas. Vista dal mio Piemonte la Lega non può dimenticare i principi fondativi della civiltà piemontese: senso dello Stato, lotta per la libertà, rigore amministrativo».
Il solista Vannacci alla sua prima prova da direttore d’orchestra ha fatto flop. Se lo aspettava?
«Sì, il risultato in Toscana è stato al di sotto di ogni aspettativa. Salvini gli ha dato carta bianca e i risultati sono stati miseri. Ma il problema non è solo il risultato in sé: è anche il modo di porsi.
I “team Vannacci” nascono ovunque come funghi, lui ora parla di candidarsi in Puglia. È chiaro che la Lega è diventata un’altra cosa. C’è una vera e propria “vannaccizzazione” in atto. Un termine brutto, ma ci capiamo: siamo all’apoteosi del delirio».
Che futuro vede per Vannacci?
«Se fondasse un suo movimento sarebbe più coerente. È un corpo estraneo. Ha le sue idee, legittime, ma non sono le nostre. Sta tentando di creare un movimento giovanile? Faccia pure. Ma con la Lega storica, con i suoi valori, non ha nulla a che vedere».
E cosa immagina per la Lega? Le piace il “modello tedesco” proposto da Luca Zaia?
«Sì, mi piace. Se ne parla da almeno vent’anni. Io stessa, nel maggio 2024, andai a proporre formalmente a Claudio Durigon la scissione in due partiti distinti: uno al Nord e uno con un’altra linea, perché ormai siamo di fronte a due visioni, due identità completamente diverse. Non possiamo più far finta che sia un solo partito».
Eppure Salvini è stato rieletto al congresso senza nemmeno uno sfidante…
«Sì, ed è proprio questo che fa pensare. In qualsiasi partito serio, dopo una sconfitta come quella delle europee e con una crisi d’identità così evidente, ci sarebbe una riflessione profonda. Oggi invece vediamo solo il proliferare di sigle, gruppi, “team” che si contendono le poltrone. È chiaro che ormai esistono due Leghe».
Perché nessuno ha portato avanti una linea alternativa?
«Credo sia mancato il coraggio. Serve un’assunzione di responsabilità. O si prende in mano la situazione ora, ovviamente coinvolgendo Salvini, o il partito continuerà a perdere anima, consenso e identità. Il nostro elettorato, che è fatto in larga parte da ceto medio, si sente tradito. E ha ragione».
(da La Stampa)
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